Parte 8 - "Sei geloso?"

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Lorenzo, prima di scendere in campo, ha come sempre baciato lo stemma della Roma e poi ha raggiunto gli altri sul terreno di gioco. L'Olimpico era pieno e i suoi tifosi cantavano a gran voce quell'inno che tanto amava. Si è guardato attorno estasiato da quello spettacolo che lo lasciava sempre a bocca aperta e si è preparato mentalmente alla battaglia che lo aspettava.

L'arbitro ha fischiato l'inizio e le squadre hanno cominciato a giocare ad un ritmo fin da subito intenso. Lorenzo coordinava la trequarti con passaggi lunghi e sfere filtranti, ma i suoi compagni non riuscivano proprio a buttarla dentro. Ha provato ad avanzare, a concretizzare qualche calcio d'angolo e ha colpito persino una traversa su punizione, ma la porta avversaria sembrava stregata e il portiere non voleva saperne di subire gol.
Anche dopo l'intervallo, la storia non è cambiata: la Roma attaccava con una qualità di gioco nettamente superiore, ma non riusciva a sbloccare il punteggio. Attorno al settantesimo, Tammy ha intercettato un buon pallone ed è entrato di corsa nell'area, dove è stato atterrato dall'avversario. Nessun dubbio: calcio di rigore.

Il capitano si è avvicinato al dischetto attorno al quale si erano già riuniti Dybala e lo stesso Abraham, entrambi desiderosi di segnare e portare a casa i tre punti. Lorenzo ha preso il pallone e l'ha posizionato con cura mentre l'arbitro consultava il VAR per confermare la sua scelta. "Che fai Lollo? Il primo rigorista non sei tu, deve calciare Tammy, oppure Paulo" lo ha rimproverato Mancini raggiungendolo al limite dell'area dove gli avversari continuavano a protestare. "No, lo voglio tirare io" ha affermato il numero sette con fermezza. "Sono il capitano, spetta a me questa responsabilità" ha aggiunto cercando la concentrazione. Voleva essere lui il primo a segnare in quel campionato, lo doveva ai suoi tifosi, alla sua gente e a quella maglia che amava più di ogni altra cosa al mondo. Ha chiuso gli occhi per un istante, mentre lo stadio lo osservava con il fiato sospeso. Ha fatto un respiro profondo e...
il rumore sordo del pallone che si è stampato sul palo è rimbombato nella testa di Lorenzo come un macigno, seguito dai fischi e dalle urla di delusione provenienti dalla sua curva. Aveva voluto fare il fenomeno e alla fine aveva fallito. Nonostante i suo compagni avessero provato a consolarlo, per i minuti rimanenti non è più riuscito a combinare niente. Era entrato completamente in crisi e nemmeno le indicazioni del mister o le urla dei tifosi riuscivano a farlo riprendere. Nel recupero, quando tutto sembrava ormai perduto, Nicolò è caduto in area in seguito ad un contrasto e, per la seconda volta, l'arbitro ha fischiato rigore. Pellegrini si è avvicinato timidamente al dischetto, volenteroso di riscattarsi, ma la voce possente di Mourinho lo ha richiamato dalla panchina: "No Lorenzo, NO! Lo tira Paulo!" ha gridato indicando il numero ventuno che aspettava con il pallone in mano poco distante. Lorenzo si è girato contrariato, ma alla fine si è allontanato dal punto di battuta per cedere il posto all'Argentino.

Il tiro di Dybala si è insaccato con facilità alle spalle del portiere avversario e lo stadio è esploso di gioia mentre il numero ventuno andava a festeggiare con i suoi compagni con la sua celebre "Dybala mask". Lorenzo ha osservato la scena da lontano: se da un lato era contento per quella vittoria all'ultimo minuto, dall'altro non riusciva a perdonarsi quell'errore da principiante.
È rientrato per primo negli spogliatoi e per primo se ne è andato senza parlare con nessuno.
"Capita a tutti di sbagliare, non te la devi prendere a male così" lo ha consolato Belotti raggiungendolo nel parcheggio. "No Andre, un capitano certi errori non dovrebbe farli" è sbottato Lorenzo rosso in viso per la vergogna prima di entrare in macchina e tornare a casa.

