5.

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Prima di uscire nuovamente dalla stanza, Mikhail si era chinato su una cassettiera scura dalla quale estrasse un paio di boxer e dei calzini. Si era avvicinato al letto sul quale Thalia era seduta, lentamente, come un felino.

I muscoli tesi sotto al cotone della camicia chiara che indossava guizzavano in una danza magnetica per gli occhi della ragazzina, sdraiata sui gomiti con la schiena contro al materasso. Mikhail aveva appoggiato i calzini accanto a lei, sul bordo del letto, e le aveva infilato i boxer facendo scorrere le dita lunghe sulle gambe magre, senza distogliere lo sguardo dagli occhi scuri della ragazza.

Thalia alzò leggermente il bacino per facilitargli il movimento e sospirò quando sentì il materiale attillato avvolgerle il bacino e le parti intime e per un istante si immaginò le mani grandi e calde di Mikhail avvolgerla come stavano facendo adesso le sue mutande.

Avvampò al pensiero e si morse l'interno della guancia quando lo vide portarsi uno dei suoi piedini al petto, facendolo scontrare contro il pettorale destro, per poi srotolarle il calzino. Infilò prima il piede per poi allungare la stoffa fino ad arrivare al ginocchio e lo fece con così tanta delicatezza che Thalia sarebbe rimasta in quella posizione ancora per ore.

La vista di quell'uomo grande e grosso, talmente virile e pericoloso, così incantato nel compiere quell'azione in modo attento e quasi adorante le fece sciogliere il cuore e una scossa al bassoventre la fece fremere quando ripetè la stessa azione con la gamba destra.

In quell'esatto momento si era sentita bella, tanto, e rispettò il fatto che Mikhail non le impose il suo sguardo, mantenendo però il contatto visivo. Una volta però indossato anche l'ultimo calzino, Mikhail si era girato ed era uscito di fretta dalla stanza, lasciandola leggermente inebetita e spaesata con ancora il calore delle sue mani sulla pelle e le guance arrossate.

Era passata qualche ora e già non ne poteva più di starsene in quella stanza. In fondo non era una prigioniera, no? Cosa le impediva di uscire da quella stanza? Nessuno.

Con un moto di coraggio e intraprendenza uscì dalla stanza stupendosi di trovarla aperta. Probabilmente Mikhail si era dimenticato di chiuderla quando era uscito di tutta fretta o forse non voleva che fosse chiusa dentro.

La prima ipotesi le sembrò più plausibile. D'altronde era quasi corso via dalla stanza.

Una volta messo il naso fuori guardò sia a destra che a sinistra e notò che il corridoio era vuoto. Le decorazioni della casa erano minimali, tutti sul motivo del bianco e nero o comunque con colori neutri. Si avviò verso la rampa di scale alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare e immaginò una possibile cucina al piano inferiore.

Possibile che non ci fosse nessuno in quella casa? Meglio, non sarebbe dovuta incappare in qualcuno con possibili domande scomode riguardanti i lividi che le marchiavano il corpo. Oppure Mikhail aveva annunciato la sua presenza in quella casa? E se sì, in che modo l'aveva fatto?

Scese le scale senza intoppi fino ad arrivare a quella che sembrava a tutti gli effetti una cucina. I fornelli incredibilmente moderni erano posizionati di fronte ad un'isola che fungeva da tavolo, attorno alla quale erano posizionati degli sgabelli color acciaio.

Si guardò attorno furtiva e aprì il frigorifero a due ante, prima da un lato e poi dall'altro alla ricerca di qualcosa da poter mangiare e saziare quel brontolio costante che da un'ora a quella parte le aveva fatto compagnia. Nell'anta destra, sullo scaffale più in alto del frigo trovò un vassoietto di fragole dall'aspetto succoso e cercò di afferrarle ma, nonostante il fatto che superasse di poco il metro e settanta, erano troppo in alto per poterle afferrare. Si allungò cercando in ogni modo di afferrarle ed era sul punto di rinunciare quando una voce la fece saltare in aria.

ZARWhere stories live. Discover now