capitolo 6

225 18 3
                                    

2 SETTIMANE DOPO

Due settimane. Due settimane che ero rimasta sola. Due settimane che che non vedo Harry. Due settimane in cui mangio a stento. Due settimane in cui non dormo. Due settimane di puro schifo. E il bello è che io non lo conosco da molto, ma è come se lo è. Nelle mie nottate da incubo mi ricordai di un bambino che ho conosciuto da bambina, un ragazzino che consideravo amico , forse l'unico che avevo mai avuto fino ad Harry. Era molto dolce, ed molto carino, aveva capelli boccolosi, occhi verdi, labbra a cuoricino in effetti assomigliava ad Harry. Risi al pensiero che potesse essere lui. Non seppi mai il nome di quel bambino o forse non me lo ricordavo, l'avevo conosciuto con mia mamma al mio primo giorno, della mia nuova scuola economica. La mia famiglia non era ricca o cose del genere, anzi mia mamma lavorava come cameriera in una locanda, mentre mio padre scriveva, non so cosa scriveva, non l'ho mai saputo.

Mi ritrovo a pensare i ricordi della mia infanzia, in piena notte. Come ho detto prima, non riesco a dormire, è come se il mio primo giorno in questo posto stia ritornando per rimanere, la paura sta tornando ancora di piú, la voglia di lasciarmi trasportare piano piano alla morte è sempre di piú.

Lo scatto della serratura della mia cella mi fece capire che qualcuno l'aveva aperta ma nessuno entrò, e adesso avevo ancora piú paura. Harry quando mi ha lasciato, non si è reso conto di aver perso il suo accendino e cosí lo presi per legarmi a lui in qualche modo, ma è arrivato il momento di usarlo. Uscí dalla cella con la fiamma dell'accendino ancora accesa, e mi feci strada tra i svariati corridoi e curve che vi erano nell'edifico cupo e rumoroso per via dei pazienti, ma dei piccoli rumori mi portarono in un posto remoto dell'edificio . Trovai una porta mal concia d'avanti a me, ma era chiusa, cercai nei vari angoli dei corridoi finchè la fiamma non illuminò qualcosa di luccicante che si direbbe una chiave. La presi e la girai nella serrattura fino ad aprirla. Presi un lungo e rumoroso respiro prima di entrare. Mi chiusi la porta cigolante dietro di me e quasi svení per quello che trovai subito dopo. Harry.

Corsi subito da lui, era pieno di sangue secco in faccia, dei tagli non molto profondi, gli rovinavano la sua pelle e il suo viso celestiale. Era bendato sulla bocca e cosí lo liberai, i suoi occhi erano cupi e spenti, senza alcuna emozione "Harry ma che ti hanno fatto?" lo abbraccia facendo attenzione a non fargli del male, perchè sapevo che oltre gli sfreggiamenti in faccia c'erano altri segni a marchiarlo.

"Devi andartene Katie è una trappola" disse e io corrugai la fronte "chiediti il perchè solo la tua cella è stata aperta, chiediti perchè quei rumori ti hanno portato qui, chiediti perchè le chiavi della cantina erano cosí trovabili, " tutto torna, quel che sta dicendo è tutto vero, oh santo cielo.

"Dovresti ascoltarlo sai?" una voce dietro di me, mi fece girare, e una Moore con un sorriso malizioso stampato in viso, si fece spazio nella stanza "sei cosí ingenua ragazza" rise di me.

"Perchè non lo hai fatto trasferire in America?" dissi ma lei rise "era il suo patto, non mi avrebbe mai piú rivista se stavo bene e cosí era, perchè ora è qua?!" urlai. Mi fa cosí male vederlo qui, chissá da quanto è qui, nella stessa posizione.

"Ma come non lo vuoi qui?" mi guardò con uno sguardo di finta delusione e subito dopo, infatti, rise. "È la sua punizione" disse avvicinandosi a me e mettendosi di fronte a me "e questa è la tua" mi sentivo perforata. Misi la mano sulla zona colpita e vidi che a macchiarla era del sangue frescho e rosso come il fuoco. Potevo sentire ancora le urla di Harry ma non quando caddi a terra.

POV HARRY

"Noo! Stronza" urlai. L'aveva colpita, con un coltellino. Mi ribellai dalle catene, fregandomi del dolore che mi stanno procurando, non è paragonabile al dolore che provo adesso.
"Slegami!" mi ribellai "ho detto slegami!" urlai con tutta la forza che avevo nelle corde vocali.

"Non cosí infretta Styles" disse con un sorrisino "ora che ho trovato il tuo punto debole, potrei metterti in riga molto piú facilmente" rise di me. Katie non è il mio punto debole, nessuno lo è mai stato, ma la cosa di cui ero sicuro è che se le fanno del male, divento una furia ma anche vulnerabile.

