L'esperimento di Milgram

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Premetto che oggi un esperimento simile sarebbe considerato improponibile per motivi etici. Anzi, addirittura è stato a partire da questo esperimento che s'è iniziato a discutere sui limiti etici della ricerca psicosociale.

Ho deciso di postarlo perché il fatto che sia realmente avvenuto rende il tutto estremamente agghiacciante, anche se forse non in senso classico.

Giudicate voi.



Era il 1963. La seconda guerra mondiale si era conclusa da quasi vent'anni ormai, ma ancora ci si chiedeva quali fossero le ragioni che avevano reso possibili i terribili avvenimenti legati a quel periodo. Uno studioso, tale Milgram, avanzò una teoria: il popolo tedesco, per motivi culturali e personali, è particolarmente predisposto ad obbedire all'autorità senza discutere. Per dimostrare ciò, Milgram decise di condurre l'esperimento che vi descriverò prima negli USA e successivamente in Germania, per poi confrontare gli esiti.

Dopo aver effettuato l'esperimento per la prima volta, però, Milgram non sentì più il bisogno di replicarlo in Germania. I risultati, infatti, smentirono completamente la sua tesi iniziale.

Portando, ad una conclusione ben peggiore.



L'esperimento era questo: lo sperimentatore portava una coppia di volontari in una stanza. Ai soggetti diceva che l'esperimento riguardava l'apprendimento e l'utilità delle punizioni per migliorarlo. Dopodiché estraeva a sorte chi dei due doveva svolgere il ruolo di "insegnante" e chi quello dell'"alunno".

Piccolo dettaglio: uno dei due soggetti era un collaboratore dello scienziato e l'estrazione era truccata in modo tale che a quest'ultimo toccasse il ruolo dell'alunno.



L'alunno (il collaboratore) veniva fatto sedere su una sorta di sedia elettrica. L'insegnante aveva di fronte a sé diversi pulsanti. Il compito dell'allievo era quello di memorizzare alcune coppie di parole, quello dell'insegnante era premere un bottone diverso ogni volta che l'alunno commetteva un errore nel ripetere a memoria le parole. Al primo errore corrispondeva il bottone "15 Volt", al secondo errore il bottone subito a fianco ("40 Volt") e così via (ATTENZIONE! In realtà il collaboratore non riceveva nessuna scossa!). Naturalmente il soggetto poteva non rendersi conto della potenza della scarica elettrica che infliggeva (= che era convinto di infliggere), perciò sopra ad ogni bottone vi era un'etichetta recante una scritta, che poteva essere, ad esempio, "scossa lieve", "scossa dolorosa" o "scossa estremamente pericolosa".

Sull'ultimo tasto, solo tre lettere: "XXX".



Il collaboratore commetteva volontariamente diversi errori fin dall'inizio. Il soggetto era perciò tenuto a dargli scosse d'intensità crescente. Col passare del tempo, però, l'alunno iniziava a gridare in modo molto convincente e a chiedere di interrompere l'esperimento. A questo punto la maggior parte dei soggetti mostrava segni di esitazione, ma ogni volta lo sperimentatore ordinava di continuare, dicendo che era necessario, che era per il bene della scienza.



Avrete capito da soli, immagino, perché questo esperimento era eticamente inaccettabile: immaginate lo stress dei soggetti costretti nella spiacevole condizione di "Insegnanti"! E tuttavia questo esperimento è tutt'oggi considerato d'importanza fondamentale.

Per un unico motivo.




Due terzi dei soggetti arrivarono a premere l'ultimo bottone.

CreepypastaWhere stories live. Discover now