3 . Fasce

343 34 84
                                    

Shoyo non aveva mai amato particolarmente la scuola. Non era il tipo che passava giornate intere sui libri a studiare o che badasse chissà quanto ai propri studi. Il suo unico sogno alle medie era entrare nella squadra di pallavolo maschile. Non che esistesse a dire il vero, però avrebbe voluto davvero tanto gareggiare contro altri ragazzi al posto di guardare le partite dagli spalti delle palestre.

A quei tempi non aveva fatto coming out con nessuno, e l'idea di giocare nella squadra femminile non lo entusiasmava molto. Perciò sua madre lo portava a vedere partite di ragazzi della sua età.
Ci fu una in particolare che catturò l'attenzione del ragazzo.

Stava giocando la Kitagawa Daiichi contro un'altra scuola di cui, onestamente, Hinata non aveva mai sentito né ricordava il nome.
C'era questo ragazzo, l'alzatore, che gridava ordini ai compagni in preda all'agitazione. Non che gli altri lo ascoltassero, e a dire il vero all'arancione un po' dispiacque vederlo totalmente emarginato con l'intera squadra che lo ignorava. Sembrava insopportabile, certo, ma nessuno meritava quel trattamento.
E ci rimase davvero male quando il coach lo mandò in panchina dopo che nessuno ebbe schiacciato la sua alzata. Okay era alta, ma potevano almeno provarci.

Shoyo era lontano, ma vide ugualmente gli occhi blu mirtillo del ragazzo perdere ogni segno di emozioni, le spalle che facevano su e giù per l'affanno immobilizzarsi e le braccia ricadere verso i fianchi, arrese.
Lo vide sedersi e mettersi un asciugamano sui capelli mori, chinando la testa verso il basso sconfitto. Gli venne quasi da piangere.

Ad ogni modo, settembre era arrivato. Hinata stava per andare alla Karasuno, la sua nuova scuola, dove sarebbe entrato nella squadra di pallavolo maschile. O almeno, ci sperava. Si era allenato come meglio possibile durante le medie, dopotutto non voleva giocare con le ragazze e aveva dovuto fare tutto da solo. Si ritrovò pentito da quella scelta, ma almeno le basi più o meno le sapeva.

<<Shoyo, hai preso le fasce di riserva?>> Sua madre sbucò dalla cucina con Natsu affianco, guardando il figlio all'ingresso legarsi le scarpe, elettrizzato dall'idea della nuova scuola.

<<Sì mamma>> rispose, allacciando la scarpa destra e aprendo lo zaino, mostrando alla madre di aver preso tutto.
Erano passati forse due mesi dalla sera del coming out, e i suoi genitori si erano subito attivati nel modificare documenti e moduli per la scuola. Gli avevano rifatto completamente l'armadio, regalando i vestiti più femminili alla bambina, e sistemato i capelli (diciamocelo, tagliarseli da soli non è il massimo).

Secondo il ragazzo i due avevano speso anche troppo: la loro situazione economica non era delle migliori ma nemmeno delle peggiori, e volevano anche pagargli la transazione. Shoyo li aveva subito fermati, dicendo che per il momento non ce n'era bisogno e che costava anche troppo. Il padre però non si era arreso, comprando al ragazzo tre fasce per il petto per nascondere il seno. Non poteva tenerle per più di quattro o cinque ore e all'inizio respirare non era tanto facile, ma dopo un po' Hinata si è sentito come rinato.

<<Io vado, salutatemi papà!>> Disse, riferendosi all'uomo tornato solo qualche ora prima dal turno di notte e uscendo di casa con i manici della bici tra le mani.
Fuori il sole era sorto da poco, regalando una luce gialla rossiccia all'ambiente di montagna. Shoyo respirò l'aria a pieni polmoni, per poi salire in sella e iniziare a pedalare. La Karasuno non era tanto vicina.

I propri passi rimbombavano nei corridoi della scuola. Alcune ragazze si girarono di colpo, vedendo un qualcosa di arancione sgusciare via tra i vari gruppi.

Shoyo era sempre stato un tipetto molto veloce, dopotutto. Non era alto, ma poteva compensare le scarse abilità nella pallavolo con la velocità e soprattutto il suo salto.
Non sapeva nemmeno come, ma era sempre riuscito a saltare molto in alto, il che da una parte era spaventoso. Ma a lui divertiva.

Vide l'angolo della porta che portava alla palestra e, con i muscoli facciali che ormai sembravano esplodere, si mise a correre ancora più velocemente, facendo quasi cadere uno del secondo anno che iniziò ad urlargli colorite parole contro.

Quasi inciampò nei propri passi arrivato alle scale del luogo, aggrappandosi alla maniglia della porta per non cadere. Appunto mentale, non correre sulle scale o con le scarpe un po' troppo larghe.

Scosse la testa e solo allora notò che non era solo in quella palestra. C'era un altro ragazzo dai capelli mori, decisamente più alto di lui, gli occhi color mirtillo e i capelli più scuri della cenere, col taglio simile a Calimero. Era concentrato nel fare palleggiare il pallone per terra, e probabilmente non si era nemmeno accorto di Hinata. Prese la palla in mano, e la lanciò per un servizio in salto.

In quel momento, mentre il moro si preparava a schiacciare per mandare l'oggetto oltre la rete, Shoyo realizzò.
<<MA TU SEI QUELLO DELLA KITAGAWA DAIICHI!>> gridò, indicandolo con un dito. Sorpreso, l'altro perse la concentrazione, e la palla gli cadde in testa.

Si massaggiò la nuca con la mano, girando la testa verso il mandarino ed alzando un sopracciglio. <<E chi saresti tu esattamente?>>

Binder ── KagehinaWhere stories live. Discover now