Venti

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Skylar's POV

"Non lo so", sussurrai. Poi scossi la testa e ripetei di nuovo, "Non lo so."

L'ufficiale di polizia seduto proprio di fronte a me espirò brevemente e unì le mani, il suo sguardo d'acciaio ancora fisso su di me. Mi fece tremare le mani.

"Signora Anderson, la sua vicina l'ha sentita urlare e quando ha controllato lei aveva una scatola aperta davanti a lei." Dichiarò come se non fossi già lì. "Una scatola che conteneva i resti di una persona deceduta."

Resti. Strinsi i pugni in un modo che faceva male.

"Quello che sta dicendo è che non ha idea da dove provengano quella scatola e il suo contenuto?"

Scossi di nuovo la testa, questa volta facendo scivolare le mani sotto le cosce. Avevo questo groppo in gola e temevo di vomitare se avessi detto qualcosa in questo momento.

L'ufficiale stava diventando impaziente, lo potevo vedere. Si alzò in piedi, la sua sedia sfregò contro il pavimento, e io sussultai un po'.

"Io-Era un pacco." Dissi. "Era davanti alla mia porta quando sono tornata dalle mie lezioni".

E oh Dio, i miei occhi bruciavano. Perché lo vidi nuovo. Vidi di nuovo quella cosa dentro quella scatola, e volevo vomitare.

"Va bene." Forse deve aver finalmente visto il modo in cui mi stavo attualmente comportando. "La guardia che era in servizio durante il giorno sarà interrogata tra un minuto. Può andare nell'area d'attesa finché non sarai rilasciata."

Annuii, poi chiesi, "E la...la scatola? Dov'è adesso?"

"Dalla scientifica. Sarà avvisata quando arriveranno i rapporti, signorina Anderson."

E questo è tutto. Non disse niente di più. Non disse che poteva appartenere alla signora Marshall--quello che c'era in quella scatola. In realtà non disse nulla nemmeno lontanamente correlato alla signora Marshall.

Ma io lo sapevo.

La signora Marshall era morta. E pezzi del suo cervello morto erano stati consegnati alla porta del mio appartamento.

Davanti alla mia fottuta porta.

Mi alzai dalla sedia e corsi fuori, quasi inciampando in due agenti sulla strada, mentre mi dirigevo verso l'area d'attesa.

Alex mi incontrò a metà strada.

"Sky! Cristo." Mi strinse subito in un abbraccio e non riuscii a capire perché mi fossi irrigidita. Poi si allontanò con le mani sulle mie spalle. "Cosa diavolo è successo? Stai bene?"

No, volevo dire. Dio, no.

Ma non lo feci.

"Sto... sto bene. È solo che..." Mi interruppi e lo guardai impotente.

"Stai tremando, Sky." Mi strofinò le braccia, il solco tra le sue sopracciglia si fece più profondo. "Vieni. Ci sediamo da qualche parte."

Una volta seduta su una delle sedie vuote, Alex si inginocchiò davanti a me, afferrandomi entrambe le mani nelle sue. Le sue erano calde. Io avevo freddo. 

Freddo come quel-

"Era il suo cervello, Alex." Un sussurro mi sfuggì dalle labbra. Deglutii e i nodi allo stomaco si strinsero un po' di più. "C'erano...pezzi."

L'espressione di Alex, suppongo, corrispondeva alla mia sui livelli di orrore e incredulità.

"Cosa?" Chiese ad alta voce, poi abbassò la voce. "Suo? Di chi diavolo stai parlando?"

Lost Heart | ✔ (Italian Translation)Where stories live. Discover now