treinta y seis

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Sul comodino, il quadrante luminoso della sveglia indicava le cinque meno venti. Anita si rivoltò più volte nel letto, cercando di intuire se fosse mattina oppure pomeriggio inoltrato: in quei giorni trascorreva talmente tante ore in dormiveglia da aver completamente perso la concezione del tempo. Scoraggiata, allungò un braccio fuori dalle coperte per agguantare un fazzoletto di carta, poi si richiuse a guscio sotto la trapunta di lana che Pilar aveva avuto la premura di stenderle sopra il piumino.
Apparentemente lontanissimo, la ragazza udì lo squillante trillo del campanello, si soffiò il naso e poi richiuse gli occhi, con l'intenzione di riaddormentarsi al più presto.
"Anita, Anita!" sentì invece una voce chiamarla dal piano di sotto. "Anita, sto salendo le scale... posso entrare? Anita! Non starai mica dormendo vero?"
La ragazza emise un forte mugolio, senza scostarsi le coperte di dosso, e Amalia spalancò la porta della stanza.
"Ma che fai lì sotto?" rise la nuova venuta, appoggiando qualcosa a terra. "Sapevo che eri messa male ma non pensavo che stessi così" aggiunse poi. "Beh, ti apro le tapparelle, così almeno vedi qualche raggio di sole, sono certa che sarai pallidissima dopo tutti questi giorni trascorsi a dormire... è appena passato un corriere che ha lasciato un pacco per te. Pensa, si è anche voluto sincerare delle tue condizioni di salute, e... però, ora che ci penso, come faceva a sapere che eri malata? Sono certa che non fosse Manolo travestito, eppure..."
"Piantala, Amalia" esclamò Anita, lanciandole addosso un cuscino.
"Oh, allora c'è davvero sotto qualcosa..." insinuò di nuovo la ragazza, ridacchiando. "Se non me lo vuoi dire, lo scoprirò da sola" concluse. "Il pacco che hanno recapitato te lo lascio qui nell'angolo. Ciao, ci vediamo dopo a cena."
"Sì, grazie. Ciao" sbuffò Anita, per niente curiosa di scoprire cosa contenesse quella scatola di non piccole dimensioni che era stata abbandonata da Amalia poco lontano dal suo letto.
Tuttavia, dopo un paio di minuti scostò le coperte e si alzò, dirigendosi con passo tremante in direzione di quel misterioso pacco. Incerta, provò a sollevarlo, e constatò che era abbastanza leggero; inoltre, pareva che tutto il suo peso fosse concentrato in un punto, più precisamente in uno degli angoli. Non possedendo alcun taglierino, la ragazza cominciò a strappare il nastro adesivo che sigillava la scatola usufruendo delle sue unghie, le quali tutto sommato erano piuttosto cresciute in quegli ultimi giorni: essendo rimasta per parecchio tempo a casa, infatti, Anita non percepiva più lo stress causato dalla scuola, per cui anche le sue dita, prima costantemente rose, avevano finalmente trovato pace.
Non senza fatica, la ragazza riuscì ad aprire il pacco. Con sua grande sorpresa, all'interno c'erano solamente un biglietto e, appiccicata con un rudimentale pezzo di scotch contro uno degli angoli, una piccola bottiglia di vetro. Improvvisamente incuriositasi, Anita aprì il foglio, ripiegato in quattro parti, ma lo trovò bianco, privo di alcuna scritta; allora si gettò sulla bottiglietta, la prese in mano e la sollevò: era stata riempita fino all'orlo di sabbia dorata. La ragazza la riconobbe immediatamente e le parve quasi di udire il placido rumore della risacca, accompagnato dalle parole di Pablo che, dolcemente, le sussurrava qualcosa all'orecchio e la abbracciava, stringendola forte a sé...
"Maledetto..." mormorò Anita, arrivando a risolvere l'enigma del corriere troppo informato.
Eppure, poco dopo sulle sue labbra spuntò un piccolo sorriso, che la ragazza si affrettò a scacciare con un gesto della mano.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora