Capitolo 44 parte 2

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Caleb pov's

La guardo a distanza, è sdraiata sul prato, lei osserva le stelle e piange, una cosa che fa quasi ogni sera. Sembra un rituale che non vuole interrompere.

Mi avvicino e le asciugo una lacrima che le ha bagnato il viso.

<<Lo senti?- mi chiede ed io scuoto la testa. -Il silenzio della tranquillità. I Ramiz sono molto distanti da noi e non c'è nessuno in agguato.>>

<<La foresta si avvicina, mancano due giorni e saremo lì.>> lei annuisce e si tira a sedere di fianco a me, mentre l'erba del prato ci bagna i pantaloni della divisa.

<<Dimmi cosa succede Caleb...mi vuoi parlare da prima, lo sento.>> prendo un respiro profondo.

<<Quella donna, quella al villaggio Mong...mi ha detto di essere tua nonna, ma di non averti mai vista...di non averti mai parlato. I Mong invece sostengono il contrario, voglio sapere la verità, Althea.>> lei annuisce e strappa qualche filo d'erba davanti a sé, iniziando a rigirarselo tra le mani.

<<I Mong sono nati come popolazioni nomadi femminili.- aggiunge -Per lo più sono sacerdotesse, a completo contatto con la natura, ascoltano quello che gli dicono gli dei e lo riportano utilizzando il nostro linguaggio, in modo tale da farci capire quello che ci succede.- pronuncia queste parole come un discorso che ha imparato a memoria -Questo implica che la maggior parte dei bambini nati da queste sacerdotesse venga cresciuto in comunità, senza sapere chi sia davvero sua madre. Per Alma non è stato così, lei ha sempre saputo che Kira era sua madre.>>

<<Non mi sembra una cosa brutta però, insomma, io sono cresciuto senza sapere niente delle mie radici.>>

<<Mia madre aveva su di sé il peso di un'intera comunità, dopo Kira, sarebbe diventata lei l'anziana, quindi non poteva avere coinvolgimenti emotivi con nessuno...Kira ti ha sicuramente detto che non ha mai stretto il nodo con nessuno, lei lo ha rifiutato è diverso.- si morde di nuovo il labbro -Sai come si sono incontrati i miei genitori, lei ha cacciato via mia madre dopo che era rimasta incinta di Alec.- sgrano gli occhi la storia raccontata da Kira era molto diversa -Sono passati tre anni e dopo Alec sono nata io. I Mong sono molto vicini alle Alte, l'ordine sacro ufficiale, e le Alte hanno detto a Kira dove trovarmi.>>

<<Perché?>>

<<Perché i miei genitori hanno sempre rifiutato di darmi alle Alte, hanno pensato che magari sarebbero stati più tranquilli sapendomi nelle mani di Kira...- scuote il capo -...Ci siamo incontrate al villaggio, lei si nascondeva dietro gli alberi ed io ho pensato che avesse bisogno di una mano. Così le ho parlato, mi ha fatto vedere la mano ferita, sembrava spaventata e mi ha detto che qualcuno le aveva fatto del male. Io sapevo che non era vero, lo sentivo, ma le ho comunque preso la mano e l'ho portata a casa.- sorride lievemente -A mia madre per poco non le è venuto un infarto quando l'ha vista, ed io non capivo. Lei mi ha mandata via, non era raro che cacciasse me ed Alec dalla stanza dove medicava le persone, come non era raro che tutti e due ci nascondessimo in un armadio sulle scale e papà ci venisse a rimproverare. Quel giorno però è stato papà a spingerci là dentro.>>

<<Voleva che sentiste.>> lei annuisce, per niente infastidita dalla mia interruzione.

<<Già...è stato lì che ho sentito il rumore dei soldi, trecento monete d'oro, valevo questo. Valevo quanto un allevamento di cento mucche. Ho sentito come ha parlato di me a mia madre: 'Tu non sai gestirla, non sei nemmeno riuscita a stare al tuo posto. Sei solo una puttana per essere andata con uno come lui.'- sono a bocca aperta e lei sembra accorgersene -Non ti ha raccontato questo immagino, lei deve uscirne sempre pulita dalle situazioni...Questo è successo quando io avevo sei anni, forse sette. Negli anni i Mong sono passati spesso dal nostro villaggio ed ogni scusa era buona per parlarmi, per cercarmi...le sue adepte se ne sono inventata di ogni per avvicinarmi, ed erano tutte eccitate ogni volta che mi vedevano. Avevo quindici, forse sedici anni e discussi con mia madre. È l'età classica in cui nascono le prime divergenze ed io sono uscita di casa e sono andata dall'unica persona che pensavo mi avrebbe aiutata.>>

<<Per cosa avevate discusso?>>

<<Volevo sapere di più dei miei poteri, volevo andare dalle Alte e magari anche unirmi a loro, non...non lo so Caleb. Volevo avere una possibilità per dimostrare che non ero solo una ragazzina su cui non valeva la pena investire tempo ed energie. Volevo dimostrarlo soprattutto a me stessa. Mi avevano appena cacciata dalla squadra di nuoto perché non valevo niente per loro, per Kira invece valevo. Sono andata da lei, sapevo dove trovarla e non ci ho pensato nemmeno un secondo. Lei mi ha detto che avevo fatto bene a cercarla, così poteva finalmente chiudere quella situazione incompleta.>>

<<Quale situazione?>>

<<A quanto pare 'gli dei'- mima le virgolette -avevano già scritto la morte dei miei genitori, e lei aveva fatto in modo che venisse ritardata il più possibile...inutile dire che sono tornata a casa quella sera stessa ed ho cercato di proteggere il mio villaggio fino a quando ho potuto, ma non è stato abbastanza.>> le porto una mano sulla schiena e l'accarezzo con dolcezza.

<<Mi dispiace Althea.- lei annuisce -Posso restare un po' qui con te? Non ho sonno.>> lei si sdraia di nuovo ed io faccio lo stesso, tenendole la mano sopra all'erba umida del prato. I ciuffi d'erba mi solleticano la nuca ed io continuo a pensare a quante stronzate mi abbia rifilato Kira ieri notte.

Le cose sono cambiate in maniera drastica nell'ultimo mese, tutto quello che mi sembrava impossibile si è lentamente realizzato, eppure adesso mentre la stringo qui vicina a me non mi sembra possibile.

'Non amarmi' vorrei sussurrarlo, poi urlarlo, affinchè tutti lo possano sentire.

Non amarmi, perché nemmeno io sono cosa sono e perché forse, infondo, non voglio nemmeno scoprirlo.

Non amarmi, perché ti hanno già distrutto la vita ed io non voglio essere l'ennesimo a farlo.

Eppure, al tempo stesso, mentre la stringo, mentre disegno dei cerchietti nel palmo della sua mano morbida, vorrei solo dire 'Amami' perché sono qui e non vado da nessuna parte.

Amami, perché sei ciò che la vita ti dona quando decide di farti un regalo.

Amami, perché ogni tuo sorriso sta diventando anche il mio.

Amami, perché non so quanto tempo avremo, e nonostante mi faccia vedere così sicuro di me, non so se usciremo mai da quella foresta, eppure questo tempo voglio passarlo con te e te soltanto.

Amami, per ogni volta che avrei voluto baciarti e non ho potuto, e per ogni volta che invece l'ho fatto, andando contro le possibili conseguenze.

Amami, per tutte le volte che guardi il cielo, ti esce una lacrima ed io l'asciugo.

Non so per quanto questo mio 'odi et amo' andrà avanti, non so quanti giorni, mesi o anni dovranno passare prima di trovare il coraggio di pronunciare ad alta voce queste parole.

Adesso, però, le stringo la mano e so che comunque, qualunque paura e dubbio, con lei a fianco, semplicemente passa.

Non so se mi abbia sentito, se abbia percepito le parole che risuonano nella mia mente, quello che so però è che si è voltata sul fianco sinistro e mi ha stretto a sé, come nessun altro ha mai fatto prima.


Spazio autrice:

L'avevo già scritto? Sì. Ho pianto rileggendolo? Sì. *si soffia il naso rumorosamente*

Come state bella gente? Dal prossimo capitolo si entra finalmente nella famigerata foresta *da da dannn*. Eh già. Non sono totalmente pronta a lasciarli, eppure so che entro poco tempo succederà.

La cosa mi rattrista molto, ma è giusto dare ad ogni storia il proprio finale.

Un abbraccio,

Belle

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora