𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐧𝐨

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«𝖹ia, perchè non puoi stare qui?»

Il bimbo la guardava dispiaciuto, la bocca incurvata in giù, le guance rosse per la corsa che aveva appena fatto, incitato da Giada, per andare all'altalena più vicina del parco prima che rubassero loro il posto.

Prese in braccio Leonardo e lo mise nel seggiolino sull'altalena, quindi lo spinse.

«Hai presente quando hai un sogno grande grande grande che vuoi realizzare a tutti i costi? Ecco, zia Giada torna a Bergamo proprio per questo.»

«Cosa c'è a Bergamo che non c'è qui a Verona?» domandò, con le sue paroline incerte e lettere che ancora faticava a pronunciare.

«La mia scuola. -rispose lei, guardando piena d'amore gli occhi interessati e curiosi del nipotino ma che sapeva appartenevano a tutti i bambini quando facevano domande - Prima di Natale ho fatto degli esami, e ora devo tornare per prepararmi e farne altri.»

«E perchè non hai detto a Babbo Natale di realizzare il tuo sogno? Così non dovevi tornare a Bergamo e potevi stare con me.» fece il bimbo, intristendosi.

«Babbo Natale realizza i sogni dei bambini, quelli delle persone più grandi non riesce a realizzarli tutti: lo sai, è anziano e ha solo una notte per visitare tutto il mondo, dà la priorità a voi bimbi e mentre gli adulti li lascia per ultimi, ma non sempre può soddisfare tutti.»

«Qual è il tuo sogno grande grande grande, zia?» chiese Leonardo, allargando le braccia esageratamente per indicare l'enormità del sogno del quale voleva essere informato.

«Scrivere per i giornali sportivi. Non è affatto semplice, sai? Sei ancora troppo piccolo, ma quando inizierai a vedere lo sport capirai che ci sono tante persone che scrivono di esso, oppure in televisione che ne parlano. Io vorrei tanto essere una di quelle persone.»

«E lo sai, invece, qual è il mio, di sogno grande grande grande? Andare sempre più forte su questa altalena, alzarmi fino al cielo, e volare sopra le nuvole, e vedere il mondo dall'alto!»

«Allora ti spingo più forte! - esclamò Giada, portandosi dietro di lui e dando più forza alla spinta, facendo ridere il piccolo Leo che alzò le braccia - Poi mi racconti, cosa vedi da lassù.»

«No, non ce n'è bisogno, perché ti porto con me. Tu ci sei in ogni mio sogno, zia Giada.» ribattè lui, e alla ragazza si sciolse il cuore. Per fortuna non poté vederla dato che era dietro di lui, ma oltre al sorriso le si erano anche velati gli occhi di commozione, per quella creatura che non era sua biologicamente ma emotivamente sì.

Guardò l'orologio, e si rese conto di essere in ritardo.
«Ora dobbiamo davvero andare, o il treno parte e mi lascia qui.»

«A me va bene.» mormorò il bambino, ma Giada alzò le sopracciglia in disaccordo mentre lo tirò fuori dal seggiolino.

«Già, ai miei insegnanti un po' meno. Forza, andiamo dalla mamma.»

Si avviò verso l'uscita del parco, e raggiunse poi l'entrata della stazione. Sua sorella Benedetta si alzò dalla panca laddove era rimasta con la valigia di Giada, in attesa del treno. Diversamente aveva fatto lei, che costretta da Leonardo aveva dovuto portarlo al parco per passare gli ultimi minuti insieme.

«Binario quattro, tra dieci minuti arriva.» la informò, così la ragazza poggiò il bambino a terra e si abbassò.

«Non far arrabbiare la mamma, ascoltala sempre e fai il bravo bambino. - si raccomandò afferrandogli la manina e chiedendogli ascolto - Chiamami ogni tanto.»

𝐅𝐀𝐕𝐎𝐋𝐄 || Matteo Pessina (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora