Capitolo 10

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La mattina dopo, mi resi conto di aver dormito davvero troppo poco. Presa dallo studio, e tutto sommato soddisfatta che in tutto il palazzo non si udisse alcun rumore, mentre nel mio appartamento non riuscivo mai a concentrarmi come volevo, non mi ero accorta del tempo che passava. Quando avevo rialzato gli occhi dal manuale, e avevo scoperto con orrore che erano le quattro di mattina, mi ero affrettata a spogliarmi, spegnere le luci, infilarmi sotto le coperte e prendere sonno più o meno all'istante, senza più riflettere sugli eventi incomprensibili che mi erano capitati.

La mattina non fui svegliata dalla luce del sole, visto che gli scuri erano ben chiusi e le tende così spesse che non sarebbe passato nemmeno il più esile spiraglio di luce, né da rumori di alcun genere, ma piuttosto da un profumo delizioso.

Torta alle mele e cannella. Doveva essere così. Una torta di mele e cannella ancora a cuocere in un forno.

Mi tirai su dal letto con l'irragionevole convinzione che quella sarebbe stata una splendida giornata e indossai i vestiti del giorno prima. Solo allora mi accorsi che, se dovevo restare qui per qualche giorno, avrei dovuto chiedere ai miei angeli - o diavoli - custodi, vale a dire Max e Kurt, di passare per il mio appartamento e recuperare un po' di abiti dal mio guardaroba, oltre ai libri di studio.

Non sarebbe servito molto altro. Non mi truccavo, non stiravo i capelli e li tagliavo da sola con risultati di dubbio gusto. Il modo più eccitante che riuscivo a immaginare per trascorrere un pomeriggio memorabile era fare il milionesimo rewatch di Game of Thrones, per cui non avvertivo una particolare mancanza della trousse di ombretti fluo che mi aveva regalato Elena o di altri effetti personali.

Mi azzardai a spalancare le tende e aprire gli scuri; tirai un sospiro di sollievo quando ebbi la conferma che non mi trovavo in un mondo di non-morti ma nella vita reale, visto che fuori c'era un sole meraviglioso. Richiusi tutto, sperando di non aver danneggiato in maniera permanente un vampiro appostato nell'ombra, e schiusi la porta.

Non è che mi sentissi del tutto a mio agio. Era vero che Kurt e Max mi avevano trattato bene, ma se quella era una residenza principesca di vampiri, avrei potuto incrociare nel corridoio un altro succhiasangue non tanto benevolo e per colmo di sfortuna parecchio affamato.

Non accadde, grazie al cielo. Il corridoio era deserto, a parte la collezione di conti e duchi raffigurati nei ritratti alle pareti, che mi guardavano storto da dentro le cornici.

Quel posto, nonostante fosse arredato all'antica, era tenuto in maniera perfetta. Non c'era neanche un granello di polvere, eppure la servitù era così discreta che non intravidi né un grembiulino, né una cuffietta e nemmeno un capello fuori posto. Senza alcun dubbio, i camerieri ideali in una casa di vampiri dovevano essere dei fantasmi.

Mi feci coraggio e m'incamminai. Di certo non ero in grado di orientarmi, visto che la sera prima ero troppo stordita per seguire il percorso di Max mentre mi portava nella mia stanza, ma lasciai che la mia guida fosse l'olfatto e seguii la scia del profumo di torta.

E feci bene, visto che mi ritrovai sulla cima delle scale che portavano al piano terra.

Vidi dabbasso una ragazza che attraversava il salone d'ingresso. Doveva essere una cameriera, dal momento che sembrava in tutto e per tutto una domestica spuntata fuori da un film d'altri tempi. Indossava una cuffietta immacolata, un grembiule e un abito nero con le maniche a sbuffo; tra le mani, reggeva quella che non avrei saputo definire in altro modo se non una zuppiera d'argento, enorme e che doveva costare uno sproposito.

Come tutto, in quella casa.

«Buongiorno, signorina» disse la giovane, quando mi vide in cima alle scale, con gentilezza ma in un tono formale che mi fece ipotizzare che mi avesse scambiato per una vampira centenaria. «Mi segua, prego.»

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora