Graziella

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Ormai le strade del centro sono intasate di giornalisti. Tutto questo trambusto per il ragazzo in camicia nera che come un ladro sta cercando di sbirciare all'esterno.

Lo osservo con aria annoiata mentre si gratta nervosamente la nuca.
Mantiene sempre quella ruga profonda in mezzo alla fronte, come se fosse imbronciato.
Dovrei già essere a casa a quest'ora, aver cenato e finito di studiare gli ultimi appunti. Per fortuna ho lasciato Febe da mia sorella, almeno non dovrò preoccuparmi di sfamarla.

Torno a guardare Nicolas, se continua così gli verrà un attacco nervoso.
Alla fine siamo al sicuro, all'interno di una biblioteca chiusa e per di più immensa. Non possono vederlo.
E io devo riuscire a calmarlo.

Mi avvicino cauta alla busta da cui estraggo il libro da lui scelto, per poi sedermi sull'orlo di una delle scrivanie più vicine a lui.
Sfoglio le pagine fino ad arrivare al punto desiderato.
"L'orgoglio è un difetto comune, credo. Anzi, stando a tutto ciò che ho letto, sono convinta che sia comunissimo, che la natura umana vi sia particolarmente incline e che ben pochi non coltivino un certo compiacimento per qualche loro qualità, reale o immaginaria che sia. Vanità e orgoglio sono cose molto diverse, benché le due parole siano spesso usate come sinonimi. Si può essere orgogliosi senza essere vanitosi. L'orgoglio si riferisce più all'opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità a quella che si vorrebbe che gli altri avessero di noi"
Leggo piano, quasi sottovoce.
Il mio tono risuona in tutto lo spazio ampio della struttura.
Alzo lo sguardo per ritrovarmi in quello dell'attore che mi guarda curioso nella penombra.
"E tu Nicolas in cosa ti riconosci? Orgoglio o vanità?"
Il suo viso assume un'espressione quasi stupita, mentre si avvicina fino ad arrivare alla scrivania di fronte. Appare quasi deluso o forse solo curioso.
Si prende tutto il suo tempo, senza mai staccare gli occhi dai miei.
"Come sai il mio nome?"
Abbasso il capo, chiudo il libro imbarazzata.
"Ottimi gusti, si tratta di uno dei miei libri preferiti, non a caso si trovava sulla scrivania"
Evitamento, evito la domanda come evito il suo sguardo indagatore.
"Prima mi hai riconosciuto quando sono entrato? Per questo mi stai aiutando? E per questo sei così calma"
Mi giro per riporre il libro nella busta, mentre sento la sua curiosità sempre più pressante sulla mia schiena.
"Non ti conosco, non so chi tu sia. Prima quando ho fatto la registrazione ho cercato il tuo nome su internet. Volevo solamente assicurarmi che non ci fossero cose strane su di te, non sapevo se fossi un ladro o un criminale. Sono buona ma non ingenua"
Termino, voltandomi e ritrovandolo fisso su di me con le sopracciglia alzate
e la bocca leggermente spalancata.
Rimaniamo così, uno di fronte all'altro.
"Quindi non sai chi sono io?"
"Esattamente"
"Non hai mai visto un mio film o serie?"
"Beccata"
Alzo le mani in segno di resa e lui accenna un sorriso.
Non c'è imbarazzo, non c'è tensione.
Potrei fissare le sue iridi per ore.
"Quindi fai l'attore?"
"Sì, recito"
"E stai scappando dai fotografi?"
"Colpevole per la seconda volta"
Tentenno prima di fare la prossima domanda.
"Cos'hai fatto per finire nel loro mirino? Con tutto il rispetto ma manco fossi Lady Gaga"
Una risata fa tremare il suo petto.
"No, hai ragione. Cercavo solo di stare un paio di settimane in vacanza ma qualcuno deve avermi avvistato in hotel"
Lo pronuncia con amarezza. Non dev'essere facile vivere una vita come la sua ma d'altronde è una scelta. Io preferisco stare nell'ombra e non farei mai scambio con la sua.

Nic
Siamo appoggiati su due scrivanie, uno di fronte all'altro.
La guardo assorta in qualche pensiero. Sapere che lei davvero non mi abbia riconosciuto mi fa stare bene.
Come se sapessi di potermi in qualche modo fidare.
Fidare di una persona di cui però non ho ancora saputo il nome. Solo ora me ne rendo conto.
"Tu conosci i miei dati mentre io non so nemmeno come dovrei chiamarti"
Il suo sguardo saetta su di me, sorpreso. Tamburella le dita sul tavolo dietro di lei prima di porgere in avanti la mano.
"Anna"
Ricambio con dolcezza la stretta.
Anna le si addice, semplice e puro.
"Allora piacere, Anna"
Vedo un sorrisino nascerle in viso. Forse sono stato bravo a scegliere il mio rifugio.

Voglio sapere di più, vorrei chiederle un'infinità di cose che mi balzano in testa.
Più la osservo e più non capisco da dove iniziare.
Se poi risulto invadente? Non voglio sembrarlo.
Mi hanno sempre detto che non sono bravo nel conoscere le persone, quanto è vero mannaggia.

Anna
È da qualche minuto che ha iniziato a torturarsi le dita, come se fosse nervoso.
Più lo guardo e più mi rendo conto di quanto sia stanco, probabilmente deve aver dormito poco.
E io in compenso mi ritrovo con lo stomaco vuoto da troppo tempo.
Devo pensare ad un modo per uscire di qui.

Pensa Anna, pensa.

"Okay dobbiamo andarcene" affermo sbattendo le mani tra di loro.
"Se usciamo di qui sicuramente qualche fotografo si girerà e in tal caso bisogna che tu sia irriconoscibile. L'entrata principale è proprio di fianco a quella dell'hotel quindi eviterei e passerei per quella secondaria. Sai pedalare per caso?"
Lui sembra seguire il ragionamento ma rimane comunque confuso all'ultima frase.
Fa cenno di sì con la testa.
Potrebbe funzionare.
Mi affretto a raccogliere le mie robe e lascio la mia giacca a lui.
"Mettila, ha anche il cappuccio e lo terrai almeno fino alla fine della via, non è il massimo ma ci accontentiamo"
Non batte ciglio e la indossa, la taglia è sicuramente piccola per lui e fa leggermente ridere.
Mi dirigo nello spazio sul retro dove so di trovare due grazielle, anche se molto arrugginite.
Ne porgo una a lui che mi aiuta ad aprirla. Almeno ha smesso di piovere.
"Allora appena tu esci dal cancelletto io dovrò fermarmi a chiuderlo con le chiavi, quindi tu non fermarti, mi aspetti appena svoltato l'angolo sulla sinistra"
"Sì signora"
Mi sistemo borsa e occhiali, attendo che esca dal cancelletto per poi chiudere in tutta fretta.
Vedo qualcuno girarsi nella nostra direzione ma nulla sembra andare storto.
Svolto l'angolo e raggiungo il moro che mi aspetta vincitore.
"Andiamo, ci aspetta un po' di strada e dobbiamo passare a prendere Febe"
Lui si gira confuso ma nel momento in cui fa per aprir bocca percepiamo un flash alle nostre spalle.
"Pedala!"

M

Nascondersi - Nicolas MaupasNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