Capitolo 1.

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"No Prof, non ho capito..." scuoto il capo guardando con aria delusa un insieme di simboli alla lavagna. "Cos'è il segno dell'infinito? Non dovrebbe essere sempre senza segno? È infinito! Dovrebbe averli tutti, quindi si dice che è troppo complicato e per comodità finisce lì!" Sbotto esasperata. Lui mi guarda divertito.

"Hai un'immaginazione notevole, devo ammetterlo... I miei complimenti!" Torna a guardare verso la lavagna multimediale per puntare il pennino sulla teoria fatta nell'ora precedente: "Ricapitoliamo: i limiti possono tendere a infinito. Giusto?"

"Sì" diciamo in coro, mentre lui non accenna a staccare gli occhi dai miei, e io per poco non mi ci perdo.

"E fin qui..." dice.

Claudia, concentrati. Sta rispiegando per te!

"Adesso, questo infinito, da solo così... Non vi fa un po' pena?" scherza. "Cioè... Dai, poverino!"

Rido.

Era la prima lezione e già lo stavo amando!

Adoro come cerca di rendere tutto divertente.

"Facciamo degli esempi: abbiamo limite zero che tende a sinistra. Questo vuol dire che dobbiamo mettere un meno sullo zero" Scrive. "Facciamo adesso lo studio del segno... E vediamo che a sinistra abbiamo il meno e a destra il più. Il limite sarà... Scusate, tenderà dunque a... Meno infinito!"

"Perché?" chiede Simona.

"Meno per più fa meno" rispondo io, finalmente capendo, e lui sorride.

"Brava! Potresti ripetermi il tuo nome?"

Colta alla sprovvista, con una punta di indecisione sulla lingua rispondo: "Claudia. Claudia Manni"

"Brava Manni" il suo sorriso si allarga.

"Grazie" arrossisco imbarazzatissima.

Andiamo avanti, e stranamente riesco a capire.

"Prof, per la prima volta, dopo dodici anni di scuola, riesco a capire un argomento di matematica!" esulto.

"Ottimo! Questo significa che saresti pronta per la verifica?" scherza, e io indietreggio.

"Adesso non esageriamo!" alzo le mani al cielo.

"Hai detto tu di aver capito" puntualizza.

"Sì, ma... Un po' di esercizio prima non farebbe male! Lei che ne dice?"

Finge di non aver sentito e prosegue con la spiegazione fino al suono della campanella.

Tutti mettono via il materiale ed escono, io chiudo lo zaino e mi dirigo verso la porta, quando sento la voce del Prof che mi richiama.

Alzo la testa dal cellulare, e i miei occhi incrociano i suoi. Mi fa cenno con la mano di avvicinarmi. "Ti spiacerebbe riprendere il quaderno e una biro?" aggiunge poi. "Devi andare a prendere il treno o autobus?"

"No no" faccio posando lo zaino a terra. "Mezz'oretta a piedi"

"E non prendi il pullman?" fa stupito.

"No!" esclamo come se fosse la cosa più naturale del mondo. "Perché?" sorrido.

"No, così... Ad alcune persone non piace camminare" osserva.

"Io sono iperattiva. Se non cammino un tot poi non dormo la notte" Rido posando le cose sulla cattedra come da lui indicato. "Perché non ho consumato un tot di energia... Ma vabbè"

Mi fa sedere vicino a lui.

"Posso?" tocca il quaderno.

"Certo!" glie lo passo, e lui scrive qualcosa con la sua stilografica.

Romantic LoveWhere stories live. Discover now