Capitolo 15.

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*CLAUDIA'S POV*

"Matematica non è mai stato il mio forte" spiego. "E papà ha sempre usato questa metafora, che poi per lui è anche letterale visto quanto ha viaggiato per lavoro... Però per me ancora ..."

"È un po' presto per lavorare, non trovi?" sorride lui.

"Beh, non lo faccio mentre studio perché ho la fortuna che i miei pensano a tutto, però per avere qualche soddisfazione ho iniziato l'estate scorsa. Solo estivo" specifico.

"Già così è un altro discorso. Che cos'hai fatto? Se posso.." domanda curioso.

"Barista, poi ho dato ripetizioni di inglese e spagnolo a dei ragazzini delle medie... E ho provato anche, per un mese solo però, a fare la cantante in un piano bar"

"Nello stesso in cui lavoravi?" scherza. Rido.

"Sì!" annuisco.

"Beh, brava!"

"Grazie" sorrido. "Lei, Prof?" aggiungo poi, incuriosita. Mi guarda male.

"Il patto"

"Ma le ho solo chiesto..."

"Il patto" ripete, sempre con lo stesso tono.

"Lo odierò questo patto. Già lo so..." sbuffo camminando.

"Una curiosità: esiste davvero l'aula studio qui?" lo guardo.

"No. Esiste l'aula per i ragazzi che hanno bisogno del docente di sostegno. La Preside avrà pensato mi riferissi a quella"

Questa nostra ... Qualunque cosa sia, potrebbe costargli cara. Dovrei sciogliere il patto, e dovremmo dimenticarci di tutto. Perché non riesco? Perché non riusciamo? 

"Perché lo hai fatto? Il compromesso intendo" mi viene spontaneo chiedergli.

"Perché ci sono quei momenti, quelli in cui mi provochi..." replica senza mai scomporsi. "E non si riesce a ragionare lì. Non riesco ad essere oggettivo. Una cosa è in classe, nell'orario, mentre correggo un compito o spiego. Un'altra è fuori, quando so che siamo solo noi due. Anche se sempre dentro in un certo senso è... Non so se mi spiego, voglio dire: siamo sempre in un contesto formale, dove io sono il tuo insegnante e tu la mia alunna.

Che dio benedica i confronti, quelli ci dovrebbero essere in qualunque momento, il problema arriva quando... " deglutisce, non finendo la frase.

"Ho capito... Però non cambia la cosa. Sono dei momenti, e Lei li domina alla perfezione - ancora non so come -"

Sorride.

"Sarà sempre così dici? Ti fidi così tanto di me?" si avvicina, sedendosi sul tavolo.

"Sì. Qui sei tu che non credi abbastanza in te stesso, come persona e docente. E questa cosa è la più ingiusta di tutte" gli faccio notare alzandomi. Gli do un bacio e poi esco, dal momento che la campanella è suonata e la giornata è finita.

Sarei dovuta restare, lo so, però devo uscire da qui il prima possibile. La Prof sarebbe potuta entrare da un momento all'altro a prendere cappotti e borsa! Gli mando un messaggio per spiegargli il motivo della mia decisione, dopodiché mi dirigo in stazione.

La settimana dopo, abbiamo l'ennesima discussione. Questa volta perché, come al solito, ho avuto paura, e mi sono bloccata. Mi ha chiamata alla lavagna per un'interrogazione, ed io mi sono bloccata. Ho preso comunque cinque, perché la parte teorica l'ho saputa esporre perfettamente, ma per la pratica sono rimasta come una statua per tutto il tempo. 

Avevo la sensazione che la classe intera mi stesse fissando, riuscivo a sentire qualcuno suggerire, ma io non riuscivo a parlare. Il Prof. Fields mi si è avvicinato per aiutarmi, ed io ho iniziato a dire cose insensate, nonostante sapevo fossero sbagliate, ma non riuscivo a fermarmi, perché ero nel pallone più totale e desideravo solamente tornare al posto.  

Romantic LoveWhere stories live. Discover now