veinticinco

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"Voglio sentire di nuovo quella grandissima cavolata che le hai raccontato, dai ti prego, è troppo divertente" esclamò Lisa, smettendo solo per un attimo di lanciare sassolini addosso all'amica.
Le due ragazze si erano appostate poco lontano dal Camp Nou, sedute su un muretto scrostato, in attesa dell'arrivo del pullman della squadra di casa: questa volta, Anita non aveva intenzione di aspettare inutilmente Pablo Gavi al termine della partita, e aveva deciso di comparirgli davanti prima che lui entrasse nello stadio, giusto per ricordargli della sua esistenza.
"Ma basta! Mi stai proprio annoiando, te l'avrò raccontato almeno quindici volte e ancora non te lo ricordi?" rispose Anita, rivolgendo un cenno stizzito alla compagna.
"Suvvia, non ti arrabbiare" la calmò Lisa ridendo. "È semplicemente la cosa più divertente che io abbia mai sentito. Come ha fatto a venirti in mente una scusa del genere? Sei formidabile, lasciatelo dire."
"Mh, non mi va di parlarne. Ho detto tante bugie a mia madre, ma questa è davvero enorme... come abbia fatto a cascarci è ancora un mistero" commentò la ragazza.
Finalmente, sebbene con qualche minuto di ritardo, il pullman del Barça comparve all'inizio dello spiazzo e subito i più sfegatati fra i tifosi blaugrana si strinsero attorno a esso, rallentandone l'avanzata.
"Non seguiamoli, non concluderanno nulla" osservò Lisa, con atteggiamento esperto. "Vieni, andiamo di qua... per entrare dovranno passare dalla porta, no? La famosa porta, te lo assicuro io, sta proprio là in fondo, dove non c'è quasi nessuno, per cui verremo sicuramente notate dai calciatori, e questo è esattamente il nostro intento. Che stai facendo lì imbambolata? Sbrigati!"
"Scusami, mi sono distratta" si giustificò Anita. "Ma che dovrò fare? Spero che Pablo mi guarderà soltanto... Non mi parlerà, giusto? Oddio, non saprei proprio che cosa dirgli."
"Tranquilla, i giocatori devono entrare il più in fretta possibile, non possono mica fermarsi con i tifosi, perciò no, il tuo amato benefattore non ti rivolgerà la parola" rispose l'amica. "Però ti vedrà, ti deve vedere! È questo l'importante."
Le due ragazze si spostarono più vicine all'ingresso, appoggiando i gomiti alle eleganti transenne atte a proteggere la passeggiata dei calciatori, che dal pullman dovevano giungere sani e salvi all'interno dello stadio. Come aveva anticipato Lisa, quel luogo si presentava quasi completamente deserto: a parte qualche ammiratore munito di taccuino e pennarello indelebile, non c'era praticamente nessuno. Un paio di guardie giurate presidiavano gli stipiti della porta.
Nonostante gli ultras del Barça sembrassero più che decisi a non lasciarlo passare, il pullman raggiunse il suo abituale parcheggio e i calciatori cominciarono a scendere in fila indiana. Dembelè, Busquets, De Jong, Pedri... ed ecco Gavi! Anita gli sorrise, ma lui pareva concentrato su un importante pensiero da cui nulla sarebbe stato in grado di distogliere la sua attenzione. Tuttavia, appena incontrò lo sguardo della ragazza, che non smetteva di fissarlo, il suo viso cambiò espressione, si addolcì, e i suoi occhi si illuminarono. Su quest'ultimo particolare, Lisa non ebbe neppure un dubbio.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora