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Taehyung se ne stava appollaiato su uno degli sgabelli dietro l'isola della cucina di Jeongguk e osservava in silenzio proprio quest'ultimo che versava il preparato per pancake nella padella calda. Fissava come incantato il segugio infernale tatuato sulla sua pelle, che si muoveva e guizzava in contemporanea ai muscoli del suo braccio. Poi spostò lo sguardo verso il basso dove, lasciate scoperte dai pantaloni della tuta, due fossette facevano bella mostra di loro sulla parte bassa della schiena di Jeongguk. Il biondo sorrise: non importava quante volte avesse visto il proprio ragazzo a torso nudo, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.

Toc toc.

La concentrazione di Taehyung venne irrimediabilmente rovinata da un insistente bussare alla porta d'ingresso.

«È aperta!», esclamò Jeongguk ad alta voce, girando abilmente un pancake con un colpo di padella.

Pochi secondi dopo, Jieun entrò nell'appartamento inciampando sui suoi stessi piedi, il medesimo chignon disordinato della sera precedente in testa e il trucco sbavato sotto gli occhi. Indossava ancora la maglietta con cui si era presentata al bar il giorno prima e un paio di pantaloni del pigiama in flanella rossa, quasi identici a quelli che Jeongguk aveva addosso proprio in quel momento.

«Gesù», sbuffò la ragazza, sollevando un sopracciglio in direzione del fratello. «Chi ti ha aggredito con una macchinetta per tatuaggi?» L'ultima volta che l'aveva visto, Jeongguk non aveva neanche la minima traccia d'inchiostro addosso, mentre ora le sue braccia ne erano quasi completamente ricoperte.

Jieun rimase a guardarlo per un po', ammirata: aveva sempre amato i tatuaggi, così come tutti i tipi di forme d'arte, indipendentemente dal genere. Tuttavia, aveva compiuto diciotto anni da poco, e non c'era mai stato verso che Chaewon si lasciasse convincere a firmarle un'autorizzazione prima, quindi non ne aveva ancora nessuno.

«Tipo, quattro persone diverse?», replicò ridendo Jeongguk, mentre la sorella gli si avvicinava, inciampando nuovamente (questa volta nel tappeto), e allungava una mano per toccargli un braccio tatuato.

«Mi piace questo», disse lei, indicando il disegno intricato e astratto di un gufo che lui aveva sull'avanbraccio destro.

L'Hellhound ridacchiò. Non tutti i suoi tatuaggi avevano un significato profondo, alcuni se li era fatti solo per in gusto di avere una bella opera d'arte incisa sulla pelle; e il gufo era proprio uno di quelli. C'era una storia dietro, ma era così ridicola che non valeva nemmeno la pena raccontarla: lui e Namjoon si erano recati allo studio in cui andavano entrambi di solito e il ragazzo più grande gli aveva indicato il disegno del gufo, dicendo che gli piaceva. Quando Jeongguk gli aveva chiesto perché avrebbe dovuto farsi proprio quello, Namjoon aveva scrollato le spalle e gli aveva spiegato che il gufo era un animale saggio, proprio come lui. Così Jeongguk aveva accettato sia il complimento che il tatuaggio.

Crimson | 𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Where stories live. Discover now