11. «Caos»

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🎵 Paralyzed : NF

' S L E E P L E S Swithout you '

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' S L E E P L E S S
without you '

Attenzione: capitolo estremamente triste e pieno zeppo di emozioni dall'inizio alla fine. Consigliata la lettura insieme a un pacco di fazzoletti, qualcosa da mangiare e anche se fa caldo, una coperta 🫶🏻
Scusate il ritardo.

Ros.

Era l'ennesimo cassetto in cui rovistava. Per disperazione aveva deciso di usare la scatola di fiammiferi trovata in salone ma in ogni caso, non era stato capace di trovare il suo accendino. Quello da cui non si separava mai, quello con cui aveva condiviso innumerevoli notti insonni e sferrato anche qualche pugno a scuola. L'aveva notato esposto sulla vetrina di un negozio e gli era piaciuto talmente tanto da spingerlo a iniziare a fumare. Una volta lo aveva quasi perso e per questo ci aveva perfino fatto incidere le sue iniziali: KTH.

E con la sua Marlboro incastrata come di consueto tra i denti, si aggirava per la casa come un pazzo furioso. Sentiva il sangue ribollire nelle vene e presto il primo vaso si schiantò sul pavimento lucido di marmo, provocando un boato così forte da farlo imprecare volgarmente. Lo odiava.

Il suono del proprio nome scivolato da quelle labbra carnose con un neo puntellato in basso, continuava a tormentarlo. Tanto da voler sbattere la testa al muro ripetutamente e magari svenire dal dolore. Lo odiava. Odiava l'effetto che quel ragazzo gli provocava. Odiava che lo avesse seguito in quel luogo così personale a lui, che magari avesse sentito, visto. Odiava mostrarsi al mondo perchè perfino il suo riflesso allo specchio gli faceva venire da vomitare. Non voleva togliersi la maschera, non voleva mostrarsi debole o capace di provare affetto.

Aveva smesso parecchio tempo fa.

E un solo vaso non avrebbe di certo placato la sua rabbia, e così passò ai quadri. Spezzandoli, incrinandoli e sfregiandoli a morte. Poi giunse dinanzi all'enorme credenza dorata ricolma di piatti, tazze e posate di tutte le forme e misure. Sono ricoperto d'oro ma il mio cuore è un guscio vuoto e secco, pensò tra sé e sé Taehyung, tirando una lunga boccata di fumo.
Con una sola mano buttò a terra un intero piano del mobile e la spinta fu così forte da costringerlo ad aggrapparsi con tutte le sue forze al legno. Voleva piangere e urlare con tutto sé stesso ma dalla bocca uscivano solo gemiti strozzati, la gola aveva ricominciato a fargli male e scivolò sul pavimento con le mani strette tra i capelli neri. Rimase lì seduto con le spalle al muro per un tempo che a lui parve infinito e tra i mille pezzi di vetro e porcellana finissima, notò la cornice di una fotografia capovolta. Allungò una mano ferita e tremante e la girò per osservarla meglio; il vetro era rotto ma la carta all'interno era intatta e ancora vivida come quel ricordo che custodiva dentro di sé. Raffigurava lui al centro, seduto sul divano verde di velluto con indosso un completo bianco elegante e costoso. Al suo fianco Jimin, con il pollice sollevato e un sorriso smagliante sulle labbra, tanto abbagliante da rendergli gli occhi due mezzelune. Alle loro spalle i signori Park, in piedi e con le mani intrecciate. E infine il tavolino, imbandito. Una torta di compleanno al centro e il numero tredici ben visibile.

Sleepless Without You | TaekookDonde viven las historias. Descúbrelo ahora