Capitolo 4.

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*MR FIELDS'POV*

La matematica una dittatura... Ma dico io, come si fa?

Come tutte le cose, esiste! Ha lo scopo che chi la usa decide, ma di certo non è nata per quello!

Però... Certo che con quella ragazza non ci si annoia mai! È proprio bella. Bella sia esteticamente, che caratterialmente.

Sì, ti fa impazzire... Ma lo capisci che è spontanea!

Come i bambini... Sì, è una bambina: dove riesce è felice e continua, dove non riesce mette il broncio e chiude tutto. Ah... Diventerò matto!

"Luca? Luca? Luca? Luca!" sento una voce che continua a chiamarmi.

"Eh? Che cosa succede?" mi guardo intorno. Ah già...

"È pronto! Dai, che i bambini hanno fame!" mi rimprovera dalla sala da pranzo.

"Sì, arrivo" mi alzo dal letto e vado.

Oggi siamo a casa dei nostri genitori per un pranzo in famiglia. Mia sorella Chiara con suo marito, Filippo, e il piccolo Gabri, di cinque anni e mio fratello Emanuele, con sua moglie Silvia e la piccola Sarah.

"Zio!" mi corre in contro.

"Ciao piccolo!" sorrido accarezzandoli.

"Finalmente!" esclama mia mamma. "Che cosa succede, non stai bene? Hai una faccia..."

"No, ma' ... Quella è la sua faccia! Che ci può fare? Glie l'avete data voi!" risponde Chiara.

Le tiro una cuscinata. I bambini ridono, i miei mi rimproverano.

"A ventotto anni ancora a giocare come i tuoi nipoti... Ma non ti vergogni?" scherza lei ritirandomelo.

"Disse quella che a trentadue ancora fa le fuitine... Nulla a togliere a te, Filippo... Ci mancherebbe! Mi dispiace solo che ti trovi a seguire quella matta di tua moglie!"

Mio cognato diventa rosso, ma sorride.

"È abbastanza divertente, per cui ce la caviamo... Grazie per il pensiero"

"No, certo... Lo credo bene! Peccato ce l'avessi con mia sorella però" rettifico mandando giù un boccone. "Che, tra l'altro, ancora non sa difendersi da sola!"

"Non è che non lo sappia fare, è che, a parte te, al mio fianco ho solo cavalieri e una donna fantastica pronti a difendermi per ogni evenienza, ovviamente contro di te... E al contrario di te!" mi fa la linguaccia.

"Devo trovarmi una donna? Mi stai dicendo questo?" colgo la sottigliezza.

"Diciamo che sarebbe anche carino..." risponde mio padre. Alzo gli occhi al cielo.

"Per ora ho un lavoro, che ho faticato per ottenere. Una cosa alla volta" sfodero un sorriso fintissimo e continuo a mangiare, mentre Gabri mi guarda serio.

"Che succede?" gli sorrido.

Mi sorride anche lui e riprende a mangiare.

"Mangia tutto eh? Così cresci forte forte"

"Come te!" strilla muovendo le gambine sotto il tavolo l'altro.

"Ahia! Gabriele!" mia sorella sgrida il figlio, che probabilmente le avrà sferrato un calcio. Anche lui è uno che non sta mai fermo.

"Ancora, ancora!" scherzo io.

"Ma sei stupido?!" esclama lei, e tutti ridono.

"Tanto è a te che colpiscono... A me non fanno niente!" sorrido ai bimbi. "Vero?"

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