Capitolo 9

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Althea pov's

Pensare è un lusso che in questi due mesi non mi sono concessa più di tanto. Poter prestare troppa attenzione a quello che stavo facendo mi avrebbe fatta scappare via a gambe levate.
La mia parte irrazionale ha chiuso a chiave nel profondo della mia mente quella razionale, praticamente sigillando la serratura con lo stagno, così da avere la certezza che non potesse più uscire.

Dopo il combattimento di ieri il generale Caleb è stato fin troppo clemente, sempre parlando dei suoi standard.

In seguito all'adunata di stamattina ci ha lasciato tutta la giornata libera, ma i suoi occhi mentre parlava dell'addestramento del prossimo mese erano fissi su di me.

Quel verde bosco era costantemente posato sulla mia figura che oggi faticava decisamente a stare seduta sopra ai miei polpacci con le ginocchia schiacciate sul terreno, per la lama che ho piantata tra i muscoli della schiena e mi regala fitte ad ogni respiro.

Ora che sono sdraiata sul mio sacco a pelo la situazione non è del tutto migliorata, anzi, forse sto anche peggio rispetto a prima.
Guardo il soffitto rattoppato della mia tenda e sento alcune voci invadermi la mente. Siamo tutti stressati e per me sta diventando difficile non ascoltare le emozioni degli altri. Per quanto mi piacerebbe estraniarmi dalle loro menti, mio malgrado, non ci riesco con la stessa facilità di due mesi fa. Secondo Li è normale, più siamo sottoposti a stress, più ci spingiamo oltre, più diventerà difficile. Io, invece, riesco a ragionare solo sulla mia vulnerabilità di questo momento, se perdessi il controllo e lasciassi andare la parte più nascosta di me, sarebbe finita.

Sapere che sono un'incantamenti sarebbe stupendo per alcuni, ma vorrebbe dire che sono una donna e questo farebbe cadere tutta la copertura che ho costruito con tanta fatica.
Sospiro, ancora e ancora. Senza trovare una soluzione, anzi, andando ad annebbiare ancora di più l'unica parte rimasta ancora lucida di me.

Mi metto a sedere ed infine esco da quella tenda e faccio qualche passo, nella vana speranza di far trovare sollievo alla mia schiena, ormai per la mente ci ho rinunciato.
Quando Caleb ha dato il nullaosta per una giornata di riposo totale, tutti i miei compagni si sono ritirati nelle loro tende, perfino Li e Dan che sono praticamente instancabili, sono andati a dormire. Il campo è vuoto e ormai avvolto nell'oscurità.

Domani ci aspetterà una giornata di lezione sul tiro con l'arco, forse una delle poche armi, se non l'unica, che so effettivamente utilizzare. Faccio qualche giro del campo, sapendo già che come ogni notte non riuscirò a dormire bene.

Di nuovo in adunata, oggi Caleb non ci fa sedere a terra, del resto ieri si è reso conto che praticamente tutti avevamo problemi a rimanere per diverso tempo in quella posizione. Sono pronti diversi bersagli di fronte a noi ed un arco per ognuno.

<<Questi sono i vostri strumenti. Arco, faretra e frecce. Tra le guardie del re c'è una tradizione, ognuno sa riconoscere il proprio arco, mi aspetto che ognuno di voi lo diversifichi dall'altro, non mi interessa come. Oggi imparerete la postura da assumere per tendere l'arco in maniera ottimale e scoccare frecce senza deviare la traiettoria.- ci guarda tutti, scrutando le nostre espressioni, il giorno di riposo di ieri è servito a ben poco -Nella seconda parte dell'addestramento andrete in palestra per il potenziamento, questo pomeriggio sarete seguiti e supervisionati da Clark. Io sarò di ritorno questa sera.- deve fare il rapporto mensile al re, penso -Preparatevi.>> tutti prendiamo l'arco che ci ha sistemato davanti Clark, che ieri mi ha fatto i complimenti per come ho saputo gestire la gabbia.

Non mi sarei stupita se non fossero arrivati proprio da lui. Clark mi ha guardata con sufficienza fin dal primo giorno, anzi, direi che è stato l'unico a non avermi mai rivolto parola direttamente, almeno fino a ieri.

Caleb prende il suo arco, è dipinto di nero ed ha il volto di un lupo inciso sull'impugnatura, si posiziona a qualche metro dal bersaglio, ed inizia a spiegare come tenere lo strumento, quanto tendere la corda, ma soprattutto cosa fare nel momento del lancio.

Per arrivare al centro preciso del bersaglio non occorre solo tendere la corda e mirare, tirare al segno è un'arte e come tale c'è un rito da seguire. La mira è solo uno dei tanti componenti, devi immaginare dove andrà la freccia, devi vederlo ed evitare ogni minimo spostamento.

La focalizzazione è tutto e quando io mi posiziono davanti al bersaglio, senza aver sentito nemmeno una delle parole di Caleb, so perfettamente come fare.

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora