•11 - Sempre più bugie.

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Apro piano gli occhi, cercando di abituarmi alla luce del sole.
Afferro il cellulare dal comodino per controllare l'orario e sospiro, mettendomi seduto sul letto.

«Stai bene?»

Alzo lo sguardo e sorrido. «Ti sei impossessato delle chiavi di casa mia» dico, mentre lo guardo.
Si siede sul letto e fa spallucce. «Dovevo controllare se stavi bene.»

«Sì, sto bene» rispondo, per poi stringere le labbra e fare spallucce mentre lui non è per niente convinto. «È da più di una settimana che sei così e so per certo che la notte non dormi.»
Sospiro, scuotendo la testa. «Io...»
Stringo le coperte, restando in silenzio, non sapendo come continuare.

«Ora basta, Kookie» dice, prendendo io cellulare. «Prendo due biglietti per Miami.»

Sgrano gli occhi. «T-tu come fai a...»
«Ti conosco troppo bene, piccolo.»

[...]

Mentre giro per il locale, mi fermo per qualche istante e deglutisco.
Quest'uomo compare sempre nelle situazioni meno opportune.

«Ispettore Seo» dico, raggiungendolo. «Siamo chiusi, purtroppo» aggiungo.
«Sì, lo vedo» risponde.

Aggrotto le sopracciglia e porto le braccia al petto. «Sono qui per parlare con lei.»
Mi lecco le labbra, agitato che possa aver in qualche modo, capito che Kim Taehyung non sono io. «Che ne dice di fare due passi mentre mi dice cosa vuole?»

Sarebbe veramente un problema se Taehyung dovesse venire a sapere di questa cosa.
Non vuole che indaghi sopra il Red Bullet e soprattutto, sono quasi sicuro che non vorrebbe che usassi la sua identità per farmi amico un poliziotto ma io sono deciso a scoprire chi ha provato ad ucciderlo.

«D'accordo.»
Usciamo dal locale e camminiamo lungo il marciapiede. «Ci siamo sbagliati sul sicario, pare che non centri nulla con la bomba nel Red Bullet.»
Dentro di me, tiro un sospiro di sollievo.
«Ma tuttavia crediamo che i responsabili centrino con...con la Gangpeh.» Ovvio, buongiorno per esserci arrivati adesso.

Onestamente, speravo che mi dicesse qualcosa che non so già.
Sospiro, portando le braccia al petto. La polizia sa meno di me, non potrà mai aiutarmi ma da solo non riuscirò mai a scoprire chi sono questi "intoccabili".

«Non sembra sorpreso, signor Kim.»
Lo guardo confuso. «Come?»
«Le ho appena detto che la Gangpeh ha messo la bomba nel suo locale, ma lei non è sorpreso.»
Ingoia un groppo.
«Sono...scioccato e incredulo.»

Si ferma, per guardarmi seriamente. «Vorrei che fosse più sincero con me. Qualcuno ha provato ad ucciderla, vogliamo solo punire il colpevole.»
Ingoio un groppo, mentre la mia gola è secca e priva di voce. Non so cosa dire. Non so come continuare a mentire a quest'uomo e soprattutto a Taehyung.

«Sono sincero, ispettore Seo, gli sto dando la mia parola che non le nascondo niente e mi creda che voglio trovare il colpevole quanto lei.»
Sento il mio cellulare vibrare nella tasca dei jeans, così lo prendo. Cazzo.

«Credo di dover tornare al locale, sa ho molto lavoro da fare prima di stasera» dico, cercando di accelerare il tutto.
Prende qualcosa dalla tasca e me lo porge.
«Mi chiami, se dovesse venirle in mente qualcosa. Tornerò a parlare con lei, signor Kim.»

«Arrivederci, ispettore Seo.»

Mi allontano e torno al locale, con il respiro pesante e un peso sul petto.
Guardo il bigliettino che ho tra le mani e sospiro. «Fantastico, Jungkook, sei proprio un cretino» sussurro.
Lo metto nella tasca della giacca e raggiungo l'ufficio.

«Dio, stavo per dare di matto» sbotta, alzandosi dalla sedia. «Scusa, ero uscito» spiego, sedendomi sul divano.
Perché quel giorno, hanno messo una bomba nel Red Bullet? Perché volevano uccidere Taehyung?

Mi raggiunge e si siede accanto a me.
«Stai bene?»
Lo guardo, cercando di fare uno dei miei migliori sorrisi falsi rassicuranti. «Sì.»
Aggrotta le sopracciglia.

