Capitolo 1 - "I calciatori sono tutti stronzi?"

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Il suono stridulo della sveglia digitale appoggiata sul comodino ha invaso la stanza ancora immersa nella penombra. Lorenzo si è girato su un fianco e l'ha spenta, poi si è alzato dal letto pronto ad incominciare una nuova giornata.
L'estate appena trascorsa gli era servita per riposarsi e ricaricare le batterie in vista dell'inizio del campionato.
Ha fatto una doccia rinfrescante, ha indossato il completo d'allenamento e si è diretto verso Trigoria a bordo della sua Jeep nera.

"Buongiorno capitá" lo ha salutato un magazziniere non appena ha messo piede all'interno del centro sportivo.
Sentirsi rivolgere quell'appellativo, nonostante fosse ormai da tempo che la fascia era stretta sul suo braccio, gli faceva ancora uno strano effetto. Per lui il capitano era sempre stato Francesco Totti e dopo il suo sofferto addio Daniele De Rossi, due leggende a cui non osava minimamente paragonarsi. Da quando avevano lasciato il calcio, i tifosi avevano cominciato a parlare del fatto che il prossimo capitano della Roma potesse essere lui, ma c'erano delle gerarchie da rispettare.
Dopo Daniele era toccato a Florenzi, il cosiddetto "bello de nonna" che però, alla prima occasione buona, non si era fatto scrupoli a lasciare la capitale per andare a vincere con il Milan. Dopo Alessandro, la fascia è finita sul braccio di un bosniaco alto due metri che, con il suo carisma e le sue giocate si era trascinato la squadra anche nei momenti più bui.
Le incomprensioni con Fonseca però, avevano allontanato anche Dzeko e così Lorenzo aveva finalmente ottenuto il titolo da capitano a cui aspirava fin da bambino.
Per un ragazzo come lui, romano e romanista, cresciuto tra Cinecittá e Trigoria, indossare quella fascia dopo l'eredità lasciata da Totti e De Rossi era un sogno.
Nonostante ciò però, i dubbi continuavano a tormentarlo: sarebbe stato all'altezza?

"Lore', nessuno se la merita più di te" gli aveva detto Francesco quando gli aveva parlato delle sue paure. "E se dovessi deludere tutti? Se non facessi bene? Se finissi come Ale?" ha insistito Pellegrini rigirandosi la fascia tra le mani. "Ti sei sempre allenato duramente e con umiltà, se continui così i tifosi capiranno che in te si nasconde un grande capitano" lo ha rassicurato il numero dieci con tono paterno.
Quelle parole lo avevano confortato e giorno dopo giorno era sceso in campo sempre più sicuro di sé.
Piano piano si era guadagnato il rispetto dei suoi compagni e del mister e, lottando su ogni pallone, anche i tifosi avevano iniziato ad apprezzarlo.

Ricordava ancora quel derby, vinto tre a zero, grazie a quella punizione millimetrica che aveva fatto scattare tutti in piedi. Il gol di tacco segnato a Verona, gli assist per Tammy e Nicolò, il gol a Leicester e la coppa alzata in Albania.
Non poteva credere che, alla sua età, avesse vinto da capitano con la squadra che amava.
I festeggiamenti a Circo Massimo, il bagno di folla e le bandiere appese sui balconi, esperienze che difficilmente avrebbe dimenticato.

Ora però non era il momento per guardarsi indietro, c'era una nuova stagione per cui prepararsi. Il mercato estivo lo aveva sbalordito con gli acquisti inaspettati di campioni come Dybala e Wijnaldum, ma anche l'arrivo di giocatori esperti come Matic e Celik e la scoperta di giovani talentuosi come Zalewski, Bove e Volpato.

Mentre rifletteva sul futuro, una voce seguita da una pacca sulla spalla lo hanno fatto voltare di scatto. "Come stai zio?" gli ha chiesto Stephan con un gran sorriso. I due erano migliori amici da una vita e Lorenzo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era contento che il Faraone fosse rimasto a Roma per un'altra stagione.
Hanno cominciato a chiacchierare della loro estate e hanno raggiunto il resto del gruppo per iniziare la prima giornata di allenamenti.
Quando hanno finito, si sono recati in mensa e, tra una battuta e l'altra, si sono seduti a tavola per mangiare insieme.

