E' una cosa cosi bella?

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Oh, oh woe-oh-woah is me
The first time that you touched me
Oh, will wonders ever cease?
Blessed be the mystery of love

La corsa più veloce della mia vita e di questo ne sono certo. Uno sconosciuto era riuscito a macchiarmi le scarpe nonostante in tutti questi anni io sia riuscito ad evitare tutti gli altri cretini nel loro intento.

Doveva persino prendere la granita alla fragola quel troglodita??

Una volta arrivato a casa mi affretto a raggiungere il tubo dell'acqua per cercare di lavare la fragola e lo zucchero dalle mie scarpe.

Sarà un'estate del cazzo.

"Sei gia tornato?" Il suono dolce della voce di mia madre infrange il canto degli uccellini serale, portando una tenerissima Luna a venirmi incontro e ad aiutarmi a togliere la granita dalle mie scarpe con la lingua. "Che hai fatto?"

"Un turista mi ha macchiato le scarpe." Avrei detto un coglione ma era meglio non far sentire certi termini a mia madre.

"Toglitele, faccio io." Mia madre riesce sempre a capire quando ho realmente bisogno di lei, è un vero e proprio angelo. La rabbia più grande è stata dover sopportare le risate di Hoseok, soddisfatto della mia sconfitta, perchè si, è stata una sconfitta!!

Per l'ora di cena mio padre torna a casa e ci sediamo tutti e tre a tavola intenti a mangiare un piatto preparato da mia madre, con la povera Luna intenta a guardarci da fuori.

"Ho sentito che oggi è arrivato un ragazzino della tua età." Quando mio padre apre bocca per parlare le possibilità che dica cazzate sono sempre più alte.

"Lo so." Rispondo con tutta la rabbia ripensando al mio paio di scarpe, mia madre si ripulisce il muso dando lei per me le spiegazioni a mio padre.

"Praticamente è lui quello che ti ha macchiato le scarpe?" La sua voce riesce sempre a suonare cosi dolce, mi domando come abbia fatto a sposare mio padre..

"Le tue scarpe nuove?? Come ha fatto?"

"No, quelle bianche."

"Quali?"

"Quelle che metto praticamente sempre, hai presente?" Annuisce ma sicuramente non le ha presente. Me le aveva regalate al natale di qualche anno fa e penso che sia stata la primissima volta che aveva azzeccato qualcosa che mi piacesse, quelle scarpe erano bellissime e comodissime. Avrei potuto attraversare tutto il paese con quelle scarpe senza stancarmi mai.

La cena termina in un silenzio piacevole, rotto dal suono del telegiornale terminato per l'inizio dei programmi serali e dell'acqua del lavandino per lavare i piatti. Io e mio padre abbiamo il compito di portare in cucina i piatti alla mamma in modo che lei possa lavarli e poi lui sparisce fuori per fare delle "telefonate di lavoro" ma probabilmente parlerà coi suoi amici di calcio. Mi getto sul divano e controllo i messaggi sul cellulare, a quanto pare gli altri andranno in spiaggia questa sera, a brindare alla fine degli esami e ai voti che alcuni di noi hanno preso, dettaglio che non posso permettermi avendo preso praticamente il minimo.

Ansia del cazzo.

Nessuno me l'aveva mai diagnosticata ma dalle mie varie ricerche su internet ormai ero convinto di soffrire da ansia da scuola o qualcosa di simile. Scoprire pochi giorni prima dell'esame di essere il primo in assoluto e di avere gli occhi di quasi tutta la scuola addosso oltre che dei miei genitori non mi aiutava molto.

Mi alzo dal letto e cerco disperatamente nella scarpiera posta fuori, nel retro di casa, un paio di scarpe decenti da usare. Se mio padre non avesse dato i croccantini a Luna a quest'ora sarebbe già in mezzo alle mie gambe ad aiutarmi nell'intento. Un paio abbastanza anonimo nero, sempre da tennis, catturano la mia attenzione e decido che quelle avrebbero sostituito per una notte il mio prezioso paio di scarpe che si trovano attualmente nella lavatrice.

"Esci?" La voce di mio padre mi fa quasi prendere un colpo, perchè era cosi silenzioso? È fermo immobile una mano intenta a bloccare il microfono per non farsi sentire dai suoi amici al telefono.

"Vado in spiaggia con gli altri."

"Il figlio minore dei Jung ci sarà?" Ecco la solita domanda. A mio padre interessa solo che io vada d'accordo col ragazzo a cui sto più sul cazzo in tutto il gruppo di amici.

"Certo che ci sarà." Mi aggiusto le scarpe cercando di non dargli troppa importanza.

"Si? No, stavo parlando con Jeongguk che sta andando in spiaggia? Ah?.. tuo figlio è già li? Eh il mio è sempre in ritardo invece."

Ma se me l'hanno detto solo ora..

Mi aggiusto le scarpe e con un sospiro mi avvio verso la bellissima spiaggia. Non vedo l'ora di poter fottere un lettino ad un piccolo lido del posto e farmi una bella dormita al chiaro di luna.

"Sei arrivato!" Mi accoglie Jimin, come sempre, sventolando una mano verso un ragazzo dall'aria vagamente conosciuta per farlo avvicinare a noi, mentre tutti gli altri spostavano le sdraio per aggiustarsi meglio.

"Lui è Taehyung:" Si stringe il corpo del ragazzo a se per far capire come avessero già fatto amicizia. "Avete avuto un incontro brusco poche ore fa ma ti assicuro che è una bella persona che starà qui per tutta l'estate." Ma certo, era il tizio che mi aveva macchiato le scarpe, riconoscerlo sotto la sola luca della luna e di un lampione posto all'inizio della spiaggia non era effettivamente semplice.

Fortunatamente Jimin e questo nuovo ragazzo non potevano vedere i miei occhi alzarsi al cielo, non volevo risultare maleducato ma avrei dovuto sopportare un altro impiastro per tutta l'estate che sicuramente era già caduto nelle grazie di Hoseok per avermi marchiato le scarpe. Se adesso non fosse stato troppo impegnato a limonare Jinsoul su un lettino probabilmente avrebbe attaccato bottone con lui. I due sono ancora in piedi davanti a me, probabilmente aspettano che io gli rivolga la parola.

Che palle.

"Sono Jeongguk."

"Taehyung viene da Seoul." Aggiunge Jimin attirando la mia completa attenzione. La mistica capitale, sede di tutti i film che avevo avuto il piacere di guardare se non i classici americani, era abitata anche da questo rovinatore di scarpe.

"Davvero?" Tendo la mano verso questo sconosciuto poco più basso di me, ogni piccolo difetto di questo ragazzo risulterà enorme ai miei occhi per avermi rovinato le scarpe.

"E' una cosa cosi bella?" Ridacchia il nuovo arrivato lasciando che Jimin si liberasse dalla prese per finire anche lui su una sdraio che gli altri avevano riservato solo per lui. Ancora non capivo il perchè Jimin fosse nella cerchia di Hoseok, lui era troppo buono per quel posto, infatti tutti gli volevano bene, ma non aveva assolutamente niente in comune con Hoseok, nulla, nemmeno una qualche serie televisiva o film. Certo, nella cerchia di Hoseok c'ero anche io, ma a lui piaceva comandare più persone ed io ero estremamente facile da comandare per dare qualche soddisfazione a mio padre.

"Ma scherzi? Questo buco di città non è nemmeno paragonabile al quartiere più scagato di Seoul, cosa ci fai qui?"

"Diciamo che sono in vacanza.."

"Perchè diciamo?"

"Come sei curioso." La sua risatina è piacevole da ascoltare, proprio come la voce di mia madre.

"E' una cosa brutta?"

"Mai detto questo, anzi mi piace." Non riesco a vedere il suo volto ma sento nel suo tono che sta sorridendo.

"Se il ragazzo di Seoul dice che gli piaccio lo prendo come un complimento." Scherzo cercando anche io una sdraio per realizzare ciò per cui sono venuto qui. Ovviamente a me non mi hanno lasciato nessun posto riservato quindi devo fare tutto da me.

"E se lo dice uno di qui??"

"Mi offendo, anche tanto."

Mi siedo sulla sdraio più vicina al mare libera che trovo e mi ci stendo con le mani sotto la testa. Sento lo sconosciuto sedersi accanto alla mia sdraio.

"Perchè non vai con gli altri?"

"Perchè preferisco il mare."

Silenzio, solo le onde del mare e qualche risatina in lontananza lo interrompono ma è piacevole..

FUUBUTSUSHI | TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora