Prologo

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Adam sospirò aprendo gli occhi e osservando attentamente la sua camera. Come al solito senza occhiali era tutto strano, vedeva quelle maledette scie d'oro che lo innervosivano perché non riusciva a capire cosa fossero. Le vedeva fin da quando aveva memoria ed erano quasi ovunque e a quanto pareva nessun altro le vedeva a parte lui. Aveva provato a chiedere al padre cosa fossero ma l'uomo gli aveva detto che non le vedeva e che forse se le stava solo immaginando ma Adam era più che sicuro di quello che vedeva e soprattutto convinto che suo padre gli avesse mentito. Infatti proprio intorno al padre il ragazzo vedeva molte più scie dorate che lo circondavano quasi a creare un'aura protettiva e la stessa cosa accadeva con la sua sorellina che era avvolta da quelle scie dorate e dorate su di lei erano anche delle piccole ali che Adam vedeva sulla sua schiena.

Anche delle ali aveva chiesto al padre ma l'uomo era rimasto molto confuso dalla sua domanda continuando poi a dire che non c'erano ne ali e ne scie dorate.

Il ragazzino di dodici anni sospirò e si sporse verso il comodino per poter prendere i suoi occhiali e finalmente alzarsi dal suo letto. Ecco, con gli occhiali al loro posto sul suo volto quelle scie scomparivano.

Con calma raggiunse la cucina dove suo padre e sua sorella stavano già facendo colazione.

-che ore sono?- chiese il rosso confuso sedendosi al suo posto e iniziando a mangiucchiare la sua frittatina ormai fredda segno che era stata preparata parecchio tempo prima.

-le otto- rispose Kynan al figlio osservando divertito poi come il ragazzino sgranava gli occhi conscio che avrebbe dovuto fare una bella corsa per arrivare in orario a scuola.

-perché non mi hai svegliato prima?- chiese confuso Adam mangiando poi voracemente la sua colazione e finendo con un solo sorso il succo di arancia presente nel suo bicchiere.

-papà lo ha fatto ma tu non ti svegliavi- rispose Kaitlyn ridacchiando mentre mangiava con calma visto che lei, diversamente dal fratello, non doveva fare tutta quella corsa per arrivare alla sua di scuola visto che l'avrebbe accompagnata il padre.

-maledizione. Io vado- e così dicendo Adam corse in bagno per lavarsi velocemente e con altrettanta velocità vestirsi ed uscire di casa. Una volta fuori si guardò intorno prima di attraversare e iniziare a correre come un dannato per le strade di quella minuscola cittadina dove abitavano. Gli occhiali non lo aiutavano minimamente visto che ogni due secondi gli scendevano sul naso ma Adam li lasciò stare conscio che si sarebbe solo innervosito se si fosse messo ad aggiustarli ogni due secondi. Ad un incrocio però il ragazzo dai ricci capelli rossi troppo preso dalla sua corsa andò a sbattere contro un uomo alto e grosso che per fortuna lo guardò solo male. Il problema di quello scontro però era stato che i suoi poveri occhiali gli erano caduti e il ragazzo riprendendoli vide che una stanghetta si era storta leggermente e sospirò, doveva farseli aggiustare.

Con quella consapevolezza il ragazzo decise di continuare a camminare verso scuola quando vide una grossa concentrazione di scie dorate. Non ne aveva mai viste così tante, nemmeno quando guardava il padre o la sorella, e ne rimase confuso ed estasiato. La curiosità ebbe la meglio sulla sua testa che gli stava dicendo di muoversi perché non aveva tempo da perdere e seguì quelle scie fino a quando non notò un enorme vortice verticale composto dalle stesse. Lo guardò estasiato prima di provare a mettere una mano al suo interno e vernici trascinato dentro.


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