BUDDY

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La fase successiva a quella, fu il suo totale opposto.

Da regina delle feste, divenni un'eremita.

Vivevo chiusa in casa, priva di qualsivoglia entusiasmo.

Ero scomparsa dai social, ignoravo i messaggi, non sentivo più la mia famiglia.

La mia famiglia era più volte venuta a bussare alla mia porta, e io finsi di non essere in casa. Per risolvere la questione, scrissi a tutti un breve messaggio in cui riferivo di essere partita per l'estero e che volevo stare da sola per un po'. Per tranquillizzarli, avevo scattato una foto in cui sorridevo con una valigia in mano e gli occhiali da sole.

Facevo la spesa a tarda sera dal "bangladino" sotto casa.

L'unico pilastro della mia vita era rimasto la scultura. Era certezza, sfogo, espressione.

Presi a scolpire tutto ciò che non potevo avere, e in breve tempo mi ritrovai a vivere circondata da pallide sculture senz'anima come unica compagnia. Mi ero costruita un mondo illusorio, popolato da fantasmi di gesso.

Una notte durante la quale mi sentivo particolarmente disperata, stretta tra le mura del mio minuscolo appartamento, scolpii colui che mi mancava da sempre, ma di cui non riuscivo mai a parlare: Buddy.

Buddy era il mio cane, compagno di tutta l'infanzia.

L'avevo trovato dentro una scatola una notte di Natale, e ancora oggi posso dire che sia stato il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.

Eravamo inseparabili, vivevamo in simbiosi, tanto che i miei familiari mi chiamavano Mowgli.

I miei compagni di classe mi prendevano in giro, dicendomi che puzzavo di cane e mi deridevano per le mie magliette sempre piene di peli. Ma a me non importava: Buddy era l'essere a cui tenevo più al mondo.

Lo persi durante la notte più lunga di sempre.

Quella sera, avevamo partecipato a una cena tra amici. Io avevo trascorso tutta la serata a giocare con mia sorella e i figli dell'amico di mio padre. Avevamo mangiato bene, eravamo sereni. Quella pace svanì immediatamente quando arrivammo a casa.

Che qualcosa non andasse, era intuibile già dall'ingresso. La porta era aperta. Il papà ci intimò di stare indietro e afferrò un ombrello. La mamma strinse forte le nostre manine.

Anche se non sapevo ancora cosa fosse successo, avevo intuito che l'irreparabile stava per colpirmi.

Riuscendo a sfuggire dalla morsa della mamma, che prese a urlare, mi precipitai verso la cuccia di Buddy. Era vuota.

Mi feci strada tra vestiti e oggetti sparsi per terra, terrorizzata da un funesto presagio. Corsi nella mia cameretta, il suo posto preferito.

Il mio fratellino era lì, inerme, sulla sua copertina preferita, avvelenato dai mostri che avevano violato la nostra casa.

Quella fu la prima volta in cui persi i sensi.

Non parlai per mesi. Non riuscivo a dormire. Non volevo mettere piede nella mia cameretta. Non mi andava di mangiare.

Mi spedirono dalla psicologa, ma fu tutto inutile.

Oltre alla scena agghiacciante a cui avevo dovuto assistere, che mi ronzava sempre in testa, altra idee mi torturavano.

Se soltanto non fossi andata a quella stupida cena tra amici!

Se soltanto avessi portato Buddy con noi!

Ciò che più mi lacerava il cuore, era il fatto che quella sera mi ero divertita tanto, mentre il mio piccolo stava morendo.

In più, ero stata assalita da una nuova fobia: quella dei ladri in casa. Da una parte non volevo più uscire, terrorizzata che potesse accadere di nuovo. Dall'altra, non riuscivo a stare in casa, perché tutto mi ricordava quel trauma.

Non riuscivo ad allontanare i sensi di colpa, né a superare il lutto. Era tutto inaccettabile per me. Troppo insostenibile per una bambina di dieci anni.

Non so dire con certezza quanto ci impiegaii prima di arrivare a interiorizzare il tutto. Un giorno mi alzai e non ci pensai più.

Fu così che, quella notte, scolpii il mio Buddy. Tra lacrime ed emozioni, potei riabbracciarlo.

Attaccandomi alla bottiglia, sguazzavo in quel mondo scolpito da me stessa, e stavo bene così. Sentivo di avere un enorme potere, non rendendomi conto che stavo solo ingannando la mia mente.

Forse volevo essere salvata, o forse no.

Incontriamoci nei sogni [COMPLETATA]Where stories live. Discover now