treinta

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Appena furono di nuovo sole, Lisa si accostò all'amica, preoccupata.
"Come mai dai corda a quello sbruffone?" le domandò con un filo di voce.
"Chi, Manolo?" chiese a sua volta Anita. "Cavolo, Lisa, è il ragazzo che tutte sognano, e tu ti lamenti perché viene a parlare con noi?"
"Parlare con te, vorrai dire" sottolineò la compagna. "Spero che tu l'abbia notato, altrimenti ti devo iscrivere a un corso, tesoro."
"Sì sì, me ne sono accorta" rispose la ragazza. "Ma che male c'è? Antipatico non è, non lo puoi negare."
"Ok, ma ha preso in giro molte persone, in questa scuola" spiegò Lisa. "Facendo loro credere di essere un buon amico, oppure un buon fidanzato, e poi dimostrandosi un gran traditore, letteralmente. Se l'avessero battezzato Giuda ne sarei stata felice."
"Dai, non esagerare" tagliò corto Anita. "Prima mi dici che devo essere intraprendente e ora che ho semplicemente accettato la compagnia di un altro ragazzo (non abbiamo fatto proprio nient'altro) reagisci in questo modo? Ma che ti prende?"
"Scusami" ammise l'amica. "È che Manolo si è comportato molto male con mio fratello, qualche anno fa, e lui ci ha messo un bel po' per riprendersi... penso che non riuscirò mai a perdonarlo per ciò che gli ha fatto passare."
"Oh, mi dispiace" disse Anita, pentendosi di aver insistito troppo sull'argomento. "Va bene, cercherò di starci attenta e prometto che ti ascolterò sempre."
Lisa avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro, ma il professore di matematica entrò nell'aula, e le due ragazze troncarono a metà i loro discorsi. Il resto della mattinata trascorse tranquilla: fuori dalla finestra il sole aveva fatto capolino da dietro le nuvole e i suoi pallidi raggi conferivano un'inusuale vitalità alle gialle foglie degli ippocastani che costellavano il cortile dell'istituto, facendole somigliare a tante ali d'oro spiegate nella fredda brezza autunnale.
Finalmente, alle due meno un quarto suonò l'ultima campanella e tutti gli studenti si riversarono in massa all'esterno dei cancelli. Lisa e Anita se la presero comoda, consapevoli del fatto che, anche se si fossero spicciate, sarebbero comunque rimaste intrappolate nell'imbottigliamento che si creava ogni giorno nella via davanti alla scuola. Mentre attendevano sull'ultima rampa di scale, Manolo e Thiago le raggiunsero e sostarono accanto a loro.
"Non uscite?" domandarono i due ragazzi.
"Sì, aspettiamo che questa ressa si plachi un poco" spiegò Lisa, con un falso sorriso dipinto in volto.
"Dovete tornare subito a casa? Non vi va di fermarvi a mangiare qualcosa?" chiese Manolo, rivolgendosi principalmente ad Anita. "Pensavamo di fare un salto al Gritalma, fanno delle ottime tapas."
"Magari un'altra volta, oggi non possiamo proprio" declinò gentilmente la ragazza.
"Oh, l'ingresso si sta liberando" si precipitò a cambiare discorso Thiago.
"Da che parte andate? Sicure che non volete unirvi a noi?" insisté ancora Manolo, una volta che i quattro ebbero raggiunto i cancelli.
"Sicurissime!" esclamò Lisa, affrettandosi a spingere Anita verso un punto ben preciso che aveva appena individuato.
"A domani" li salutò la ragazza, senza riuscire a capire dove la compagna la stesse trascinando.
Thiago si strinse nelle spalle e, a sua volta, spinse via l'amico, impedendogli di controbattere ulteriormente.
"Ma dove mi stai portando?" chiese Anita, confusa.
"Zitta e guarda esattamente davanti a te" le ordinò Lisa. "Eccoci... benissimo, per fortuna che l'ho visto io: procedi dritta per sette passi e gli sei sotto il naso... vai, mia piccola conquistatrice!"
Sette passi più avanti, infatti, imbacuccato in una sciarpa di lino azzurro e con gli occhiali da sole ben calcati in viso, Pablo Gavi attendeva senza dubbio lei.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora