•16 - Il mio angelo.

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Schiaccio sull'acceleratore, sfrecciando tra le strade notturne di Seoul.
«Cazzo!» Tiro una pacca sul volante, cercando di andare più veloce.

«Taehyung, sbrigati. Si tratta di Jungkook. Devi salvarlo.»

Ingoio un groppo, mentre mi concentro sulla strada per rimanere lucido e non pensare a quello che possa avergli fatto.
Sapevo che non doveva andarci, non era abbastanza preparato per uccidere quello stronzo.

JUNGKOOK

Quattro ore prima.

Picchietto le dita sulla mia coscia, mentre faccio un tiro dalla sigaretta.
Si può quasi palpare, il distacco che c'è tra di noi. Quest'aria così scura e fredda che ci tiene lontani.
Lui resta seduto alla scrivania, scrivendo al computer senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. Non so se si stia trattenendo o se davvero mi stia ignorando.

Stringo le labbra. È tutta colpa mia. L'ho ferito e lui adesso non vuole nemmeno guardarmi.
Se potessi tornare indietro, probabilmente, gli direi tutto senza pensarci troppo.
Non permetterei a Seo di baciarmi.

Non gli permetterei di lasciarmi, come gli avevo detto quella volta.
Controllo l'orario sull'orologio da polso e sospiro.

«Ho un appuntamento» spiego, chiudendo il block notes. «Lavoro?»
«Sì, Park Minjae» rispondo. Alza di scatto lo sguardo. «Park? Stai scherzando?»

Inclino la testa di lato e la scuoto. «No, Kookie, non puoi uccidere quell'uomo. È impossibile anche per te riuscirci» spiega, alzandosi.
«È il primo bastardo sulla Terra. Se ci vai, saranno loro ad uccidere te.»

Porto le braccia al petto, facendo spallucce. «Mi stai sottovalutando?» Domando, per poi aggrottare le sopracciglia. Cammina verso di me e mi guarda negli occhi, così stringo le labbra sentendomi stranamente a disagio.
«Non lo sto facendo, sto cercando di proteggerti.»

«Non ho bisogno che tu mi protegga, Tae. So cavarmela da solo e ucciderò Park.»
Prende un respiro profondo e appoggia le mani sulle mie guance. «Ascoltami per una sola volta nella tua vita e non andarci.»

Aggrotto le sopracciglia. «Sai, se dici così, potrei pensare che tieni a me più di quanto vuoi farmi credere.»
Piega le labbra in un sorrisetto e si allontana.
«E se anche fosse?»

Ci siamo lasciati due settimane fa, ma nonostante questo, sento ancora come se ci fosse un filo che mi tira verso di lui.

«So bene che odi quando ti dico cosa fare, ma stavolta se sarò obbligato a legarti per impedirti di andare a farti uccidere, allora lo farò.»
Roteo gli occhi. «Non dovresti preoccuparti così tanto per me - dico, scuotendo la testa - in fondo hai detto che saresti stato meglio senza di me, no?»

Prima che io possa uscire dall'ufficio, la sua voce ferma i miei movimenti. «Non ci riesco.»
Stringo le labbra.
«Senza di te è un casino, piccolo.»

Sgrano gli occhi e una lacrima riga la mia guancia.
Mette le mani sul muro, facendomi sussultare appena lo sento dietro di me.

«Vederti tutti giorni e non poterti toccare, mi sta facendo impazzire» sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
«Perché nonostante tutto, io continuo a considerarti solo ed esclusivamente mio. Mio e di nessun altro. Quindi pensare che un altro uomo possa toccarti, mi fa perdere la testa.»

ANGEL of DEATH 2                                                   City of Sins Where stories live. Discover now