3.8 What lies beneath

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Un passo.

Non doveva fare che un passo e aprire una porta.

Poi, in un modo o nell'altro, sarebbe giunta la fine.

Phoenix prese un profondo respiro che gli sollevò il petto e aprì gli occhi. Non aveva idea del tempo che aveva trascorso a fissare quell'ultima barriera. Forse un'inutile eternità, forse solo un banale istante.

Chiedersi, a quel punto, se avrebbe avuto la forza di portare gli eventi fino all'estremo non aveva più senso, così non se lo chiese. Afferrò la maniglia con tutta la sicurezza che possedeva e spalancò il battente di legno antico.

Davanti ai suoi occhi apparve esattamente la scena che si era figurato nella mente: i Maestri, i Segretari, i rappresentanti delle Quattro Colonne. Tutti i vertici della Congrega erano schierati al centro della stanza e stavano aspettando proprio lui. Lo capì immediatamente dai loro occhi, dagli sguardi di sfida che incrociò sui loro volti. Entrò e si richiuse la porta alle spalle con un gesto studiato e innaturale.

"Spero di non avervi fatto attendere troppo, signori", esclamò sarcastico, mentre le sue iridi verdi scandagliavano uno per uno gli uomini che aveva di fronte.

Per un momento provò a immaginare se stesso come Errol Flynn in uno dei film cappa e spada che suo padre gli faceva guardare da bambino, dove l'eroe si sbarazzava agilmente di un numero quasi incredibile di nemici senza mai smettere di sorridere beffardo. C'era un'unica nota stonata nella sua ardimentosa fantasia: quello che stava vivendo non era un film. La voce dura, calma e inflessibile del Primo Maestro ebbe l'effetto di ricordarglielo con allarmante immediatezza .

"Buonasera, Phoenix", lo salutò con una cortesia forzata che si sposava perfettamente con la sua espressione. "Era ora che tornassi a casa".

L'irlandese piegò le labbra in una smorfia.

"Casa?".

L'anziano mosse qualche passo nella sua direzione, staccandosi dal severo consesso che riempiva la sala.

"Mi duole che tu non sia mai riuscito a considerarla tale. Sarebbe stato più facile per tutti, ne convieni?".

Gli rivolse un oscuro sorriso e proseguì senza attendere una risposta che non sarebbe comunque arrivata, dal momento che Phoenix continuava a seguirlo in silenzio, troppo sdegnato per raccogliere quel blando guanto di sfida. Voleva ascoltare l'intero discorso.

"D'altra parte, Eagle e Swan sono sempre stati troppo condiscendenti con te, e Raven... deduco che non si sia mai impegnato quanto avrebbe dovuto. C'è così tanto che non sei riuscito a capire della tua missione!".

"Dovrete mettervi in fila, Maestro", ribatté l'altro, lasciandosi sfuggire una risata. "Siete già in parecchi a rimproverarmelo".

L' ironia, però, non sortì nessun effetto sul suo interlocutore. L'uomo continuava a fissarlo con uno sguardo serio, nel quale si coglieva a tratti una punta di pietà, come se in fondo al cuore provasse dispiacere per quel ragazzo che non riusciva a cogliere l'importanza o il valore di ciò che la vita gli aveva offerto.

"Non hai mai compreso davvero il tuo ruolo", proseguì impassibile, ignorando la provocazione. "La Congrega esiste da secoli. Migliaia di uomini hanno consacrato la propria vita a questa causa".

"Quale causa? Il controllo delle vite degli altri?".

"La facoltà di intendere non è per tutti, Phoenix. Il discernimento, il vero sapere, l'illuminazione non sono doni comuni a tutti gli esseri umani". 

Il Maestro mosse ancora un paio di passi mentre scandiva quelle frasi, poi il suo movimento si interruppe e così la sua voce. Chinò appena il capo, come seguendo un pensiero interiore. La sua espressione, per un istante, si accese di una luce così inconsueta da far rabbrividire il Custode.

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now