Maglione verde

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Venerdì sera, la pioggia che ancora scendeva sulle vetrate. Passo tra i tavoli in legno ormai consumati dalle mille copertine di libri e dalle disperazioni degli studenti. Raccolgo quei poveri
testi lasciati abbandonati e spengo qualche lucina lasciata accesa di troppo.

La sera è il momento che preferisco, rimanere sola in questo mondo parallelo, senza dover preoccuparmi di richieste degli studenti o di gente al bancone che aspetta con insistenza.

Mi piace mettere ogni libro al suo posto, mi piace passare tra gli scaffali immensi in confronto a me, mi piace vedere le luci della città accendersi mentre mi affondo nelle pagine di un testo nuovo.

Afferro metà della pila di libri che mi ritrovo da riordinare e mi dirigo verso lo scaffale dei Fantasy.

Il rumore del campanello della porta d'entrata mi distrae dal mio lavoro. Ho dimenticato di chiudere a chiave, solito vizio. A quest'ora non entra più nessuno ormai.
Sporgo leggermente il capo senza farmi notare e cercando di mantenere l'equilibrio sulla scala.
Un ragazzo col respiro affannato e la schiena poggiata alla porta come a tenerla chiusa.
I suoi occhi sono persi, come confusi o concentrati a elaborare un qualcosa a me sconosciuto.

"È chiuso, le conviene tornare domani mattina"
Rompo il silenzio, continuando a studiare la sua figura che alle mie parole sembra turbarsi.
Mi scruta quasi studiandomi, mi sento sottomessa ad un interrogatorio muto. Scendo dalla scala e mi avvio verso l'altra pila di libri, iniziando a dividerli per generi.
Non ha ancora parlato e la cosa inizia ad infastidirmi.
Da dietro la mia scrivania ricambio il suo sguardo che ormai consuma la mia figura.
"Mi spiace davvero ma è chiuso, se non ti accomodi fuori sono costretta a chiamare qualcuno"
A quelle parole si agita. Sposta la tendina della porta e ci spia attraverso.
"Senti, non posso uscire ora"
Le sue iridi mi fanno gelare sul posto. Un criminale che cerca rifugio nella mia biblioteca? Un ladro? Un ricercato?
Lo guardo meglio. Avrà la mia età, vestito bene, orologio costoso al polso e un anello al dito.
Inoltre dal modo in cui si agita non mi sembra un esperto.
"Dammi almeno una buona motivazione per tenere aperto solo per te"
Si guarda intorno per poi allungare la mano verso la pila di libri davanti a me e porgermene uno.
"Ti compro un libro, non puoi cacciare i clienti"
Lo sguardo deciso, al contrario della mano tesa verso di me che sembra insicura.
"Siamo in una biblioteca non in libreria, non puoi comprarlo"
Tentativo fallito. Indico la porta su cui poco fa poggiava.
"Okay allora lo prendo in prestito, ne ho un assoluto bisogno"
Stavolta il tono è quasi ironico.
"Mi serve una registrazione con documento d'identità per poter accedere ai libri"
Spiego velocemente, è l'unica opzione che posso offrirgli.
"Tutto quello che vuoi"
La sua sicurezza aumenta così come la mia confusione. Sembra percepirlo, infatti pronuncia la frase quasi con dolcezza.
"Non ho brutte intenzioni e prometto di sedermi in un angolo se potrò restare qui"
I suoi occhi parlano. La bontà mi frega. Sempre.
Afferro il testo che regge ancora sulla mano destra e lo passo sul lettore digitale.
"Mi serve un documento d'identità, così potrai portarti a casa Orgoglio e Pregiudizio"
La mia voce è flebile e la mia mente procede ad elaborare pensieri.
Si affretta a porgermi il tesserino, tornando poi con lo sguardo fisso sulle mie azioni.
Le mie dita vagano veloci sulla tastiera, copiando i dati necessari.

Nicolas Maupas.

Apro internet sicura che dalla mia postazione lui non possa vedermi.
Nicolas Maupas, attore italiano e social influencer classe 1998.
Il mio sguardo passa velocemente a lui, da cosa scappi Maupas?
Chiudo e riconsegno il tesserino insieme alla ricevuta e a Orgoglio e Pregiudizio.
Sembra rilassarsi.
"Puoi restituirlo entro un mese al massimo, poi dovrai pagare una piccola somma, qualche euro nulla di che. Per stasera invece potrai rimanere qui ancora per un po' mentre finisco di
gestire le documentazioni della biblioteca ma poi non potrò aiutarti in altri modi"
Parlo lentamente, sento il cambiamento del mio tono cordiale addolcirsi quando lo vedo tirare un sospiro.
"Grazie davvero e scusami per l'irruzione, non sapevo foste chiusi"
Mi sorride gentile, ricambio mentre mi avvio verso gli scaffali
"In realtà non sapevi nemmeno che si trattasse di una biblioteca"
Mi lascio sfuggire una risata. Mi giro un secondo solo per vedere la sua reazione.
"Colpevole" ridacchia, mentre si accomoda ai piedi di una delle finestre munite di cuscini.

Sembra stanco e il suo sguardo è fermo fuori dove continua a scrutare ogni tipo di movimento.

Il buio all'esterno sembra sempre più fitto, tranne per le luci della città.

Torno sul suo profilo. Mandibola definita, un accenno di barba, il ciuffo di capelli leggermente in disordine per la pioggia, la fronte corrucciata.
Ti credo che fa l'attore, dove lo puoi trovare uno così.
Delicato, sembra essere stato disegnato.

Volto lo sguardo verso lo scaffale. Meglio se mi concentro a finire il lavoro.

Nic
Guardo attentamente fuori, sono già passati di qui ma potrebbero tornare.
Non mi abituerò mai ai paparazzi.
Mi passo una mano sul viso, stanco del pomeriggio movimentato.
Pensavo di essere in vacanza, che illuso.

Mi guardo intorno, sembra un posto magico, distaccato da tutto il trambusto esterno.
La calma che ti travolge, le luci soffuse e l'infinità di libri che ti accolgono.

Guardo la ragazza intenta a ordinare i vari testi. Le sue dita sembrano sorreggere cristalli, la delicatezza dello sguardo che cerca il titolo corretto.
I capelli biondi tagliati in un caschetto
rendono il suo viso ancora più fanciullesco. Porta un maglione verde enorme, uno di quelli fatti a mano.
Più che una bibliotecaria potrebbe essere una modella o perlomeno una di quelle con followers e numeri sui social.
Penso a come avrebbe potuto (e dovuto) cacciarmi senza esitazione.
Anche lei sembra distaccata dalla realtà.
Torno a guardare fugacemente fuori, pensando alla conversazione di poco prima.
Non mi sono presentato e lei non sembra conoscermi.
È un bene per me, anche se la tentazione di parlarci ancora mi riaffiora la mente.
Potrei semplicemente parlarle senza introdurre discorsi sul mio lavoro. Potrei trovare qualcosa di intelligente da dire.

A interrompere il flusso dei pensieri è un rumore alla porta.
Il mio sguardo scatta dall'entrata
alla ragazza sullo scaffale che trovo già pronta a guardarmi.
La guardo posare i libri e scendere con agilità dalla scala, fino ad arrivare alla serratura che sblocca aprendo di poco la vetrata.
L'agitazione mi sale, mi rannicchio sui cuscini cercando di rendermi invisibile.
Sento solo la voce di lei, non vedo fuori e il borbottio è troppo distante.

"Un attore? Anche se fosse passato non può essere entrato qui, siamo chiusi da un'ora ormai"

Le ultime parole confermano la mia preoccupazione. Volge lo sguardo all'interno e trova il mio a ringraziarla. Saluta e poi chiude nuovamente le ante.
Poggia la schiena al legno e mi guarda sorpresa
"Tu non hai idea di quanti flash ci siano là fuori, ti conviene spostarti dalla vetrata immediatamente!"

M

Nascondersi - Nicolas MaupasWhere stories live. Discover now