Capitolo 28

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Per un po', ognuno rimase in silenzio. Il licantropo era ancora seduto sul divano; aveva abbracciato Elena e la stringeva a sé come se temesse che qualcuno dei presenti potesse farle del male, e si teneva una mano sul fianco, sul segno ancora tangibile dell'attacco di Kurt quando aveva cercato di aprirlo in due con gli artigli. A vederlo in viso, non sembrava il ritratto della disponibilità e della conciliazione.

Fu Max a venirmi in soccorso, in maniera del tutto insperata. «Tengo molto a Livia» disse, circondandomi la vita con un braccio e scoccandomi in tutto il corpo una scintilla di eccitazione che mi sconcertò. «Mi sono spaventato, quando ho temuto che fosse in pericolo. Non sono stato in grado di ragionare e ho lasciato che il mio compagno di stirpe ti aggredisse. Mi scuso, per questo comportamento.»

Erano le parole più assurde che avessi mai sentito pronunciare da un vampiro. Mi girai verso Max, consapevole di avere la bocca aperta per la sorpresa, ma lui mi quietò con uno sguardo tranquillo e un mezzo sorriso. Provai l'istinto di rannicchiarmi nel suo abbraccio e lasciare che la sua aura meravigliosa mi circondasse e mi trascinasse in un altro mondo, fatto di principi azzurri che proteggevano fanciulle indifese. Ci sarei stata bene, in un mondo del genere; più che bene.

Il licantropo parve colpito da una dichiarazione così sincera. Si raddrizzò un poco sul divano, lasciandosi sfuggire un guaito quando mise in tensione la ferita, poi rivolse un'occhiata incerta verso Kurt. «Non so come tu abbia fatto a riprenderti così in fretta, visto che per me è ancora un inferno» mugugnò. «Comunque, non ho intenzione di provocare altri guai. Ho trovato quello che cercavo. Ora, sono in pace.»

Erano poche parole, ma schiette. Da un licantropo non mi sarei aspettata nulla di più.

Rimaneva solo Kurt, il più ostinato di tutti, che per un bel pezzo non disse nulla. Si tirò su sulla sedia, si scompigliò i riccioli con un gesto impacciato, tentò di sospirare e ci rinunciò. «Pensavo che volessi fare del male a Livia» dichiarò alla fine, in un tono così preoccupato che rimasi senza parole. «Non te l'avrei mai perdonato, se fosse successo davvero, ma per fortuna non è andata così.»

Kurt si zittì, e io guardai tutti per capire a che punto eravamo. Il licantropo stava stringendo Elena come se volesse fondersi con il suo corpo, rivolgendole uno sguardo così intenerito che mi parve di scorgervi dentro il brillio delle lucine di Natale; Max, sorprendendomi non poco, mi carezzava la schiena con gesti lenti e regolari, che magari nelle sue intenzioni dovevano calmarmi mentre in realtà mi mandavano in fibrillazione; Kurt guardava il soffitto, forse sognando un boccale di sangue oppure augurandosi di trovare sollievo il più presto possibile tra le braccia della sua Giulietta, ma in ogni caso sembrandomi molto più sereno di quando era cominciato il giro di confessioni.

D'un tratto, mi sentii di umore più leggero.

«Torta?» domandai, aprendo l'armadietto d'angolo e mostrando a tutti la confezione di dolci istantanei.

Non me l'aspettavo, ma ottenni in risposta un coro di grida entusiaste, perfino da parte di Kurt, che doveva sentirsi soddisfatto anche solo all'idea di poter annusare l'aroma di zucchero e burro.

***

Finì che la serata, che era cominciata all'insegna di ringhi e snudare di zanne, fu un vero successo. Non l'avrei mai detto, ma Max e il licantropo si lanciarono in un fitto dibattito sulla discriminazione degli individui all'interno della stessa razza e il modo migliore per instaurare un rapporto di collaborazione reciproco tra stirpi differenti, mentre io, Elena e Kurt mettemmo su musica pop anni ottanta e iniziammo a cantare canzoni a squarciagola, come Thriller di Michael Jackson, quanto mai azzeccato, o The wild boys dei Duran Duran. Dopo un pasto da più o meno mille portate che diede fondo a tutte le mie scorte, diversi giri di bibite e perfino uno di birra, che neanche ricordavo di avere in dispensa, ci separammo da Elena e dal licantropo come se fossimo migliori amici da una vita.

Il ragazzo con l'aura d'argentoWhere stories live. Discover now