7 . Spaghetti

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<<Mi' sono a casa>> gridò il moro entrando in casa, togliendosi le scarpe e lasciando lo zaino accanto alla porta di ingresso.
Sua sorella si affacciò dalla porta a sinistra, quella della cucina, con un mestolo in mano.

<<Oh eccoti, come è andata a scuola?>>
<<Dov'è mamma?>> domandò prontamente Tobio, ignorando la domanda. Miwa sospirò.
<<Domani ha il colloquio di lavoro, quindi è andata a dormire presto. Non ti spaventare ma ho cucinato io>>
<<Se mi paghi potrei anche provare ad ingoiare una cucchiaiata>> il ragazzo si avvicinò alla sorella, facendole la linguaccia.
L'altrə gli diede un colpo di mestolo in testa, e quasi riuscì a sentire il suono rimbalzare per le mura.

<<Ahia! Mi hai fatto male, cretin- Che pronomi devo usare stasera?>>
un'altra mestolata in testa.
<<Vanno bene i neutrali e i femminili. Ora vieni a mangiare>>

Prese il fratello per un braccio trascinandolo al tavolo, spingendolo per terra con la forza. Kageyama si guardò intorno, analizzando la situazione: c'erano macchie di sugo sparse ovunque, una pentola grigia che ancora fumava nel lavandino e le bacchette messe a caso sulla tavola. Il ragazzo si affrettò a sistemarle.
Certo che Miwa non era esattamente il genio della cucina.

Avrebbe potuto fare tante domande alla sorella, ad esempio come diamine ci fosse finita una macchia di sugo anche su soffitto, ma si limitò ad un: <<Non ho lavato le mani>>
<<Mangia e statti zitto>> borbottò Miwa, mettendogli sotto il muso un piatto di spaghetti col sugo. Ecco spiegate le macchie ovunque.

Il moro guardò la pietanza confuso, facendo dondolare la testa prima da un lato e poi dall'altro, titubante.

<<Cucina italiana?>> domandò curioso Tobio, osservando il piatto e piantandoci le bacchette dentro.
<<Qualche problema?>> domandò scontrosə l'altrə.
<<No, è solo che non so cosa mi aspetta>>

Stavolta il povero Tobio ricevette in testa due bacchettate.
<<Finiscila. Hai lavato le mani?>>
<<Seriamente Miwa?>>

<<Allora, la scuola?>> domandò la ragazza con la testa poggiata sui palmi delle mani, mentre il fratello finiva il proprio piatto di spaghetti.
<<Buoni gli spaghetti, dovresti farli più spesso>>
<<Tobio non cambiare discorso. Mi preoccupo per te, e non poco. Vorrei solo sapere come sia andata questa prima giornata in una nuova scuola con nuovi compagni, okay?>>

Il moro alzò gli occhi al cielo, continuando a masticare la pasta con il muso sporco di sugo ai lati.
La ragazza guardò il fratello mentre ingoiava, guardandolo con occhi insistenti.
<<Ah tutto bene, ho conosciuto anche alcuni delle squadra. Sono okay penso? Solo che due o tre ragazzi mi sembrano troppo energici per i miei gusti>>

La mora continuava a fissarlo con la testa quasi abbassata, ma con gli occhi sempre puntati nei suoi. Quasi brillavano di felicità dopo aver sentito quelle parole, ma Miwa voleva sapere di più.

<<Miwa, posso mangiare in pace?>>
<<Se ti lascio finire dopo ti chiudi in camera tua e non ne esci fino a domani mattina, quindi no. Non hai ancora provato a farti dei nuovi amici?>>
Il fratello socchiuse gli occhi, mandando un suo solito sguardo di sfida.
<<A dir la verità, ho passato gran parte del tempo con un ragazzo->>
Kageyama guardò la sorella mentre un sorriso le spuntava sul volto, decisamente felice. 

<<Tobio ma è una cosa bellissima! è carino?>> domandò.
<<Non guardarmi così, è stato lui a piombare in palestra mentre mi allenavo>>
<<Sì, ma è carino?>>
<<Mamma!>> si lamentò il moro.
<<Sta dormendo scemo>> e gli diede l'ennesimo colpo in testa.

Stavolta però Tobio si difese, lanciandole in faccia quei pochi spaghetti che rimanevano nel piatto.
Ci fu un lungo momento di silenzio, spezzato poi dalla ragazza che, dopo aver lanciato in faccia al fratello le proprie bacchette e sporcandogli la divisa di pomodoro, disse: <<Se non dovessi pulire anche il soffitto - non fare domande - a quest'ora ti avrei già messo la faccia nel sugo avanzato>>
<<Io passo>>
<<Fila a letto.>>
<<Ti voglio tantissimo bene anche io>>
<<Muoviti o ti costringo ad aiutarmi a pulire>>

Binder ── KagehinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora