Capitolo 2

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"razza di incompetenti come avete potuto permettere una cosa del genere? Dove stavate mentre il ragazzo veniva colpito?" chiede il capo Kanawut ai due sue scagnozzi "si-signore, noi veramente...ecco" cerca di rispondere uno dei due ma viene subito fermato da uno sonoro schiaffo da parte del loro capo "vedete di riportarlo qua...già è una spina nel fianco quel ragazzo. MUOVETEVI!!" urla per poi spingere i due suoi subordinati fuori dal suo ufficio. 

POV GULF

"do-do-dove mi trovo?" sussurro mentre i miei occhi cercano di mettere a fuoco il mondo che mi circonda "oh salve, io sono il dottor Singto...come si sente?" mi chiede "io-io devo andare via" continuo a sussurrare mentre la mia bocca resta aperta per cercare di prendere quanto più aria è possibile "tranquillo, tra qualche ora verrà dimesso; il dottor Suppasit le ha dato il via libera. Signor Kanawut lei ha subìto un accoltellamento lieve, che abbiamo ricucito con qualche punto di sutura. Le ho già preparato tutto il necessario per curarsi e mi raccomando, riposo assoluto" mi informa il dottore mentre io, mentalmente, maledico quel vecchio pezzo di merda: a fatica riesco a mettermi seduto e noto che non indosso la mia camicia ma una t-shirt "dove è finita la mia camicia?" chiedo "ah il dotto Suppasit, per fermare l'emorragia l'ha distrutta e per non farla rimanere senza indumenti, le ha dato una sua maglietta" "che buon profumo che ha" penso mentre la sua colonia si fa strada dentro le mie narici "capisco, allora appena starò meglio gliela riporterò" dico. 

"finalmente sei tornato razza di nullità! Nemmeno un compito così semplice sei riuscito a risolvere...sei uguale a tua madre: debole, buona e con un cuore. Fai una cosa, vattene da qui e non farti vedere per un pò" dice mio padre guardandomi con lo sguardo più ripugnante che potesse mostrare; appena uscito fuori lo studio di papà, incontro il nostro maggiordomo "signorino come si sente" domanda "Alfred mi puoi portare da mamma per favore?" chiedo "ma sta piovendo e nelle sue condizioni non mi sembra il caso di uscire" rimarca "ti prego, ho bisogno di lei in questo momento.." rispondo con le lacrime agli occhi. Così dopo circa trenta minuti, mi trovo al cimitero davanti alla tomba di mia madre "ciao mamma, io...io...io non riesco più a sopportarlo e sopportare tutto questo; io non sono così, non voglio avere questa vita, io voglio amare qualcuno, voglio essere amato, protetto, consolato, abbracciato e accarezzato come facevi tu...voglio scappare da tutto questo ma ho sempre paura che papà mi faccia del male sign, sign, sign" dico mentre mi abbandono in un pianto liberatorio, dove le lacrime si mescolano con le gocce di pioggia. 

"signorino la disturbo?" mi chiede Alfred, mentre fisso la foto di me e mamma che tengo sul comodino vicino al letto "oh no, entra pure" dico "ecco, io non dovrei mettermi contro suo padre ma io la mia vita l'ho vissuta a pieno, servendo questa famiglia, soprattutto stando al fianco di sua madre: alla sua morte mi ha fatto promettere di darle questa piccola scatola nel momento in cui l'avessi vista in difficoltà" mi dice mentre mi porge una piccola scatola "resterò sveglio per tutta la notta aspettando la sua decisione, qualsiasi essa sia...ora vado" dice per poi scomparire dietro alla mia porta. Sono seduto sul bordo del mio letto e con mani tremanti apro la scatola: dentro ci trovo due mazzi enormi di banconote, un cellulare e una lettera. 

"caro bambino mio, penso che ormai ti sia fatto un uomo: la malattia si sta portando con sè ogni cellula del mio corpo, non so per quanto tempo resisterò ma prima di andarmene volevo assicurarmi che tu vivessi la vita che desideri e non come me, costretta a stare al fianco di un uomo che in tanti anni di matrimonio non mi ha mai detto un "ti amo" ma mi ha regalato la cosa più bella che una donna potesse desiderare: te. Ti ho lasciato una piccola somma di denaro e un cellulare: lì troverai il numero di tua zia Linda, mia sorella, che vive in una piccola isola e che già sa tutto. Appena ti sentirai pronto, scappa bambino mio...Alfred ti darà una mano. Ti vorrò sempre bene, mamma"  leggo mentre le lacrime non smettono di bagnarmi il viso "mamma, perchè.." riesco a sussurrare tra un singhiozzo ed un altro. Questa vita non la voglio più fare, sono riuscito a resistere per quasi 6 anni, ora basta...voglio costruire una nuova vita lontano da qui, cercando poi di contrastare mio padre una volta e per tutte. Così in fretta e furia, preparo un borsone dove ci butto dentro lo stretto necessario: da quando sono uscito dall'ospedale non mi sono cambiato, mi fisso allo specchio per guardare un ultima volta la vecchia immagine di me; indosso una felpa sulla t-shirt del dottore e mi dirigo all'entrata della piccola villa, dove ad aspettarmi c'è Alfred "andiamo signorino, ho già informato sua zia...la aspetterà domani mattina" mi dice mentre io, l'unica cosa che riesco a fare è abbracciarlo e dirgli "grazie mille, abbi cura di te" per poi entrare in macchina e allontanarmi dalla mia sofferenza... 

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