5. Albicocca

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Nei tre giorni successivi si presentò di nuovo al negozietto, ma non parlammo.
Chiedeva della specialità del giorno e, dopo averlo servito, se ne andava.
La mia ansia cresceva, ma ormai mi ero rassegnata.

Era arrivato il quarto giorno, il giorno della partenza, e non sapevo come muovermi.
Mi aveva solo detto di presentarmi a lavoro con una valigia, quindi, a parte preparare in una valigia ciò che ritenevo potesse servirmi, non avevo fatto nulla.
Mi comportai come se fosse una giornata normalissima ed andai a lavoro.
I miei genitori avevano provato a convincermi a scappare, ma sapevano dentro di loro che sarebbe stato inutile.
Non si può sfuggire ad un licantropo.
Mi strinsero forte e, disperati, mi lasciarono andare. Gli promisi che, se mi si fosse presentata l'occasione, li avrei contattati. Piansi per tutto il tragitto per arrivare a lavoro, ma una volta arrivata indossai una maschera.

Oggi c'era anche Cornelia, consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo viste, e mi abbracciò forte insieme a Molly. Poi, tutte e tre insieme, preparammo una Sacher all'albicocca.
Parlammo del più e del meno, portando spesso la discussione su memorie passate felici.

Mi sembrava quasi una commemorazione per la mia morte e lo odiavo, ma non dissi nulla.
Mi resi conto che tutto ciò era per far sentire meglio loro, non me.

Alle tre sentii il campanello suonare. Non alzai lo sguardo, sapevo che era lui.
Guardai Molly e Cornelia e sorrisi, non avevo bisogno di salutarle, l'avevo già fatto.
Senza dire nulla, abbandonai il mio posto al bancone e, con il solito timore che era diventato padrone di me, mi avvicinai.
Lo guardai dal basso della mia altezza e lui sorrise soddisfatto, probabilmente dal fatto che non stavo opponendo resistenza. Ma cos'altro avrei potuto fare?

Bastardo.

<<Porto io la tua valigia>> mi disse dopo avermi squadrata da capo a piedi.

Prese prima la valigia, poi la mia mano. La ritirai subito e lui mi lanciò un'occhiata infastidita, ma non insistette.

<<Andiamo>> mi afferrò il braccio delicatamente e mi trascinò fuori, non ebbi neanche il tempo di salutare Molly e Cornelia, ma forse era meglio così, mi sarei sentita solo peggio.

In quei pochi istanti che impiegammo ad uscire dal negozio, mi resi conto della gravità e assurdità della situazione . Certo, ero consapevole di quello che mi aspettava, ma fino al momento prima sembrava solo un brutto sogno, mentre ora stava diventando realtà.

Ero stata reclamata da un licantropo di cui sapevo solamente il nome e mi stava portando via dalla mia vita per andare a vivere con lui contro la mia volontà.

Mi sembrava così surreale che ancora non avevo concepito che con ogni probabilità non avrei più visto né i miei genitori né Molly e Cornelia.

Arrivammo davanti ad un grande SUV nero e mi fece salire sul posto del passeggero, mentre lui prese quello del guidatore dopo aver messo la mia valigia dietro. Mi chiesi doverano i suoi bagagli, ma non diedi voce alle mie domande.

Accese la macchina e, nel silenzio più tombale, iniziò a guidare. Dopo poco più di trenta minuti circa non riconobbi più le strade che facevamo, quindi dedussi che o eravamo lungo i confini del Regno, o li avevamo già sorpassati.

C'erano solo alberi intorno a noi e qualche goccia di pioggia iniziò a scendere.

Potevo percepire gli sguardi che mi lanciava ogni tanto, ma cercavo di non ricambiarli, non volevo dargli corda.

<<Il viaggio sarà molto lungo, magari potremmo iniziare a conoscerci meglio?>> interruppe il silenzio all'improvviso.

Mi girai verso di lui, alzando un sopracciglio.

Song of Shadows - SOSPESAWhere stories live. Discover now