"Porta questi di là! Sono per Pellegrini, Mancini e Zalewski!" ha ordinato la cuoca passando tre tazzine di caffè a Francesca.
Quando aveva accettato il lavoro che le aveva procurato suo zio, non pensava che sarebbe finita a fare la cameriera, ma aveva bisogno di quei soldi e così non aveva obiettato.
"Ecco i caffè" ha annunciato facendo il suo ingresso in mensa dove i calciatori ridevano e parlavano fra loro in almeno tre lingue diverse.
Sarà stata l'emozione per il suo primo giorno o quelle maledette scarpe, ma in un attimo ha visto il pavimento avvicinarsi e il vassoio che portava tra le mani le è volato via finendo proprio addosso al capitano della Roma.

"Ma che cazzo!" ha imprecato Lorenzo quando il liquido bollente gli ha macchiato i calzoncini e le scarpe scatenando le risate generali. A terra, davanti a lui, una ragazza con il grembiule alla vita cercava di rialzarsi maldestramente e borbottava delle scuse.
Era giovane, alta e snella; gli occhi verdi erano incorniciati da una cascata di capelli neri che le ricadevano ordinati in una coda di cavallo sulle spalle. "Scusa, non volevo. Ora pulisco tutto" ha ridacchiato in imbarazzo quella sconosciuta affrettandosi a recuperare le tazzine e i cucchiaini.
Non l'aveva mai vista e sperava di non doverla più incontrare.
"Stai più attenta la prossima volta" ha sibilato furioso lanciandole uno sguardo torvo.

Francesca avrebbe voluto rispondergli a tono, ma non poteva farsi licenziare per colpa di un milionario viziato e così ha abbozzato un sorriso di circostanza ed è tornata in cucina. Come si permetteva a trattarla in quel modo?
Era lì da due ore e già lo detestava, ma non si sarebbe abbassata al suo livello, non gli avrebbe dato l'occasione di rimproverarla di nuovo.
È rientrata in mensa armata di scopa e paletta e ha incominciato a raccogliere i cocci lanciando di tanto in tanto qualche occhiata irritata nei confronti del numero sette giallorosso. Quando lo guardava in TV o durante le interviste, appariva sempre umile e ben educato, ma l'apparenza inganna sempre.
"Aspetta te lo prendo io" si è offerto un ragazzino più o meno della sua età raccogliendo per lei un cucchiaino finito sotto al tavolo.
"Sono Nicola, Nicola Zalewski" si è presentato dopo averle porto l'oggetto metallico ed essersi allontanato dal tavolo per aprirle la porta della cucina. "Piacere Francesca" ha risposto la ragazza ritrovando il buonumore.
"Allora non siete tutti stronzi voi calciatori" ha aggiunto ridacchiando e lanciando un'occhiataccia a Pellegrini che era tornato a scherzare con gli altri come se nulla fosse.

"Lollo non è uno stronzo, è solo un precisino rompipalle" ha scherzato Zalewski per poi congedarsi e tornare dal resto del gruppo.

Lorenzo ha lanciato un'altra occhiata verso quella ragazza così maldestra che ora chiacchierava tranquilla con Nicola.
"Stiamo ancora aspettando i caffè qui!" ha esclamato con arroganza.
Francesca glielo avrebbe voluto lanciare in faccia il caffè, ma si è limitata ad alzare gli occhi al cielo, stringere i denti e sforzarsi di sorridere davanti a quel coglione.

Heyyyy💕
Ecco il primo capitolo della nuova storia su Pellegrini! Spero vi sia piaciuto, se vi va lasciate un commento o un voto per farmi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima🥰💕

I brividi mi vengono❤🧡 ~Lorenzo Pellegrini~ ❤🧡Donde viven las historias. Descúbrelo ahora