Capitolo 16

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Il resto della serata trascorse in una maniera abbastanza tediosa. Max si era rifiutato di spiegarmi altro del suo piano e, dopo aver finito i pancake e riacquistato un po' di colore per il pasto, mi aveva spinto via, con delicatezza ma in modo fermo, invitandomi ad andare a studiare in biblioteca mentre lui controllava che Kurt stesse guarendo.

La biblioteca di quel palazzo, dovevo ammetterlo, era il luogo più delizioso in cui potessi immaginare di trascorrere del tempo quand'ero costretta a rimanere chiusa in casa. Nonostante fosse coperta da pesanti tendaggi, la stanza era illuminata da un enorme lampadario, che diffondeva in ogni angolo una luce calda e rilassante.

E, cosa meravigliosa, era ricoperta di libri dal pavimento al soffitto.

Appena entrai, non andai tanto per il sottile: mi precipitai agli scaffali e cominciai a scartabellare tra un tomo e l'altro per vedere cosa c'era. All'apparenza, erano raccolti lì tutti i volumi possibili sulla storia dei vampiri, dai libri, sospettai originali, di Bram Stoker, per arrivare agli urban fantasy che andavano di moda negli ultimi anni e affollavano le librerie del centro. Fui ancora più sorpresa, tuttavia, quando scoprii dei bellissimi volumi di entomologia, con fotografie a colori, e sull'arte degli impressionisti, ancora più piacevoli e ricchi di nuance.

A quanto sembrava Max, se davvero quei libri erano suoi, era appassionato di tutto ciò che era bello e colorato, cosa che contrastava in maniera incomprensibile con la tonalità argento dell'aura che lo contraddistingueva.

Stavo studiando un libro sul fuoco, composto da meravigliose fotografie che sembravano quasi aver catturato il calore delle fiamme che riproducevano, quando intravidi un movimento all'ingresso della porta e cacciai un urlo di terrore.

Il mio nervosismo contagiò il nuovo venuto, che strillò a propria volta e fece cadere quello che teneva in braccio.

Una pila enorme di volumi.

Scattai in piedi, appena riconobbi il mio adorato manuale di Fondamenti.

«Questi sono i miei libri!» gridai, precipitandomi accanto alla ragazza per aiutarla a raccoglierli.

Perché di questo si trattava, la persona che mi aveva colto di sorpresa: una ragazza. La cameriera che la mattina mi aveva rifornito di pancake facendo di soppiatto l'occhiolino a Kurt.

«Mi dispiace» si scusò la giovane, tirando su una manciata di libri e appoggiandoli con discrezione sul tavolo al centro della sala. «Ho preso spavento e ho fatto cadere tutto. Spero che non si siano rovinati.»

«Non ti preoccupare. L'importante è che non si siano strappate delle pagine» mi affrettai a rispondere, guardandola da sotto in su. «Come hai fatto a recuperarli?»

La ragazza mi sorrise con dolcezza. «Max mi ha chiesto di andare in università e chiedere se erano stati trovati dei libri nel corridoio. Erano proprio all'ingresso. Ho detto che erano miei e li avevo fatti cadere durante il tafferuglio che c'era stato in sede. Per fortuna, l'addetto del dipartimento mi ha creduto e non ha fatto storie.»

Sorrisi anch'io, di riflesso. Quella fanciulla mi piaceva davvero. Di una bellezza classica e bionda, sembrava un'anima candida senza pensieri che sapeva vivere nel momento con molta più naturalezza di me, che mi rovinavo la vita con continui ragionamenti. Non mi stupiva che il portinaio si fosse lasciato raggirare, incantato dal suo sguardo franco.

«Io sono Giulietta» si presentò la ragazza, tendendomi la mano e scoccandomi un sorriso adorabile.

Quante probabilità c'erano, nella mia vita, che conoscessi una fanciulla di nome Giulietta al servizio di una coppia di vampiri? Una su qualche milione, riflettei, ma non volli perdermi in ulteriori elucubrazioni. «Livia» replicai afferrandole la mano e stringendola con energia.

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora