sesenta y seis

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"Ecco, useremo questa!"
Anita mostrò orgogliosamente la scatola di latta arancione che aveva sottratto dalla credenza di Pilar e Pablo annuì con convinzione.
"Perfetta, direi" commentò. "Dai, cosa ci mettiamo dentro?"
"Questa, assolutamente" rispose la ragazza, prendendo tra le mani la bottiglietta di vetro contenente la famosa manciata di sabbia raccolta da Gavi nella baia di San Pepillo.
"L'hai conservata..." si stupì il calciatore.
"Certo, stupidino. Dove avrei potuto buttarla?" replicò Anita.
"Che ne so" ribatté Pablo. "Ecco, vorrei aggiungere questo" affermò poi, slacciandosi dal polso un sottile braccialetto di corda giallastra.
"Ma quello te l'ho regalato io!" strillò entusiasta la ragazza. "Non pensavo l'avessi tenuto."
"Secondo te l'avrei mai buttato, stupidina?" le domandò il calciatore di rimando.
Anita volle rigirarsi tra le mani quel semplice pezzo di spago colorato che un giorno, durante una passeggiata in riva al mare, aveva scovato vicino allo scheletro di un granchio; ricordava perfettamente di averlo donato a Pablo per scherzo, convinta che, nonostante il ragazzo se lo fosse legato intorno al polso, una volta tornato a casa se ne sarebbe subito liberato, tanto era brutto e impregnato di croste di sale. Invece, a quanto pareva il calciatore l'aveva sciacquato fino a pulirlo del tutto, l'aveva conservato per innumerevoli settimane e in quel momento si accingeva a inserirlo nella capsula del tempo che lui e Anita avevano intenzione di seppellire sotto la panchina del Parc del Guinardò, dove in passato era avvenuto uno dei loro più disastrosi incontri.
"Cos'altro ci mettiamo?" chiese Pablo, distogliendo la ragazza dai suoi pensieri. "Di sicuro, la maglietta che indossavo l'altra domenica, quando ti ho dedicato il gol."
"E anche il badge che avevo io il primo giorno che ci siamo incontrati al Camp Nou" aggiunse Anita. "Adesso non può mancare una nostra foto... questa qui andrà benissimo" esclamò, staccando una delle varie immaginette che teneva appese sopra la testiera del letto.
"Aspetta, dammi un pezzo di carta: voglio scriverci il titolo della nostra canzone, se mai ce la dovessimo scordare" disse il calciatore.
"Nostra? Quel brano piace solo a te" commentò la ragazza ridendo.
"Eppure, insisti sempre per ascoltarlo" la contraddisse Pablo con aria di sfida.
"Esatto" asserì Anita, scorrendo la sua playlist su Spotify. "Ora che me l'hai fatta venire in mente, ho proprio voglia di sentirla, per cui scrivi in fretta e sigilla la scatola."
Pablo completò il lavoro e attese che arrivasse il pezzo di canzone che più preferiva, poi si alzò e, prendendo Anita per i fianchi, cominciò a ballare assieme a lei.
Me tienes guardado con abrazos que abarcan ciudades
Tienes un beso de arroz y de leche en el valle
Y dices que vienes de Marte...
La ragazza abbassò lo sguardo... le capitava spesso quando ascoltava quella strofa: all'inizio le era sembrato di essere veramente un'aliena nei confronti del mondo di Pablo, ma per fortuna questa sensazione era andata svanendo man mano che i due avevano rinforzato il loro legame.
Tu a mi me gustas tal como eres
Si a ti te pasa lo mismo y quieres
Nos vamos pa'lante y llegamos hasta el final...
"Fino alla fine?" domandò Pablo a mezza voce, senza sovrastare la musica che, nel frattempo, proseguiva.
"Fino alla fine" confermò Anita in un sussurro, lasciando che i suoi occhi quasi neri combaciassero perfettamente con quelli di un delicato color nocciola del calciatore.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora