𝐬𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢

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𝗚iada era davvero brava a fare i pancakes, Matteo non poteva negarlo.
E quando l'orologio segnava le dieci passate da poco e lui era seduto al tavolo, osservandola mentre, di schiena, con la camicia di notte un po' trasparente coperta però dalla felpa di suo fratello - una delle quali indossava pure lui stesso, insieme ad un paio di pantaloni della tuta, visto che era arrivato da lei in smoking ma non poteva certo usarlo a dormire - finiva di preparare la colazione, vigilando l'impasto dei pancakes che si solidificava nella pentola, con Pepe che le solleticava le caviglie nude, Matteo era certo di aver trovato quello che certuni chiamavano paradiso: un locus amoenus, come dicevano i latini, contaminato solo e soltanto di felicità e amore.

Giada rovesciò l'ultimo pancake nel piatto e si sedette, i capelli scarmigliati e il viso ancora assonnato.
Matteo la contemplò un attimo nell'atto di spalmare la nutella su un pancake e su un altro la marmellata alla fragola, addentando poi il proprio allo sciroppo d'acero.

«Dio, sono buonissimi. - disse appena terminò di masticare - Tuttavia, se il mio nutrizionista lo sapesse, mi distruggerebbe con le sue stesse mani.»

La ragazza si sciolse in un sorriso, che illuminò il suo volto dapprima pallido e stanco.
«È consentito uno strappo alla regola, ogni tanto.» commentò, sorseggiando la spremuta d'arancia che aveva messo in tavola in precedenza.

Matteo inclinò il capo.
«Non penso che per noi funzioni proprio così.» borbottò divertito, prendendo un altro pancake, stavolta spalmandoci sopra la marmellata.

Proprio allora, il campanello di casa suonò. I due si guardarono confusi, dato che Giada non aspettava certo ospiti a quell'ora di una normalissima domenica.

«Perdonami un attimo.» fece, alzandosi per andare alla porta.
Aprì, e trovandosela davanti sorrise d'istinto.

«Benny! Che piacere vederti!» esclamò alla sorella maggiore. Con piacere, Giada notò che Benedetta teneva in braccio Leonardo, il suo figlioletto di due anni, tre nel giro di pochi giorni.

«Ti disturbiamo?» domandò la ragazza, più grande di Giada di qualche anno, notanto la sorella ancora in camicia da notte.

«No, certo che no, accomodatevi! - disse gioiosa, facendo passare i due ospiti e richiudendo la porta - Scusami l'aspetto, ma mi sono svegliata da poco. Però, ho preparato i pancakes, magari ne volete assaggiare qualcuno.»

La studentessa fece strada, giungendo in salone laddove Matteo, confuso e forse un po' imbarazzato, osservò i due nuovi arrivati, per poi volgere lo sguardo a Giada.
Devo andarmene?, sembrò domandarle, ma il sorriso rassicurante con cui lei gli rispose gli fece capire che non era affatto ciò che volesse.

«Benny, lui è Matteo. È un mio amico.» la informò, ritenendo che sua sorella non fosse nelle condizioni di conoscere la sua vita amorosa.
Benedetta abitava e lavorava nella loro città natale Verona, dove risiedevano anche i loro genitori, e Giada non aveva bisogno di qualcuno che andasse a riferire loro che, nonostante avesse un appartamento singolo, da qualche sera a quella parte un ragazzo si infilava nel suo stesso letto.
Era certa che avrebbero frainteso, avrebbero pensato che l'unico motivo per cui se n'era andata via da Verona fosse per vivere appieno la sua gioventù, tralasciando l'università e pensando solo al divertimento, quando invece non era affatto così: anzi, si trovava lì principalmente per lavorare e per studiare, ma non poteva negare che Matteo fosse stato un incidente di percorso, un magnifico incidente, di cui non avrebbe mai voluto privarsi.

Benedetta sorrise osservandolo incuriosita e allungò la mano, mentre con l'altra teneva saldamente Leonardo in braccio.
«Piacere, sono Benedetta, la sorella di Giada. - si presentò lei, vedendo il giovane ricambiare la stretta con un sorriso che gli creava delle fossette sulle guance. Indicò lui poi la sorella, a turno - Vi siete conosciuti in università?» si interessò.

𝐅𝐀𝐕𝐎𝐋𝐄 || Matteo Pessina (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora