3.5 The Sun

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Swan tagliò il giardino a grandi falcate, ignorando del tutto la caviglia che urlava di dolore a ogni passo. Era talmente furiosa per ciò che era appena accaduto da non badare nemmeno all'acqua, al freddo, al fango. Aprì con un gesto rabbioso l'ingresso e se lo richiuse alle spalle.

Quel repentino cambio di scenario la sorprese. Non c'era più l'acqua a bagnarla e il rumore scrosciante della pioggia le giungeva ovattato. Era sparito anche il vento che faceva gelare. Si ritrovò nella penombra di un ingresso silenzioso e deserto. Appoggiò la schiena alla porta e si impose di calmarsi. Non sarebbe stata di nessuna utilità se si fosse precipitata dentro senza prima ragionare. Chinò il capo e si appiattì ancor di più contro la superficie lignea, che sembrava l'unica capace di tenerla ancora in piedi.

Eagle era riuscito a farle paura, anche se le riusciva difficile associare proprio a lui quel sentimento. Allo stesso tempo, non riusciva a non tormentarsi all'idea di quanto fosse lontano dal vero. Talmente lontano che lei non avrebbe saputo da dove cominciare per riuscire a spiegargli cosa era davvero accaduto, quella notte.

Raven, in effetti, non si vantava a sproposito: era veramente bravo a comprendere le donne. Aveva capito alla perfezione cosa le stesse passando per la testa. Perfino quando si erano baciati e si erano rotolatati sul divano in quel momento di totale irrazionalità, lui non aveva perso il suo proverbiale fiuto: lei non lo amava.

Voleva solo sfuggire a una realtà che non le piaceva, costruendosi un'alternativa a modo suo, così come aveva sempre fatto. Un mondo in cui Raven avrebbe potuto adorarla come lei sognava e come Eagle si era stancato di fare. Qualcosa di caotico e indeciso in cui annegare i dubbi e le perplessità senza doverli affrontare.

Ultimo, ma non meno importante: era alla ricerca di un valido motivo per sentirsi indegna. Perché, senza aver fatto mai nulla di male, in tutti gli anni passati con Eagle aveva sempre avuto l'impressione di non poter eguagliare il suo amore. Non le importava che lui ripetesse di essere felice fino allo sfinimento: lei continuava a sentirsi quella sbagliata. Se avesse passato la notte con Raven, e senza nemmeno la scusa di amarlo alla follia a giustificarla del suo gesto, avrebbe finalmente dato fondamento e sostanza a quel sospetto.

Raven, invece, aveva preferito svegliarla e tirarla fuori da quello stupido inganno. La sua lucidità l'aveva spinta a guardare con occhi diversi la situazione in cui si era cacciata. Cercando di riparare ai propri passati errori, le aveva fatto credere che non tutto era perduto, che esisteva un modo per salvarsi. Evidentemente non era bravo a capire gli uomini quanto le donne, dal momento che ogni tentativo di Swan di recuperare la storia con Eagle si era rivelato un clamoroso fallimento. Quando aveva provato a confidarsi con lui, si era sentita rispondere che era troppo tardi. E quando aveva scelto di essere sincera, lui le aveva addossato la responsabilità di qualsiasi cosa la sua immaginazione gli aveva infilato in testa, senza nemmeno chiedere una spiegazione.

Non se lo meritava. A conti fatti, sarebbe stato meglio dire una bugia.

Aprì gli occhi di colpo. Qualcosa di gelido le stava attraversando le dita: stava perdendo il controllo, e non era quello il momento per farlo. Doveva trovare Ailleann nel minor tempo possibile. Si concentrò su quel pensiero e i sottili serpentelli si prosciugarono all'istante, poi si infilò nel corridoio e si diresse verso il foyer.

֍

L'aveva lasciata andare.

Non poteva negare di aver provato un piccolo dolore, guardandola salire le scale. Non poteva negare di aver chiesto a qualche angelo di badare a lei, dal momento che lui non poteva più farlo. C'era rimpianto, e c'erano sgomento e angoscia nei suoi occhi verdi. Perché erano arrivati fino a quel punto senza che lui fosse stato capace di cambiare nulla. Senza che lui fosse stato in grado di proteggere davvero coloro che amava.

Laminae [SEQUEL di OPERA]Where stories live. Discover now