3.2 Into the darkness

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Il rumore del motore era agghiacciante in quella notte di pioggia, ma almeno copriva il vuoto che sembrava dividerli all'interno dello stretto abitacolo che li teneva vicini.

Eagle guardava il buio oltre il vetro e non lo vedeva, perché aveva lo stesso colore che si portava dentro. Non aveva detto una sola parola. Phoenix, al contrario, sembrava un fiume in piena, quasi avesse intrapreso una lotta serrata e senza esclusione di colpi contro il silenzio.

Non aveva nemmeno tentato di arginarlo: conoscendolo tanto bene, sapeva che l'irlandese si era trattenuto fin troppo. Si era sforzato al limite delle sue possibilità per mantenersi calmo e ragionevole, e quell'instancabile monologo gli era evidentemente necessario per riportare equilibrio in quella situazione cui non era abituato.

La sola domanda che era riuscito a porsi era di tutt'altra natura: aveva davvero voglia di continuare ad ascoltarlo?

In realtà, si rispose infine, non faceva gran differenza. Anche se aveva tentato in ogni modo di estraniarsi da quella conversazione a senso unico, le frasi dell'amico gli erano entrate dentro una a una, come piccoli semi piantati nel terreno che, a dispetto delle intemperie e della sua stessa volontà, stavano comunque germogliando.

Phoenix gli lanciò una rapida occhiata, forse per accertarsi che fosse ancora vivo, e si interruppe, ma solo per un attimo.

"È la scelta giusta, Eagle", ribadì, come se la tesi che aveva argomentato negli ultimi trenta minuti non fosse stata già sufficientemente illustrata. "Lo sai anche tu".

Il ragazzo annuì, senza sollevare lo sguardo dal nulla che stava fissando. Piuttosto ribadì a se stesso che quello era solo un modo, per Phoenix, di sfogare l'agitazione: aveva bisogno di convincere se stesso prima di chiunque altro, sciorinando ad alta voce tutti gli ottimi motivi che supportavano la loro decisione. In quel momento Eagle stabilì che poteva volergli un po' di bene in più perché probabilmente, tra loro due, era l'irlandese quello che aveva più paura.

"Sai qual è il tuo vero problema?".

"No...", mormorò distratto, ormai rassegnato ad assecondarlo.

"Che a volte ti preoccupi talmente tanto di fare la cosa più giusta che dimentichi di fare quella più utile".

"Me ne sono accorto...".

"Meglio tardi che mai!".

"Amore, piantala, per carità!", lo interruppe Aileann alle sue spalle, mentre sbirciava il profilo di Eagle con apprensione. "Ha già detto di sì, mi sembra più che sufficiente".

Phoenix sollevò appena lo sguardo per scrutare il riflesso della moglie e riuscì solo a incrociare i suoi occhi corrucciati, capaci di fulminarlo con un solo battito di ciglia.

"È che sembra uno trascinato al patibolo, non uno che ha detto di sì", borbottò, tornando subito a guardare di fronte a sé.

Aveva parlato come se lui non fosse stato presente. A dispetto del suo nervosismo, Eagle pensò che sarebbe riuscito a ridere per quel commento e quella bizzarra sensazione fu in grado di riscuoterlo dal suo torpore.

"Perché io penso alle conseguenze", si sentì in dovere di spiegare. "E penso che non ci siano scusanti. Abbiamo scelto di andare contro la nostra natura. Abbiamo scelto il caos e l'oscurità. Potrebbe essere la decisione peggiore della nostra vita".

Ailleann lo carezzò con uno sguardo pieno di tenerezza anche se lui non poteva vederla, e gli sfiorò delicatamente il braccio con un dito.

"Oppure la più sensata di sempre", sussurrò.

Eagle si voltò di scatto verso di lei, come se l'avesse punto un'ape.

"Davvero, Ailleann? Sei d'accordo anche tu?".

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now