Capitolo 27

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Il mio professore era stato bravo, a recuperare il controllo così in fretta, ma il dubbio mi rimase: perché era stato così sorpreso, quasi spaventato, nel vedere Max al mio fianco?

La lezione cominciò, eppure per una volta non avevo a cuore quello che spiegava il professore, ma la moltitudine di pensieri che mi si annodavano nella testa. Sapevo che Max aveva parlato con De Lauris, me l'aveva detto lui. Sapevo, anche se mi pareva una fesseria colossale, che proprio il docente che pareva il modello di uno spot sulla vita sana, tutto esercizio fisico e pasti equilibrati, era il capo di una setta esoterica. Quello che non sapevo era perché avesse manifestato una reazione così scomposta nel trovarsi davanti il mio mezzo vampiro preferito.

Mi girai di soppiatto verso Max e lo esaminai con lo sguardo. La sua espressione era composta come sempre, ma il sorriso sembrava più soddisfatto del solito, quasi euforico. E la sua aura era una nuvola limpida e pulita come non l'avevo mai vista.

Da quel fronte, quindi, tutto a posto. Molto meno dalla parte di Kurt, visto che la sua aura giallo-oro sembrava particolarmente inquieta, né da quella del licantropo, che per quanto sofferente pareva ancora pronto a gettarsi sul suo avversario per sbranarlo.

La mia inquietudine prese a salire, avvitandosi intorno a una sequela di preoccupazioni. Dovevo trovare il modo di stemperare la tensione tra la masnada di creature soprannaturali che mi circondava.

La lezione terminò e mi resi conto che non avevo ascoltato una sola parola. Lanciai un'occhiata colpevole al mio professore, convinta che mi avrebbe rimproverata per la mia disattenzione, ma a sorpresa scoprii che stava fissando Max. Mi domandai ancora una volta che cosa ci fosse, tra di loro. L'ennesimo mistero della mia vita che, negli ultimi giorni, si era fatta sempre più complicata.

Decisi di dare un taglio a tutti quei pensieri senza costrutto. Attesi che De Lauris e gli studenti fossero usciti dall'aula, intimando con un solo sguardo a Elena e Max di non azzardare a muoversi, poi, quando rimanemmo soli, mi alzai e mi appoggiai al banco con le braccia incrociate. «Dobbiamo parlare» stabilii, guardando uno per uno la piccola folla di umani, vampiri in varie gradazioni e licantropi che avevo davanti.

***

Non credevo che attraversare la città per raggiungere la mia casa con al seguito due vampiri, un licantropo e un'umana sarebbe stato semplice, e in effetti non lo fu per niente. Max e Kurt, oltre a stare appiccicati ai sottoportici per evitare il sole, guardavano il licantropo con evidente ostilità; quest'ultimo, pur zoppicando in maniera vistosa e tenendosi un fianco per il dolore, rispondeva con le occhiate più feroci che doveva avere nel proprio repertorio. Elena chiacchierava a ruota libera, cercando di stemperare la tensione, proprio quando io non desideravo altro che silenzio per raccogliere le idee.

Ma mi ero messa in testa di trovare una soluzione a quel guazzabuglio, per cui ormai dovevo andare fino in fondo.

Arrivammo al portone di casa mia e provai un istante di sollievo; non ci tornavo da appena una settimana, eppure la routine con cui facevo la spesa, entravo nel mio appartamento e mi mettevo a studiare mentre sbocconcellavo qualche galletta di riso mi mancava tantissimo.

Il sollievo svanì subito dopo, appena aprii il portone e, per le scale, incrociai la signora Virdis. L'occhiata scandalizzata con cui mi squadrò, scrutando Elena, che oggi aveva i capelli tinti di viola, il licantropo che pareva un lottatore di scommesse illegali, Kurt che sembrava un pilota dell'aviazione tedesca del Terzo Reich e Max un poeta dark, mi fece intendere alla perfezione che era convinta che frequentassi cattive compagnie e presto avrei imboccato la strada del non ritorno. Quasi scoppiai in una risata isterica, quando mi resi conto che nemmeno lei sapeva quanto avesse ragione.

Mi districai dai convenevoli rivolgendole il sorriso più educato che mi riuscì, poi feci gli ultimi gradini di corsa, mi fiondai alla porta del mio appartamento e la spalancai morendo dalla voglia di controllare in che condizioni fosse Natalina, la pianta grassa che mi aveva regalato Elena, appunto, a Natale, nonché l'unica creatura vivente della mia casa che mi tenesse compagnia mentre studiavo.

Il ragazzo con l'aura d'argentoWhere stories live. Discover now