Capitolo 22

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Che divertimento. Non avevo mai visto Elena arrossire così tanto. «Abbassa la voce!» mi rimproverò. «Lui dice che è così. Dice che... ehm... il mio profumo gli fa fremere le narici e provare il desiderio di annusarmi da capo a piedi.»

«Ma com'è potuto accadere?» mi lasciai sfuggire. «Appartenete a due razze diverse. Non capisco proprio come sia possibile che lui sia così attratto da te.»

Il sorriso che mi rivolse Elena, talmente radioso da illuminarle l'intero volto, mi insospettì. «Un momento!» sbottai. «Anche tu...?»

La mia amica si fece seria tutto d'un tratto. «Nessuno mi ha mai guardata così, Livia» sentenziò.

Avevo ragione, dunque. Torsi il collo che assicurarmi che in giro non ci fosse nessuno, a parte il vampiro che mi stava sempre attaccato alle costole e pareva sul punto di scoppiare in una risata irrefrenabile, e rivolsi a Elena un'occhiata severa. «Sta ancora sanguinando sul mio divano?»

Lei scosse la testa. «Certo che no!» protestò. «Damian ha delle ottime capacità di guarigione. Sta già molto meglio. Gli ho fatto dei pancake, per aiutarlo a riprendersi.»

Su questo, non c'erano dubbi: i pancake avrebbero resuscitato anche un morto.

In ogni caso, non riuscii a trattenere una smorfia. Il mio appartamento era il mio angolo di mondo; già sopportavo a fatica l'idea che i miei libri si sgualcissero, figurarsi che si sporcassero di sangue di lupo. «Abbi cura della mia casa» le ordinai. «Se rovinate i miei libri vi uccido» aggiunsi, «umani o licantropi che siate.»

Lei ridacchiò e mi fece un cenno militaresco di assenso. «Agli ordini, capitano!» esclamò.

«Lui chi è?» chiese poi indicando Kurt, che scrollava la testa come se non si capacitasse di avere a che fare con due ragazzine pettegole che, tra le altre cose, stavano chiacchierando con naturalezza proprio di licantropi, i peggiori nemici al mondo per quelli come lui.

«La mia guardia del corpo» replicai, cercando di evitare ulteriori domande sull'argomento. Eravamo su schieramenti opposti, per il fatto che io stavo con i vampiri e lei con un licantropo? Meglio non chiederselo.

La abbracciai e le diedi un colpetto sulla testa. «Tienimi aggiornata, d'accordo?» dissi. «E non distruggermi la casa.»

Lei annuì e mi salutò, per cui me ne tornai via con Kurt. «Siete tutte così, voi ragazze?» domandò lui appena fummo fuori, a camminare nel cielo bigio della primavera che stentava a partire.

«Così come?»

«Pronte a perdere la testa per il primo licantropo o vampiro che incrocia la vostra strada.»

A quelle parole, quasi mi andò la saliva di traverso. «Io non ho perso la testa per un...» cominciai. Mi zittii, quando mi resi conto che stavo per urlare la parola vampiro davanti a un plotone di studenti fermi all'ingresso. «Non ho perso la testa per un vampiro» bisbigliai allora, riducendo il tono di voce ma consapevole che, per l'agitazione, rischiavo che mi sentissero tutti.

«Davvero?» mi stuzzicò lui, sfoderando un sorriso che era un'infilata di teutonici denti candidi e perfetti.

«Lui è... gentile e... gentile» mi impappinai, guardandomi la punta delle sneakers. «E tremendamente bello!» mi scappò. Vidi Kurt sgranare gli occhi per la sorpresa e mi affrettai ad aggiungere: «Voglio dire la sua aura! La sua aura è magnifica. Color argento, brillante e luminosa. Ma lui è insopportabile! Insomma, vuole averla sempre vinta. E poi è incostante, e intrattabile, e insomma... Non lo sopporto» conclusi.

Accidenti a me. Ero consapevole che mi stavo comportando come una bambina viziata, e l'occhiata piena di compatimento che mi rivolse Kurt mi fece sprofondare l'umore fin sotto le suole delle scarpe. «Andiamo a casa» stabilii allora, prendendolo per un braccio e tirandomelo dietro.

Il ragazzo con l'aura d'argentoWhere stories live. Discover now