"Slegami! Cosí morirá!" urlai ma lei fece una risatina. Una cosa è certa lei morirá per le troppe risate "lei è qui per errore, l'avete scambiata per un'altra ragazza, che a quanto pare le assomigliava, ma Katie è innocente, non c'entra niente in questa merda!" raccontai urlando, tutto quello che mi aveva raccontanto Katie. La Moore fece cadere il coltellino sporco di sangue, e il suo sguardo si incupí e guardò per terra.

"Cosa?" sussurò. Giurerei di avere visto il suo volto dispiaciuto, ma questo pensiero sembra piú una battuta. "Come può essere? Io sono sempre attenta ai miei pazienti" continuò a gurdare per terra "Stai mentendo!" il suo sguardo ritornó su di me, ma questa volta era arrabbiata.

"No! Non sto mentendo" urlai "chiediti perchè lei non si è mai ambientata, perchè lei non ha nemmeno i pidocchi, chiediti perchè ha paura di tutto quello che le circonda" mi fermai "non credi che se era la fuggitiva avrebbe sopportato queste cose con naturalezza?" chiesi.

"Nessuno ha mai sopportato questo posto" disse "ma controlliamo subito, ho prucurato una cicatrice sul collo alla presunta fuggitiva quando ero andata a far visita al manicomio in cui era prima di scappare" disse avvicinandosi a Katie.

"Controlli" acconsentí "e poi perchè lei si chiama Katie e quella non so neanche come cazzo si chiama" dissi.
La Moore spostò i capelli della mia Katie ferita e lei si allontanò di colpo "che le avevo detto?" dissi con tono soddisfatto. "Ora slegami puttana!" urlai dimenandomi dalle catene.
Chiamò le guardie che arrivarono subito dopo a slegarmi.

Mi avvicinai subito a Katie che era caduta a peso morto, qualche minuto prima. "Katie che ti hanno fatto?" sussurrai dolcemente al suo orecchio "per favore svegliati" dissi ancora sussurrando "ho raccontanto della tua innocenza, e credo che ti lasceranno andare non appena ne sarai ingrado" dissi sorridendo e senza farmi sentire dalle persone presenti "purtroppo questo non vale per me piccola Katie" ammisi con tono freddo ma malinconico.

La presi in braccio a stile sposa, non curandomi dei presenti, e mi feci strada per i corridoi. Stranamente non mi seguirono e allora continuai a camminare in cerca dell'infermeria che finalmente trovai.
"Oh santo cielo che le è successo?" chiese la donna, ma io le rivolsi uno sguardo assassino per farle capire che non c'è tempo per le chiacchere.
Lei mi indicò subito il lettino e io posai la ragazza lí.

"Devo operarla, ma non credo che sará facile da sola ma ci proverò" mi sorrise cosa che io non ricambiai proprio, sono troppo preoccupato per lei, e ancora non ne capisco il motivo.

2 ORE DOPO

C'era l'infermiera che da due ore stava conpilando centinaia di fogli, mentre io aspettavo il risveglio della mia piccola Katie.
Prima ero rimasto qui ad aiutare la signora con gli alttrezzi che avrebbero fatto sopravvivere Katie, ma oltre a questo ero paralizzato. Mi faceva male vederla cosí, ferita, sporca del suo stesso sangue, ma nonostante tutto era bellissima.
D'un tratto si mosse, e piano piano aprí quegli occhi color cielo bellissimo. Corsi da lei e le presi la sua piccola mano ghiacciata "H-harry" disse con voce strozzata.

"Ssh tranquilla" dissi sussurrando e tranquillizzarla "sai ho raccontato alla Moore della tua innocenza e sembrava dispiaciuta" risi per quella affermazione e lei si uní a me ridacchiando "probabilmente ti faranno uscire da qui" sorrise, si vedeva che lei non vedeva l'ora di andarsene, sembrava che aspettava questo momento da anni "ma io non verrò con te" confessai e il suo sorriso svaní in pochi secondi. Stava per parlare ma la bloccai "ora ascoltami, ti dirò tutto quello che mi hai detto tu okay" annuí in segno di arresa "devi andartene via da qui felice, dimenticati di questo posto, dimenticati del tuo passato, dimenticati di me, lo so che io non sono importante ma non lasciare che la mia metá innocenza e la nostra amiciza influenzi la tua voglia di andartene, perchè fidati ne hai tanta di voglia, e ti sto donando anche la mia di voglia per andartene, non sprecare questa opportunitá" le dissi quasi tutto quello che mi disse lei.

"Ma Harry io non posso" stavo per dirle che ce la può fare ma mi azzittí "no ora ascolta tu me" annuí per consentire "abbiamo promesso entrambi, svariate volte che ce ne andremo via di qua insieme, o come hai detto tu, le nostre strade si divideranno solo quando saremo in un altro continente, ma fino a quel punto noi saremo insieme" disse "è la nostra promessa e io non intendo infrangerla" sospirai

Sospirai sconfitto "Okay, ma devi curare la tua testardaggine" le sorrisi e lei ricambiò con uno ancora piú grande.

InnocentWhere stories live. Discover now