Capitolo 45

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L'idea di avere per potenziale suocera una vampira non mi solleticava più di tanto. Sia perché continuavano a saltellarmi nella testa decine di battute di dubbio gusto (mia suocera è un mostro! Vuole cavarmi il sangue! Vuole solo il sangue, da me!), sia perché, fino a quel momento, Max non me ne aveva parlato.

E avevo imparato che, dietro i suoi silenzi o mezze verità, si nascondeva un dolore immenso.

Era per quel motivo che mi aggiravo per i corridoi del palazzo stando dietro a Max e sentendomi sempre più in ansia a ogni passo.

Lui avvertì la mia tensione e mi prese per mano, con il rischio di farmi venire un colpo apoplettico per la scossa di energia che ne seguì.

«Non devi temere. Ci sono io, a proteggerti» dichiarò.

Non erano propriamente delle parole rassicuranti. Voglio dire, ci stava che, come qualsiasi novella fidanzata, una ragazza dovesse sentirsi un tantino a disagio all'idea di conoscere la futura suocera, ma qui la situazione era un poco diversa.

E un poco più pericolosa, a dirla tutta.

Arrivammo in fondo a un corridoio che si affacciava su una porta dall'aspetto piuttosto ordinario, a differenza del resto della casa. Strano, visto che in quel palazzo tutto era perlomeno magnificamente lussuoso.

Max non disse nulla e aprì la porta.

Morivo dalla curiosità, ma spingendomi di lato per vedere cosa mi attendesse non scoprii altro che una lunga serie di gradini che parevano scendere nelle viscere della Terra.

Max imboccò la scalinata e io lo seguii. Arrivammo alla fine dei gradini e ci ritrovammo in una piccola anticamera spoglia, che dava su un'altra porta bloccata da un grosso chiavistello.

Il mezzo vampiro si fermò davanti alla soglia, si girò verso di me e mi afferrò entrambe le spalle con le mani, stringendomi in una morsa così determinata da risultare quasi dolorosa. «Devi prepararti a quello che vedrai» disse, con un'espressione tesa che mi sconcertò.

«Che cosa dovrei vedere?»

Max prese fiato, come se perfino uno come lui dovesse raggranellare un po' di coraggio per dirmi la verità. «Mia madre non è morta nel rogo della nostra casa, ma è rimasta sfigurata dal fuoco. Il suo viso è... non è facile guardarla.»

«Oh.» Non avevo molto da dire.

Prima che riuscissi a trovare qualche parola adatta alla situazione, Max tirò fuori da una tasca una chiave di foggia antica e aprì il lucchetto del chiavistello.

Devo dire che l'idea di entrare in quella stanza non mi allettava in alcun modo. Ma, insomma, supponevo che ogni ragazza che stava per conoscere la famiglia del proprio fidanzato provasse un minimo di tensione, per cui mi sforzai di fingere che le circostanze fossero del tutto naturali, e io non fossi una pseudo-telepate in grado di vedere le aure che stava per incontrare la madre vampira di uno splendido e fragile mezzo vampiro immortale, ma una semplice fanciulla che incontrava per la prima volta la futura suocera.

Così afferrai la mano di Max con tanta foga da rischiare di spezzargli le dita, impugnai la maniglia della porta e la aprii.

Marciai per tre passi dentro la stanza, prima di accorgermi di quello che stavo facendo e darmi un'occhiata intorno. L'ambiente era molto più spoglio degli altri luoghi del palazzo, e i toni erano piuttosto cupi, con mobili di ciliegio e sedie ricoperte di un velluto così tetro da sembrare quasi funereo.

Trasalii, quando individuai una persona che sedeva rigida su un divanetto d'angolo. Era vestita con un abito che doveva avere perlomeno un secolo, di seta e ricoperto di pizzi così fuori moda che mi stupii che non fossero ricoperti da uno strato di polvere alto due dita.

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora