"Troppo diretto"

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TAEHYUNG

Stiamo camminando sulla sponda del fiume, dove eravamo soliti andare. Forse, in questo periodo dell'anno non è l'idea piú intelligente mai realizzata. Almeno ci siamo divertiti un pò e Min si è tolto di torno. Come Jin. Sono rimasti quelli giusti. Sopratutto è rimasto lui. Non mi ha ancora parlato. Non capisco se gli sto talmente su cazzo dal non meritarmi una parola. O si spaventa. È carino, molto. È sempre stato cosí bello, sono io che non lo meritavo. Voglio parlargli, quanto meno. Come con una persona normale.

Mio fratello ormai ciancica mezzo andato con Hoseok. Come se l'amicizia non sia mai stata interrotta. Non avrei mai creduto che il gruppo avrebbe cozzato cosí bene, anche dopo un anno. Eppure. Se escludiamo i due stronzi, che sono sempre piú stronzi, il resto è normale. Liu invece mi ha fatto un pò di tristezza, cosí mogio, triste. Si vede che la vita gli ha fatto una bella sorpresa. Adesso sta parlando con Jimin. Devo trovare un modo per parlare col nanetto.

"È un problema se te lo rubo un attimo?" Mi infilo fra Liu e Jimin. Il primo alza la testa, mi guarda un pò confuso. Non riesco a cogliere l'espressione di Jimin, perchè guarda verso il fiume.

"Per te è un problema?" Liu chiede a Jimin. Mica sono tutta questa minaccia. Lo squadro male.

"No, vai pure. Continuamo dopo." Lo liquida Jimin. Liu mi guarda, fa spallucce e se ne va con gli altri.

"Mica ti mangio." Sbuffo, guardando Liu allontanarsi.

"Losco. Sei losco. Ecco, Taehyung." Mi dice, guardandomi. Finalmente. Quegli occhietti vispi mi stanno osservando. Insinuano proprio quello che dice.

"Perchè? Volevo solo parlarti." E sono sincero. Lui ridacchia e incrocia le braccia al petto. Un chiaro segnale di distanziamento.

"Cosa vorresti dirmi?" Chiede, guardando il fiume. Beh, c'è comunicazione, quanto meno. Riprendiamo a camminare. Lui ciondola e cammina. Ha il capelli lunghi, neri, rasati ai lati. Quel piccolo neo sulla guancia è sempre lì. Simpatico. Lo guardavo ogni volta che riuscivo a baciargli la guancia.

"Volevo chiederti scusa, forse è un pò tardi, ma non mi sono mai scusato come si doveva." Rallenta il passo, si volta, arriccia il naso. È bellissimo. Adesso posso dirlo con piacere, con libertà. Lui è sempre bellissimo, lo è sempre stato.

"Io ero il problema. Io avrei dovuto prendermi ogni responsabilità. Tutta. Ero un deficente. Mi scuso, ti ho fatto del male." Confuso si ferma, definitivamente e mi guarda, lascia andare le braccia lungo i fianchi.

"Stiamo parlando di un anno fa." Guarda gli altri, che ormai stanno andando per i fatti loro, tutti concitati in una discussione.

"Non ha importanza, scusa per tutto quello che ho fatto, e ho detto. Ero cosí confuso, non è una giustificazione, nè tu avresti dovuto farmi da cavia. Ma ero strano, ok?" Torna in assetto da guerra, cipiglio, e braccia incrociate. Vedo che anche lui non sa bene come prendermi. Io so cosa farei bene, lo accarezzerei, me lo porterei al petto e questa volta forse riuscirei a godere pure del contatto. Non ho fatto tutte quelle sedute dal terapista per niente. Sono un altro uomo adesso. Rivederlo, in quel supermercato, ha fatto scattare qualcosa in me.

"Diciamo che non era proprio tutta colpa tua." Mi sorprende con questo.

"Non è vero." Alza le braccia e scuote la testa.

"Facciamo cosí. Colpa tua per l'ottanta percento e io il venti." Perchè si vuole prendere parte della colpa? Quello bastardo sono stato io. Io lo scacciavo per una carezza, io lo allontanavo come la peste, quando sentivo troppe cose dentro. Io l'ho fatto allontanare.

"Perchè? Sono io il coglione della storia." Ottengo almeno una risata. Leggera, velocissima, positiva. Mi alleggerisce.

"Concordo. Ma anche io potevo fare meglio." Sbuffo. Lui ha fatto tutto ciò che era possibile, quello che detestava se stesso ero io. Mi ricordo quando mi accarezzava e io mi ritiravo come un ratto con la rabbia. Quando si faceva troppo vicino, mi baciava, e mi incazzavo. Cosí. Perchè avevo paura. Eppure, a volte, quando il mio cervello si dimenticava di fare schifo, riuscivo a baciarlo. Stargli vicino e forse dargli la mano era la vittoria piú grande.

Ten days [Vmin]Where stories live. Discover now