𝐝𝐢𝐞𝐜𝐢

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𝗤uella mattina non suonò la sveglia. Dopotutto, era domenica.
Giada si svegliò piuttosto tardi rispetto al resto della settimana, poco dopo le nove, e si stroppicciò gli occhi prima di aprirli e guardarsi attorno.

Voltando il capo verso destra, vide Matteo.
Tutto quel che era accaduto la sera prima le ritornò vivido in mente, e anche il fatto che si fosse addormentata senza avergli dato le chiavi.
E lui, beh, lui era rimasto.
Era lì, la faccia immersa nel cuscino e i capelli un poco arruffati, un braccio che penzolava giù dal letto e l'altro proteso verso di lei e le onde castane dei suoi capelli.

Quella vista le fece spuntare il sorriso sul volto.
Allungò a quel punto una mano per accarezzargli la testa. Ormai, avevano condiviso lo stesso letto, avevano dormito sotto lo stesso tetto per quella sera e quindi non sarebbe stato un tenero tocco come quello a metterla in imbarazzo, non più.

Toccandogli il ciuffo scuro, Giada si voltò sul fianco per osservarlo svegliarsi.
«Matteo?» lo chiamò, e in poco tempo il viso del ragazzo si contrasse come facciamo tutti non appena subiamo il trauma del risveglio mattutino.

Si stroppicciò gli occhi con una mano, poco prima che le due iridi color nocciola si palesassero, guizzando su di lei.

«Ciao.» biascicò con la voce ancora impastata dal sonno, prima di immergere la faccia di nuovo nel cuscino.
Giada sorrise e continuò ad accarezzargli i capelli.

«Dai, oggi devi partire e non voglio essere la causa del tuo ritardo.» fece lei, scrollandogli dolcemente la spalla per spronarlo ad alzarsi.

«A malincuore devo darti ragione.» mormorò Matteo, voltandosi sul fianco destro per poi sollevarsi, con calma, e mettersi seduto.
Sbadigliò, voltandosi poi ad osservare Giada.

Le sorrise prima di dire:
«Scusa se sono rimasto, ma-»

«No, anzi. Grazie per non essere andato via.» lo interruppe lei, ricambiando il sorriso.

In quella semplicità, con il sonno che piano piano abbandonava i volti di entrambi, Matteo doveva ammettere che fosse bellissima nonostante tutto, nonostante il viso pallido, nonostante le insicurezze, le imperfezioni e la sua incondizionata normalità.

La guardò liberarsi dalle coperte e alzarsi in piedi, stiracchiandosi e grattandosi la nuca quasi pensando a dove fosse, chi fosse e cosa dovesse fare.
Aprì l'armadio e prese la prima felpa che vi trovò, infilandosela sopra il pigiama a causa della frescura che si prova subito dopo aver abbandonato il letto.
Come tutte le altre che Matteo le aveva visto addosso, anche quella felpa era più lunga che larga.

«Voi calciatori seguite una qualche dieta particolare anche a colazione? Se ti offro delle fette biscottate rischio l'impiccagione da parte del tuo nutrizionista?» domandò Giada, prendendo il cellulare dal comodino e facendo cenno a Matteo di seguirla verso la cucina.

Lui ridacchiò.
«Ogni tanto posso fare uno strappo alla regola.»

La ragazza apparecchiò la tavola per due, preparò i biscotti, le fette biscottate con la marmellata e dello yogurt.

«Non sono ancora andata a fare la spesa, quindi questo è quanto.» borbottò in segno di scuse, ma Matteo non lo prese come un problema.

«Tranquilla, davvero: due fette biscottate e via.»

Mangiarono piuttosto in fretta e silenziosamente, come se entrambi non sapessero interpretare quel che erano state le ore passate.
E se tutti e due stavano riflettendo su come fossero ormai in una confidenza inevitabile e inespressa nonostante si conoscessero da poco - e quasi chiedendosi come accidenti fosse possibile -, beh, non lo mostrarono all'altro.

𝐅𝐀𝐕𝐎𝐋𝐄 || Matteo Pessina (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora