Tutta colpa di quello nuovo

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All I needed was the last thing I wanted
To sit alone in a room and say it all out loud
Every moment, every second, every trespass
Every awful thing, every broken dream
A couple o' years back and forth with myself in a cage
Banging my head 'gainst the wall, trying to put words on a page
All I needed was the last thing I wanted
To be alone in a room, alone in a room

Spiegare a mia madre che mi ero solo addormentato sulla spiaggia non era qualcosa di cosi complicato come poteva sembrare, non era la prima volta che mi capitava, lei sapeva bene che non ero il tipo di ragazzo che commette cose brutte quindi mi liquidò la sera prima con un "Vai a dormire" leggermente severo, ma la vocina sottile di mia madre non riesce a sembrare severa. Ancora non riesco a smettere di pensare a quel ragazzino insolente che mi ha liquidato cosi freddamente solo perchè volevo dargli una mano, ma chi si crede di essere esattamente? Solo perchè viene da Seoul e suo padre sembra una guardia del corpo pensa di poter fare come gli pare? Decido di alzarmi dal mio letto cosi comodo, devo mettere qualcosa sotto i denti o il corpo non riuscirà a resistere fino a pranzo. Mio padre è gia seduto a capotavola, il suo solito posto, intento a leggere le notizie dal suo tablet, a quanto pare quando raggiungi una certa età in questo posto il tuo passatempo preferito diventa leggere o ascoltare le notizie del tg.

"Buongiorno.." La mia voce è debole, so che dovrò affrontare un confronto con mio padre e non ne ho la minima intenzione.

"Mi puoi spiegare che cosa è successo ieri sera che alle due del mattino tu dovevi tornare a casa?" Menomale che non ho piu 15 anni.. "Cioè Jeongguk.." Prosegue il suo discorso, convinto che io sia interessato realmente al suo parere. Più che altro mi concentro sul suo costante bisogno di chiamarmi Jeongguk, il mio nome completo, qui tutti mi chiamano Guk, sempre stato cosi, persino i miei professori mi chiamavano Guk o Jeon, ma Jeongguk è troppo serio e poco confidenziale eppure mio padre lo usa sempre. "Sappi che tu sei grande, maturo, e puoi fare quello che vuoi ma noi vogliamo essere avvisati, ieri sera non hai nemmeno detto a tua madre che stavi uscendo, se non fosse stato per me tu saresti stato disperso." Ma infatti non gliel'ho detto proprio perchè lo avevo detto a te.. i miei genitori si dicono praticamente tutto, qualsiasi cosa, penso che non ci sia un solo dettaglio che i miei non sappiano l'uno dell'altro, con un semplice sguardo riescono a comunicare, mi piace il loro rapporto nonostante molte volte io non riesca a comprenderli, ma probabilmente è solo una piccola ribellione giovanile che mi fa vedere i loro pensieri cosi lontani dai miei. "Poi possibile che gli altri non ti hanno risvegliato?" No papà, è proprio questo il problema. "Nemmeno il figlio di Jung??" Quello mi avrebbe affogato nel mare piuttosto che svegliarmi. "Ho parlato con lui questa mattina.." Come sempre. "E suo figlio alle 11 era a casa."

"Nessuno mi ha svegliato." Taglio corto. Non riesco a capire cosa ci sia di tanto difficile in questa frase da comprendere. Se non fosse stato per il ragazzo nuovo sarei rimasto solo tutto il tempo sulla spiaggia, come altre volte.
 Lo sguardo premuroso di mia madre incontra gli occhi neri di mio padre ed un sospiro si libera dalle sue labbra. Ha ceduto, grazie mamma. Ora posso sedermi a tavola e gustare la mia colazione mentre quello che ha deciso di occupare il titolo di capofamiglia esce fuori per una delle sue solite telefonate.

"Almeno ti sei divertito ieri sera?" Domanda mia madre porgendomi una ciotola davanti la bocca e prende posto davanti a me. I suoi capelli sono come sempre legati in una coda bassa e sul suo volto posso notare segni di stanchezza dovuti dal caldo, nonostante sia ancora mattino presto.

"No mamma.." Rispondo frettolosamente ingozzandomi la bocca del meraviglioso cibo che ha preparato per i suoi uomini, cosi come ci chiama lei, ogni volta che la accompagno da qualche parte a fare compere lei se ne esce sempre con la frase "Questo ai miei due uomini piacerà" tutta fiera.

"Perchè no?" La preoccupazione nel suo sguardo è cosi palese che mi sento in colpa per averle dato una risposta simile.

"Quel ragazzo nuovo che è arrivato.."

"..quello che ti ha rovinato le scarpe?!" Mia madre riesce sempre a centrare il punto nei miei discorsi. "A proposito sono pulitissime le tue scarpe."

"Grazie mamma.. comunque lui si è rilevato un vero maleducato, non pensavo che la gente di Seoul fosse cosi. Non mi ha nemmeno chiesto scusa per le scarpe." La risatina di mia madre fa sembrare il mio discorso cosi stupido..

"Non fare di tutta l'erba un fascio, Guk, solo perchè lui è cosi non significa che tutti a Seoul siano cosi. Dicendo cosi tutte le persone di Mokpo sono uguali." E' cosi mamma, non te ne accorgi? In questo posto ti salvi solo tu e Luna, e forse anche Jimin, alcune volte.

Poi ovviamente io. Io sono l'unica persona intelligente in questo posto a capire quanto tutto questo faccia schifo.

"Poi a te Seoul piace cosi tanto, sono sicura che tu e lui riuscirete a trovare un argomento in comune e passare delle bellissime vacanze insieme." Certo mamma, continua a vivere nel tuo mondo di favole. Finisco la mia colazione e mi affretto a raggiungere l'esterno di casa mia, giusto per la piccola Luna. E' cosi affascinante questo cane. Afferro la sua ciotola dell'acqua troppo calda a causa del sole estivo e mi affretto a cambiarla con quella più fresca.

"GUK!" La voce di Jimin riecheggia per tutto il mio vicolo composto da una serie di sei case tutte identiche alla mia. Cosa ci faceva Jimin fuori casa mia di mattina? Certo, qui di solito è di abitudine alzarsi presto per andare al mare con la famiglia e tornare a casa per pranzo, ma trovarlo fuori casa mia è comunque inusuale.

"Che ci fai qui?" Il mio pigiama non aveva gli orsacchiotti stampati addosso ma era comunque troppo imbarazzante per avvicinarmi ulteriormente a lui.

"Stiamo andando al bar, vuoi venire?" La sua voce sta tremando, è impossibile non notarlo.

"Mi scoccia."

"Ti porti il cane." Si chiama Luna.

"Fa troppo caldo per portarla."

"Ti prego." Giunge le sue mani insieme e sporge il labbro inferiore. Perchè diavolo ci tiene cosi tanto che venga anche io?

"Mi cambio e vengo." Il sorriso si illumina sul suo volto.

"Ti aspetto qui." Ridacchia piegandosi verso la piccola luna per farle qualche carezza sulla testa. Che palle.

FUUBUTSUSHI | TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora