𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞

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𝗜l pomeriggio passò rapidamente, la prima uscita era andata a gonfie vele e nè Matteo nè Giada avevano avuto difficoltà nel constatare a sè stessi che si erano trovati bene.

Dopo la cioccolata calda e una chiacchierata, i due avevano lasciato il bar e Matteo si era proposto di riaccompagnare la giovane a casa.
E tornando in macchina, i due si dilettarono a canticchiare tra le risate le canzoni che passavano in radio, di certo in maggiore confidenza rispetto al tragitto di andata.

«Mi dici dove ti devo lasciare?» domandò ad un certo punto del percorso Matteo, troppo timido per chiederle esplicitamente dove abitasse.
Insomma, si conoscevano da così poco, e non voleva spaventarla con certe domande.

«Puoi... portarmi direttamente a casa?» chiese lei titubante, incerta sul disturbo che avrebbe recato al ragazzo.

«Certo. Dimmi dove devo andare.»

Giada gli spiegò la zona in cui abitava in Città Bassa, in uno dei quartieri in Viale Vittorio Emanuele II, nei pressi della stazione della funicolare.

Giunti sotto casa sua, Matteo si fermò per farla scendere.
«Allora, ehm, spero ci... spero ci potremo rivedere.» disse scegliendo con cautela le parole da utilizzare.

La ragazza sorrise slacciando la cintura di sicurezza e portando la mano allo sportello dell'automobile.
«Avremo sicuramente modo di rivederci. - garantì guardandolo negli occhi, poi abbassò lo sguardo - Mi... ha fatto piacere passare del tempo con te.»

Sul viso di Matteo comparve un grande sorriso, che lo illuminò di una luce totalmente nuova.
«Lo stesso vale per me. A presto, dunque.»

«Su qualche panchina del parco, forse.» ironizzò Giada, alludendo a tutte le volte in cui si erano incontrati in quel parco, su quella panchina, a quella solita ora.

Il giovane scoppiò a ridere.
«Nulla di più probabile. - commentò, prima che il suo sorriso si spegnesse per lasciare il posto ad un'espressione confusa. Guardava qualcosa dietro Giada, davanti al suo appartamento - E loro...?»

Alzò un dito per indicarli, e la studentessa si voltò per seguire il suo sguardo. Si mise una mano sulla bocca stupita ed esclamò:
«Quanto sono sbadata, i miei amici! Li ho invitati a cenare da me, ma come al solito capitano quando gli pare e piace. - spalancò lo sportello della macchina e si voltò di nuovo a guardare Matteo. Stavolta doveva dirglielo guardandolo nei suoi ipnotici occhi nocciola - Ti ringrazio, davvero. Sono stata bene questo pomeriggio.»

Lui fece un sorrisetto.
«Anch'io. Ci vediamo, buona serata.» le augurò osservandola scendere velocemente per andare ad accogliere gli amici.

«Anche a te!» strillò poi, richiudendo la porta e affrettandosi all'ingresso, lo zaino con qualche libro dell'università ancora con sè, i capelli un po' in disordine e l'atteggiamento da ragazzina ancora mentre salutò raggiante i due amici che stavano sulla soglia, un maschio e una femmina, per poi aprire ed invitarli ad entrare.

I due si voltarono a guardare con occhi spalancati la vettura in sosta e parlando animatamente, mentre Giada non lo fece e anzi, aprì con le chiavi e fu la prima ad entrare facendo strada agli amici.
Solo quando vide che la porta si fu richiusa, Matteo partì.

***

«Lo sai che ci devi raccontare ogni singola cosa, vero?»

Davide, appena entrato in casa, aveva già messo in chiaro le cose. Christell, invece, si era mostrata inizialmente più pacata, salutando dolcemente Pepe e prendendolo in braccio per tornare dai due amici.

«Lo farò, quando saranno arrivati anche Noah e Mari.» rispose Giada, lasciando lo zaino sul divano e recandosi in cucina, arrotolandosi le maniche per iniziare a cucinare la carbonara tanto promessa e desiderata da Davide.

𝐅𝐀𝐕𝐎𝐋𝐄 || Matteo Pessina (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora