1 . Capelli

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L'ombrello trans è davvero affascinante per chi se ne interessa. Oltre a comprendere i ftm e i mtf, ricopre anche un insieme più piccolo: i generi non binari.

Quando in quarta elementare Shoko fece la conoscenza del nuovo docente di matematica che diceva di essere "demiboy" , non capiva del tutto tutta quella storia dei generi e dei pronomi. Era troppo complicata per una bambina di quell'età.

Però il maestro era simpatico: ci teneva al rispetto reciproco, e spesso per rivolgersi a sé stesso al posto della "o" usava un suono strano, ə, che lui disse si chiamasse schwa.

<<Serve per usare i pronomi neutrali>> le aveva spiegato con gentilezza quando Hinata si era incuriosita della faccenda.
<<E quali sarebbero?>> Aveva chiesto.
<<Quali sono gli ultimi pronomi che avete imparato in inglese?>> Il maestro era così: spesso spiegava tutto tramite indovinelli.
<<They, them e theirs?>>
<<Esattamente piccola!>> Le aveva scompigliato amorevolmente i capelli, mentre un sorriso spuntava sul viso della piccola.
<<Quindi quali sono i suoi pronomi maestro?>>

L'uomo era rimasto stupito da quella domanda. Certo, l'aveva insegnata a tutti gli studenti ma nessuno gli aveva chiesto quali fossero invece i suoi pronomi.
<<He e they>> le aveva sorriso, inclinando la testa di lato. <<E invece i tuoi?>>

Un tempo aveva risposto "She, her maestro" , ma adesso che era davanti allo specchio, un paio di forbici in mano e ciocche di capelli rossi nel lavandino non era più tanto sicura.
O forse dovrei dire sicuro?

Shoyo Hinata, un ragazzo trans, aveva avuto l'ennesimo attacco di disforia. Doveva semplicemente farsi la doccia, ma l'occhio gli era caduto sullo specchio. Odiava quel seno. Non era esattamente grande, anzi. Se provava a mettersi una maglia larga sembrava che non lo avesse nemmeno. Ma quando doveva spogliarsi per darsi una lavata, non si poteva fare un granché. Lo odiava. Non era parte del suo corpo, stonava ogni volta che provava a mettersi una maglia leggermente più aderente delle altre.

Il resto poteva passare. Non aveva mai avuto un fisico da stilista, le gambe non erano né prettamente femminili né prettamente maschili, e i fianchi erano okay. Carini, ma avrebbe preferito un fisico maschile.
I capelli invece erano lunghi. Li legava sempre in una coda, c'erano diversi ragazzi che portavano i capelli lunghi legati nella sua classe. Ma aveva sempre voluto tagliarli.

E adesso era lì, davanti allo specchio, appena uscito dalla doccia che lo aveva calmato almeno un po' dalla disforia, a tagliarsi i capelli più corti che poteva. Non ne poteva più di vedere quella ragazza nel vetro al posto di un ragazzo.

Ora una ciocca. Ora un'altra. Il lavandino stava diventando arancione per tutti quei capelli, e un po' lo spaventava. Ma uno dei suoi obiettivi era arrivare al liceo come ragazzo.

Solo qualche settimana e la scuola sarebbe ricominciata. Hinata avrebbe frequentato la Karasuno, scuola di cui si era quasi innamorato dopo aver visto il "piccolo gigante" in tv quando era ancora una bambina. E forse era partito tutto da lì, quella storia del ragazzo transgender.

Lui voleva essere come quel ragazzo in tv. Era basso, ma sapeva saltare in alto. Ma non lo avrebbero mai ammesso nella squadra maschile se si sarebbe presentato come ragazza, in primo superiore.

Qualcuno bussò alla porta facendo sobbalzare l'arancione, impaurito da cosa avrebbero pensato i suoi genitori ora che lo avrebbero visto con i capelli stra-corti. No, non aveva ancora fatto coming out. Né come ragazzo ftm, cosa che però premeva fare appena trovato il coraggio, né come pansessuale. Sì, aveva paura, paura che le persone che lo avevano cresciuto sin da bambino lo rifiutassero e lo cacciassero di casa, non rivolgendogli più la parola fino alla loro morte. Ma credo che questo, chiunque abbia un orientamento diverso dall'eterosessuale, o un genere che non sia quello assegnatolə dalla nascita lo tema.

Binder ── KagehinaWhere stories live. Discover now