BAREFOOT

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L'ora è quasi giunta. Dovrei essere già pronta, ma non è così.

Sono spiaggiata sul divano della mia suite e sto guardando Abito da sposa cercasi mentre addento cetriolini sottaceto. Come sempre, sto perdendo tempo.

Il punto è che non ce la faccio. Non ci riesco!

Non posso incontrarlo. Non lo vedo da troppo tempo.

Sono ingrassata, sono invecchiata!

Lui ricorda una versione totalmente diversa di me... la vecchia me!

Giovane, affascinante, in splendida forma, con i capelli fluenti e le unghie curate.

No, non può succedere. Devo fuggire da questo Hotel, prima che sia troppo tardi.

Infilo in tutta fretta la mia roba nella borsa e faccio per uscire dalla stanza.

«Oh, eccoti qui. Dove stai andando? È quasi ora!»

Non riesco a crederci: è lui.

Resto pietrificata.

Non me lo ricordavo così alto.

«Come mai indossi ancora la tuta e le pantofole?»

Le pantofole? Oh, no!

«Perché non sei ancora pronta?»

Smettila di farmi domande e lasciami passare!

Lo spingo con tutta la forza che ho e mi precipito giù per le scale. Inciampo, cado, mi rialzo. Perdo una ciabatta, ma non mi fermo per recuperarla.

L'addetto alla reception mi chiede se sia tutto ok.

Nella hall mi stanno guardando tutti con stupore.

Non m'importa. Devo correre.

Corro sul marciapiedi, scansando i turisti e i parigini che passeggiano con calma.

Diamine, quant'è difficile trottare con una sola pantofola!

Lascio che quella superstite abbandoni il mio piede e continuo a volare verso una meta che non conosco.

D'improvviso la vedo in lontananza: è lei, la regina di Parigi, il simbolo della città... la mia amata Tour Eiffel. Voglio raggiungerla subito.

Mi affretto, avviandomi lungo la Senna.

Sognavo questo momento da anni, e invece sto rovinando tutto. A questo pensiero, il mio fiato ha una battuta d'arresto e avverto l'impellente necessità di rallentare.

Mi guardo indietro: nessuno mi sta seguendo.

Incedo con lentezza, quasi comincio a ciondolare.

Mi fermo un attimo a osservare l'incessante scorrere del fiume.

Sono qui! Sono a Parigi! Che meraviglia!

Scoppio a ridere e faccio delle giravolte.

Il Pont Alexandre III si trova a pochi metri da me. Sono esterrefatta. La sua immutabile ed eterna bellezza m'incanta.

Riprendo a correre finché non mi trovo al centro esatto del ponte dei miei sogni. Le sue sculture mi mettono i brividi, tanto sono perfette e mastodontiche.

Prendo il respiro più lungo della mia vita e allargo le braccia.

«Sapevo che ti avrei trovata qui.»

Lui mi sfiora una spalla, ma io non mi volto a guardarlo.

«Elle, che stai facendo? Non dimenticare perché sei qui!»

«Non chiamarmi così! Lasciami andare!»

«Non posso! Non sei in te!»

«Probabilmente è così, ma ho bisogno che tu molli la presa.»

«Ti prego, calmati! Guardami negli occhi!»

«Non posso!»

«Perché no?»

«Non voglio rovinare tutto!»

«Tutto cosa?»

«L'idea che abbiamo di noi!»

«In che senso?»

«Ryan! Mollami! Ti scongiuro!»

«No! Non succederà mai! Oggi è un giorno troppo importante per te, per noi! Non permetterò che tu ci rinunci per una strana idea che hai in testa! Piuttosto preferisco mollare io il progetto!»

Le sue parole mi riportano alla realtà.

«Che cosa? Non esiste! Ci hai lavorato praticamente per tutta la vita!»

«Anche tu! Perciò smettila di comportarti come se non te ne importasse nulla!»

«Mi importa, invece! Forse anche troppo!»

«E allora perché stai scappando e ti rifiuti di guardarmi? Siamo sul nostro ponte, cazzo! Non ci vediamo da anni! Aspettavamo questo momento da sempre! Che ti è preso? Questo tuo comportamento mi sta uccidendo. Non me lo merito!»

Ha ragione.

Mi volto con lentezza e poso i miei occhi sull'uomo che amo da sempre. Il mio cuore va in estasi.

Non oso immaginare quanto io possa risultare patetica in questo momento: una pazza, trasandata, a piedi nudi sul freddo asfalto della città più elegante del mondo. La nostra città.

D'improvviso realizzo ciò che stiamo vivendo.

«Amore mio!» gli sussurro.

Mi sorride. È sempre lui.

Siamo ancora noi. Siamo sempre noi.

Ci abbracciamo forte, per la prima volta in vita nostra.

«Mi sei mancato!» bisbiglio stringendolo più forte.

Prima d'ora, non avevo mai sfiorato la sua pelle o annusato il suo profumo. Quanti notte spese a immaginarli!

Non voglio separarmi mai più da lui!

Lui si stacca dolcemente da me. «Dobbiamo andare, adesso» mi sussurra accarezzandomi i capelli.

«Non voglio!»

«Lo sai che dobbiamo. Loro ci aspettano.»

Già. Loro.

Sua moglie e suo figlio.

Il nostro pubblico.

Io non ho nessuno ad aspettarmi.

«Non siamo obbligati a farlo.»

Incontriamoci nei sogni [COMPLETATA]Where stories live. Discover now