«No, invece.»
Stringo le labbra e scuoto la testa.
«Sì, davvero.»
È dannatamente bravo a capire quando c'è qualcosa che non va. Riesce a capirmi solo guardandomi.
Spero solo che si rassegni, altrimenti finirò per dirgli tutto e farmi odiare.

«Non sei bravo a dire stronzate, Kookie. Te lo leggo negli occhi che c'è qualcosa che non va.»

«È per Chaerin» dico, abbassando lo sguardo.
«Solo per tua sorella?»
Annuisco. «Solo per lei.»

Ridacchia e alza il mio viso. «Tanto prima o poi scoprirò cosa mi stai tenendo nascosto, spero solo che non riguardi il Red Bullet.»
La mia bocca si secca appena pronuncia l'ultima frase. Cerco di essere il più naturale possibile a scuotere la testa e sorridere.
«Perché se fosse così, saresti nei casini per il resto della tua vita» aggiunge, seriamente, mentre mi guarda negli occhi.
Deglutisco, mentre accarezza le mie labbra con il pollice. «C-che cosa vuoi dire?» Sussurro.
«Amore, tu non vuoi vedermi incazzato.»

Stringo i pugni. «Non mi farai incazzare, vero piccolo? Farai il bravo» dice, roco.
Annuisco. «Sì» rispondo a bassa voce.
Fa unire le nostre labbra, così appoggio le mani sul suo petto.
Non potrò mentirgli per sempre, questo è sicuro.

Afferra i miei fianchi e mi fa mettere su di lui.
Stringo i suoi capelli, mentre bacia il mio collo e passa la lingua sulla mia pelle.
Mi dispiace ma credo proprio che ti incazzerai.

Si allontana e posa una mano sulla mia guancia. «Stai tremando.»
Perché non voglio farmi odiare da te.
Perché non voglio che mi lasci, stare con lui è l'unica cosa bella che mi sia capitata nella vita e lui è quello giusto per me. Lo è sempre stato.

«Perché volevano ucciderti?» Sussurro, mentre tengo il tessuto della sua maglietta tra le mani.
Sospira, afferrando il mio mento con due dita.
«Possono esserci molti motivi ma, non so quale li abbia spinti a mettere la bomba» dice.
Scuoto la testa. «Non mentirmi.»
«Beh, Kookie, in fin che dei conti entrambi ci stiamo mentendo a vicenda, no?»

Deglutisco, alle sue parole. Voglio sapere per quale motivo lo volevano morto, sempre se ce ne sia uno.
Mi mordo il labbro, poi lo guardo.

«Una volta, due uomini mi hanno contatto per uccidere un boss della Gangpeh che intralciava il loro lavoro» spiego. «E?»
«Eri tu, Tae.»

Aggrotta le sopracciglia.
«Eri tu quello che volevano morto» aggiungo, con un sospiro. «Ma io ho rifiutato quasi subito.»
«Perché?»
«Perché avevo sentito parlare di te in giro e cazzo, ero terribilmente spaventato che ho rifiutato per paura che qualcosa sarebbe andato storto.»

Piega le labbra, divertito. «Ora come ora, potresti riuscirci.»
«A fare cosa?»
«Ad uccidermi.»

Ridacchio, scuotendo la testa. «No, non credo.»
Prende i miei fianchi, facendomi mettere a cavalcioni su di lui. «Provaci.»
Sospiro, roteando gli occhi. «Seriamente.»

Lo guardo per qualche istante, per poi afferrare i suoi capelli e puntargli il coltello alla gola. Mi lecco le labbra, con un piccolo sorrisetto, come lui.
«Visto?» Chiede, afferrando il mio fianco.

Lascio cadere il coltello e faccio scontrare le nostre labbra, tenendo le mani sulle sue guance.
Solleva la mia felpa, toccando la mia pelle facendomi rabbrividire al contatto con le sue dita fredde.
Mi allontano e circondo il suo collo con le braccia, guardandolo negli occhi.

«Non ci sarà mai nessun altro come te, per me. Non esiste nessun altro per me» sussurro.
«Lo so» dice. «Tu sei sempre stato mio.»
Sospiro, inclinando le testa di lato. «La tua possessione è piuttosto eccitante, amore.»
Ridacchia, stringendo le mie natiche.
«Sei consapevole di quanto siamo entrambi fuori di testa?»
Annuisco. «Lo so» rispondo.

«Ti amo» sussurro. «Anche io, ti amo.»
Sorrido e unico ancora le nostre labbra.

ANGEL of DEATH 2                                                   City of Sins Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora