13.

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Mikhail la stava baciando. Sentiva fisicamente le sue labbra morbide scontrarsi contro le sue, quindi non poteva essere solo un sogno.

"Sei bellissima con questo vestito" le aveva detto. Dunque, nonostante tutto, l'aveva apprezzato.

Rispose al bacio, aggrappandosi con le dita alla giacca scura dell'uomo, allungandosi per arrivare più comodamente al suo viso e godersi appieno quel bacio di cui non sapeva di aver avuto così disperatamente bisogno. Aveva agognato quelle labbra morbide e calde senza nemmeno rendersene conto e ora che ne aveva assaggiato la consistenza, sarebbe stato impossibile distaccarsene.

Quella sera lo aveva deluso e non se lo sarebbe mai perdonato.

Ma in quel momento, tra le sue braccia e con le mani posate sul suo petto coperto dal sottile strato di tessuto, si sentiva tremendamente a suo agio. Era nel posto in cui apparteneva, l'unico in cui si sarebbe voluta ritrovare in que momento. L'unico in cui avrebbe voluto rifugiarsi.

Un gemito le sfuggì dalle labbra quando le mani grandi di Mikhail la afferrarono da dietro le cosce, infilando le mani negli spacchi del vestito per sollevarla e appoggiarla su uno dei mobili della stanza. Sentì la consistenza fredda del marmo sotto alle gambe schiuse, la schiena appoggiata contro al muro e la presenza dell'uomo tra le sue gambe.

-"Immagino che questa idea geniale sia stata di Dimka, o mi sbaglio? Solo quell'idiota ti avrebbe assecondata nel farti presentare in una tana di lupi in questo modo"- ringhiò facendo passare lo sguardo sul suo viso truccato per poi farlo scendere accuratamente lungo la scollatura abbondante e ancora più in basso. Vederla con quel vestito gli aveva fatto venire un arresto cardiaco, seguito da un'erezione automatica, ma, quando aveva spostato lo sguardo oltre le spalle di suo fratello minore e aveva riconosciuto la figura di Matteo Greco, avvicinarsi di corsa a lei gli era venuto spontaneo. Non si era minimamente curato delle occhiate perplesse dei suoi invitati una volta che si era addentrato in modo rapido all'interno della folla, ignorando i saluti e le riverenze dei vari senatori che erano stati invitati a quel ricevimento.

D'altronde si era visto costretto a coinvolgere la maggior parte degli uomini che servivano la Mafia Russa in modo tale da fare capire a Greco quanto la famiglia Petrov avesse le spalle ben coperte. Ed era proprio stato il Senatore McRoy a fargli notare la presenza di quella donna, che ora lo guardava con occhioni colmi di desiderio, alle sue spalle.

Non gli era andato per niente giù il commento poco elegante che aveva utilizzato per riferirsi a Thalia ma non era riuscito a fermarsi dal correre verso di lei, dileguandosi con qualche formula di cortesia. Ci sarebbe stata occasione per fargliela pagare per quelle parole che aveva osato rivolgere a quella che ormai era diventata la sua compagna.

-"Era una mia idea, Dimitri mi ha solo aiutata con le cose pratiche"- ammise la ragazza spostando lo sguardo dal petto marmoreo dell'uomo davanti a lei agli occhi grigi che la scrutavano da sotto le ciglia lunghe. Era ancora seduta sul mobile, le ginocchia larghe e Mikhail postovi nel mezzo con le mani ancora ben premute contro la carne scoperta delle sue cosce.

Lo sguardo le scivolò sulle labbra umide e arrossate dell'uomo e le venne spontaneo passare la lingua sulle sue, assaporando quel rimasuglio del suo sapore su di esse. Contro ogni aspettativa l'aveva baciata. E non un bacio qualunque, dettato dal momento. L'aveva baciata con foga, come se fosse l'unico modo per mettere a tacere la smania che provava per lei.

Giocherellò con il risvolto della giacca elegante che indossava, sfiorandogli il petto coperto dalla camicia bianca con la punta delle dita. Nella sua mente ronzavano ancora le parole che Mikhail aveva rivolto a Matteo Greco, stordendola e lasciandola disorientata. L'aveva definita la sua compagna, l'aveva protetta ancora una volta mettendola al suo stesso livello.

ZARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora