14.

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Una volta allontanati dalla festa Thalia si era ritrovata a seguire le spalle larghe dell'uomo davanti a sé, accompagnata dalla mano grande e calda di Mikhail sulla sua schiena e accaldata dalla proposta indecente che le aveva appena fatto con quegli occhi sfavillanti di lussuria.

Sentiva il cuore così leggero in quel momento che dubitò di avercelo ancora all'intenro della gabbia toracica. Il modo in cui Mikhail l'aveva accarezzata e adorata attraverso lo sguardo le aveva scaldato l'anima, facendola sentire talmente tanto bene da non essere disposta a considerare il fatto che probabilmente lo avesse fatto solo per mantenere la facciata davanti a tutte quelle persone.

-"Misha"- una voce sommessa arrivò alle sue orecchie e si meravigliò lei stessa del fatto di essere stata in grado di sentirla.

Si voltò verso la fonte di quella voce scossa dai singhiozzi per poterne identificare la provenienza e nel farlo tirò la mano di Mikhail per arrestarne la corsa. L'uomo si voltò non capendo a cosa fosse stata dovuta quella brusca interruzione, dal momento in cui non aveva minimamente sentito il richiamo del suo interlocutore.

Girandosi verso il fondo del corridoio alle sue spalle trattenne il fiato quando incontrò una figura magra, ripiegata su se stessa. Viktor Petrov se ne stava piegato in avanti, le mani ricoperte di sangue compresse contro l'addome e gli occhi pieni di lacrime rivolti verso di loro.

Il cuore della ragazza perse un battito nel riconoscere quel ragazzino che ora se ne stava in piedi a qualche passo di distanza, ferito.

-"Misha, a-aiutami"- singhiozzò cercando di avanzare verso di loro con sguardo spaventato e le guance pallide rigate dal pianto. Il viso era incredibilmente cereo e gli occhi riflettevano appieno tutta la paura e il dolore che lo stavano affliggendo, come un animale ferito che cercava di zoppicare via.

Mikhail si avvicinò come un tornado al fratello minore una volta risvegliatosi dallo shock iniziale. Trovarsi davanti agli occhi uno dei suoi fratelli con le mani pieni di sangue non doveva essere stato normale nemmeno per una persona come lo Zar. Soprattutto considerando il fatto che Viktor era solo un ragazzino.

-"Viktor, che cazzo hai fatto?"- ringhiò senza però riuscire a celare un briciolo di preoccupazione scostando le mani del più piccolo e alzando la maglietta pregna di sangue per poter valutare l'entità della ferita. Le mani ferme celvano il tumulto di emozioni che gli stavano corrodendo l'anima, muovendosi però efficientemente per andare ad analizzare cosa avesse causato tutto quel sangue.

Thalia si avvicinò a sua volta, insicura però nell'avvicinarsi troppo, memore di come il minore dei Petrov avesse reagito quando aveva provato ad aiutarlo qualche giorno prima. Si limitò a stringere le mani tra di loro, cercando di impedirsi di intervenire e di aspettare un qualsiasi segnale per poterlo fare.

-"N-non è s-successo niente"- continuò a singhiozzare il ragazzino tornando a premere contro la ferita che perdeva sangue. Il viso esangue aveva le guance incrostate dal mare di lacrime che doveva aver versato fino ad allora. La ragazza si mosse ciondolando da un piede all'altro, trepidante di poter intervenire prima che le cose peggiorassero più di quanto già in realtà fosse.

-"Ti hanno sparato, cristo santo!"- ringhiò Mikhail iniziando a perdere il controllo, prendendo il fratello in braccio afferrandolo da sotto le giocchia mentre con l'altro braccio gli avvolgeva le spalle.

Thalia vide Viktor contrarre il viso in una smorfia di dolore quando Mikhail lo sollevò da terra scapicollandosi all'interno di una stanza poco distante. La ragazza li seguì senza sapere bene come comportarsi. Da un lato sentiva l'esigenza di intervenire dovuto alla sua natura, togliendo il proiettile e ricucendo il tutto prima che fosse troppo tardi, ma, dall'altra parte non voleva rischiare di fare peggiorare la situazione tra i due. Molto probabilmente Mikhail non sarebbe stato in grado di trattenersi davanti a qualche possibile commento di Viktor.

ZARWhere stories live. Discover now