La mattina seguente, nonostante fosse il suo giorno libero, Pellegrini è arrivato a Trigoria verso le otto per allenarsi in solitudine e riflettere sulla serata precedente.
"Sei contento? Abbiamo vinto!" ha cinguettato una voce femminile entrando in sala mensa mentre faceva colazione. "Non prendermi per il culo, oggi non è giornata" ha risposto brusco Lorenzo, ancora tormentato da quell'errore. "Quante storie per un rigore sbagliato" ha provato a sdrammatizzare Francesca sedendosi di fronte a lui con un sorriso allegro. "Diciamoci la verità, sei solo geloso perché è arrivato Dybala e adesso le punizioni le tira lui" ha continuato con una risata sperando di tirargli un po' su il morale. Quando si erano scritti su instagram due sere prima lui sembrava diverso e pensava che forse sarebbero potuti diventare amici, ma quelle parole lo hanno fatto infuriare.
"Ma vaffanculo!" ha esclamato uscendo dalla mensa senza neanche guardarla in faccia.

Lorenzo ribolliva di rabbia. Nonostante sapesse che lei non c'entrava nulla, gli sembrava più facile sfogarsi così piuttosto che ammettere che stava rosicando. Francesca, infatti, aveva ragione: era geloso di Paulo.
Quando era arrivato, anche il capitano era stato investito, come tutti i tifosi giallorossi, dall'entusiasmo per lo sbarco nella capitale di un campione come lui, ma condividere la gloria gli dava fastidio.
Lui aveva faticato e sudato per ottenere l'amore dei tifosi e nonostante tutti i suoi sforzi, nonostante la coppa alzata a Tirana e il gol al derby, spesso era ancora criticato pesantemente. Paulo, invece, non doveva dimostrare niente a nessuno, tutti conoscevano le sue giocate e lo acclamavano anche quando giocava male.
"Ma veramente sei geloso di Dybala?" ha chiesto Francesca con una risatina raggiungendolo nel campo da gioco deserto. "Guarda che lui non ha nulla in più di te" ha aggiunto assumendo un'espressione più seria. "A parte una decina di scudetti e coppe Italia?" ha domandato ironico Lorenzo. "Eddai non fare il capitano rompipalle e musone anche oggi!" ha sbottato la ragazza spintonandolo leggermente. "Siete entrambi due campioni, devi solo abituarti a condividere con lui il tuo trono. Comunque li conosci i tifosi della Roma: se ti fischiano non vuol dire che ti odiano. Tu sei uno di loro e non smetterebbero di volerti bene nemmeno se arrivassero Messi e Mbappè" ha aggiunto con un sorriso contagioso che è riuscito a farlo addolcire un po'.
"Grazie" ha risposto un po' imbarazzato per essersi comportato come un bambino geloso. "Quindi abbiamo fatto pace?" ha azzardato poco dopo notando lo strano cambiamento nel loro rapporto.
"Se vuoi possiamo anche ricominciare a litigare eh. Vado a prendere il caffè..." ha ribattuto ironica Francesca facendolo scoppiare a ridere. "Vabbè ma adesso che vuoi fare? Rimani qui ad autocommiserarti oppure hai intenzione di fare qualcosa di produttivo?" ha domandato poi osservandolo con uno sguardo furbo. "In che senso?" ha chiesto sospettoso Lorenzo.
"Vieni con me, così mi dai una mano! Tanto qua non c'è niente da fare" ha ribattuto svelta lei afferrandolo per un braccio e trascinandolo via prima che iniziasse a protestare.

I brividi mi vengono❤🧡 ~Lorenzo Pellegrini~ ❤🧡Where stories live. Discover now