3.4 Excuse me while I kiss the sky

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Non sembrava esserci nessuno all'ingresso principale. Era possibile che tutti fossero occupati, in quel momento. Con Raven, con Charles o con le infinite discussioni su come avrebbero dovuto agire contro di loro. Oppure era possibile che li stessero semplicemente aspettando.

A quella seconda opzione, però, nessuno voleva pensare.

Eagle e Swan attesero in silenzio che Phoenix e Aillean svanissero oltre la porta. Videro il metallo della chiusura arroventarsi, perdere la sua forma, agglomerarsi per poi tornare lentamente a imbrunirsi. Avevano concordato di lasciare una sola uscita possibile dalla villa, un'entrata secondaria. Phoenix, al suo passaggio, avrebbe sciolto e deformato ogni serratura. Una dopo l'altra, le stanze sarebbero state sigillate per impedire la fuga. Se qualcuno fosse riuscito a imboccare l'unica via possibile, avrebbe trovato uno degli altri due Custodi ad attenderlo.

Eagle gettò una rapida occhiata all'edificio.

"Possiamo dividerci le due ali del palazzo", disse a Swan senza guardarla. "Aria da una parte, Acqua dall'altra. Dovrebbe bastare".

"Bastare a cosa?".

"Ad arginare l'incendio", le spiegò mentre si incamminava lungo uno dei vialetti che costeggiavano la villa. "È già sufficientemente grave quello che stiamo per fare, non occorre mettere in pericolo persone innocenti mandando a fuoco mezza città".

Lei si affrettò ad andargli dietro per non perdersi il suo discorso. La voce di Eagle le arrivava interrotta, ma abbastanza chiara per farle comprendere quale pensiero lo stesse agitando tanto, al punto da spingerlo a quella ricognizione urgente.

Gli teneva dietro a fatica perché la caviglia le doleva, il terreno era molle di pioggia e l'esterno era stato lasciato completamente al buio. Pensò che una volta lui l'avrebbe aspettata, persino sorretta, ma quel tempo era passato. Decise di non lamentarsi e si costrinse a stare al suo passo senza chiedergli di andare più piano e senza commentare le sue decisioni. La sua mente era comunque presa da un diverso pensiero. Obbedire ciecamente a Eagle era il massimo che riuscisse a fare, e tutto sommato le andava anche bene, perché la sollevava dall'incombenza di dover ragionare su argomenti che non fossero quelli che la preoccupavano in quel momento.

Cercando di non inciampare e di non scivolare sul sentiero sdrucciolevole, iniziò a portarsi nervosamente il cellulare all'orecchio, con un movimento quasi ossessivo. Quando, infine, le rispose una voce gracchiante e monocorde, Swan rallentò e si lasciò sfuggire un sospiro infelice.

"Che stai facendo?", la rimproverò Eagle voltandosi appena, ma senza fermarsi.

"Sto provando a contattare Raven".

Lui imprecò a mezza voce, forse per la notizia, forse per la sciocca speranza di lei o semplicemente perché la pioggia aveva ricominciato a sferzargli la faccia. Il perimetro della villa era enorme e quell'insolita oscurità tutta intorno rendeva ancora più difficile il loro compito. Se avessero anche perso tempo in chiacchiere avrebbero impiegato un'eternità a completare il giro.

Swan cercò, nonostante l'acqua, di controllare la chat, per vedere se qualche spunta blu si fosse accesa su uno dei suoi messaggi. Inciampò e finì per terra con un lamento, mentre la caviglia riprendeva a pulsare così forte da strapparle un gemito.

Eagle, suo malgrado, si arrestò. Si precipitò da lei e l'aiutò a rimettersi in piedi. Dalla smorfia che le si disegnò sul viso comprese che quel movimento doveva esserle costato una fatica enorme. Pensò di essere stato ingiusto a trascinarla in quella perlustrazione nelle sue condizioni. Avrebbe fatto meglio a trovarle subito un buon punto nelle vicinanze dal quale poter controllare la sua parte di edificio, senza doversi più muovere. Con la pioggia che cadeva copiosa, spandendosi naturalmente su tutto ciò che li circondava, Swan poteva comandare l'Acqua da qualsiasi posizione con estrema facilità.

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now