Capitolo 2

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Caleb pov's

Il dolore muove ogni nostra decisione. Un filosofo antico sosteneva che il dolore può essere di due intensità. La prima è leggera, quindi non bisogna preoccuparsi perché passerà da solo, la seconda pesante, quindi non bisogna preoccuparsi perché morirai ed in ogni caso le tue sofferenze scompariranno. Senza offesa per il filosofo e la filosofia in generale, ma questa mi sembra una grandissima stronzata.
Per diventare un Sirase ho sofferto, ma nulla è paragonabile alla soddisfazione di veder morire l'assassino dei tuoi genitori. Sapevo che diventare un Sirase era l'unica soluzione per sopravvivere, l'unico modo per portare avanti il mio scopo e non mi sono tirato indietro, nemmeno per il tatuaggio delle ali d'angelo, né per il marchio a fuoco sull'avambraccio.
Gli altri comandanti di fianco a me sbuffano sonoramente, dopo appena dieci minuti che siamo inginocchiati sul pavimento in granito del palazzo, mentre io non faccio una mossa, non li guardo nemmeno. La prima virtù che mi hanno insegnato all'accademia è la pazienza, i reali non sono mai in orario e nemmeno in anticipo, i Sirase, invece, devono essere pronti a qualsiasi richiesta. Sfortunatamente, non tutti i generali sono Sirase. Sento dei passi leggeri, quasi strusciati, sta arrivando.

<<Signori, alzatevi.>> ci alziamo alle parole del re, appena arrivato. Sono il più alto qui in mezzo, rilasso le spalle in attesa e raddrizzo la schiena, concentrandomi sulla postura.

<<Onorevolissima eccellenza.>> dice il primo inchinandosi, se si piega un po' di più sbatterà la fronte a terra.

<<Magnificenza illustrissima.>> si aggiunge l'altro ed io ruoto gli occhi al cielo, mentre il re sorride compiaciuto, più dalla mia reazione che dalle loro adulazioni.

<<Sire?-lui si volta verso di me, gli occhi scuri mi guardano con dolcezza e forza-Non vorrei mancare di rispetto alla signoria vostra, ma qual è l'oscuro presagio che vi attanaglia il cuore e che ci ha fatto chiamare con questa urgenza?>> gli altri due mi rivolgono degli sguardi pieni d'odio, ho corso, ma volevo evitarmi i convenevoli.

<<Generale Osav, la tua premura e la tua eloquenza mi lusingano, tuttavia credo che questo non sia solo un oscuro presagio.- le labbra si stringono, trattenendo un fremito -Sogno distese di fiori prendere fuoco ed ardere insieme alle speranze di un raccolto prospero.- continua il sovrano stringendosi le mani ossute ed unendole sotto alle lunghe maniche del kimono in seta. -Voglio che il mio corpo di guardia sia incrementato e pronto a spedizioni future.>> merda, reclute? Già sorrido al pensiero che gli altri due si troveranno incastrati con ragazzini che non hanno mai tenuto in mano un'arma.

<<Vuole che si riprenda l'addestramento delle reclute, sire?>> chiede uno dei due generali, complimenti, spicca proprio per intelligenza.

<<Voi due troverete i vostri impegni sul tavolo infondo, preparate le truppe e dirigetevi a Nord...l'attacco dei Mones sembra avvicinarsi e non voglio che mi trovino impreparato.>> aspetta, se loro due andranno al valico a nord.

<<Sire io..>> provo ad iniziare, ma lui blocca il mio tentativo con un gesto della mano sana, quella coperta di cicatrici è ben coperta dal guanto e dal kimono.

<<Noi due parleremo a breve generale.-gli altri se ne vanno, prendono i loro incarichi e lasciano la sala soddisfatti, sghignazzando, l'ingrato compito a quanto pare toccherà a me. Il sovrano si toglie il kimono rimanendo in abiti normali, pantaloni scuri, una camicia verde e dei mocassini. Scende la scalinata e mi invita a seguirlo in quel corridoio che ormai conosco bene, svetto di fianco a lui, ma la sua intelligenza e prontezza mi fanno sentire piccolo, estremamente minuscolo di fianco a lui. -Ti starai ponendo diverse domande.- annuisco mentre passiamo di fianco all'ultimo arazzo prima di arrivare al portico esterno, il magnifico giardino che lui stesso custodisce gelosamente dalla vista di qualsiasi altro -Dimmi allora.>> togliamo le scarpe ed iniziamo a camminare sul prato a piedi nudi.

<<Sire, non voglio offendervi, so che le vostre scelte sono ponderate da ragionamenti logici, precisi e minuziosi...ma io..>> lui sorride, mentre io non riesco a trovare le parole giuste per proseguire, mi passo una mano sulla testa per rimettere al loro posto i piccoli capelli che sono sfuggiti dalla salda presa del codino.

<<Mi vorresti chiedere il motivo per cui non ti sto inviando a Nord, dico bene?>>

<<Sì Sire...io sono un Sirase, non un addestratore e nemmeno uno dei vostri tanti generali.>>

<<Tu sei programmato per uccidere, dico bene? Conosco molto bene le tue facoltà Caleb, come so bene che quei due non torneranno..- sgrano gli occhi per la naturalezza con la quale me lo sta comunicando -..non fare quella faccia, non credo minimamente che tu sia sconvolto per quei due buoni a nulla, né che la tua umanità arrivi a livelli talmente alti da dispiacerti per un altro essere umano.- mi ricompongo all'istante, ricordandomi che non ho bisogno di fingere con lui.- Mi ricordo bene cosa significano le ali che porti sulla schiena, ed anche il loro peso...hai giurato di servirmi Caleb, ed io necessito criticamente del tuo aiuto. Gli attacchi ai confini della foresta di Linton si stanno incrementando, è troppo tempo che nessuno si spinge oltre quella foresta e controlla quello che succede nel regno vicino.>>

<<Per addestrare dei ragazzini incapaci?>> cosa non mi sta dicendo?

<<Quei ragazzi sono stati scelti da me in persona, ma non ti chiedo di portarli tutti alla fine del percorso.>> perché li ha scelti? Ci deve essere un motivo, qualcosa di più.

<<Quanti?>> dissuaderlo è impossibile.

<<Cinque...ora sono in tredici ed io ne voglio cinque. Posso affidarti questo incarico?- annuisco. -Non mi chiedi altro?>>

<<Non sono solito fare domande a cui so già che non verrà data risposta.>>

<<Fossero tutti come te le mie giornate potrebbero durare appena quattro ore invece delle ventiquattro canoniche.>>sorrido appena.

<<Quanto dovrò essere duro con loro?>> gli chiedo, cercando di carpire qualche informazione in più.

<<Stai andando a preparare degli assassini Caleb, non porteranno il nome di Sirase, ma sempre di assassini si tratterà...comportati come ti riporta la coscienza.>>

<<Dovreste sapere che ormai non ho più una coscienza.>> sorride di nuovo.

<<Eppure sei molto più umano di quanto tu non creda.>>

Spazio scrittrice:

Salve a tutti,

la storia di 'La guardia del re' presenta due punti di vista, quello di Althea, l'effettiva protagonista della storia, e quello di Caleb, il mitico generale Osav. Per questo motivo cercherò di pubblicare due capitoli ad ogni aggiornamento. 

Se il capitolo vi piace lasciate una stellina ed un commento, 

grazie in anticipo,

Belle.


La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora