10- invito galante

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Daniel
Quando apro la porta con il mio fare sicuro e deciso, un odore nauseabondo mi assale le narici.
Non sono abituato a sentire l'odore del cibo umano.

- stiamo per chiudere- la voce del ragazzino si fa sentire da dietro al bancone, perciò mi avvicino lentamente, come un predatore fa con la sua preda.

I suoi occhi marroni incontrano i miei, di un colore più scuro, come le tenebre. Stupore è quello che leggo dal suo sguardo stanco.
Esatto, ragazzino, non sembro il tipo che entra in un posto come questo. E non lo sono.

Senza indugiare, attivo l'ipnosi.
Ora, tutto ciò che vede quel ragazzino sono i miei occhi rossi, tutto il resto è tenebra. Infatti, mentre prima era intento a pulire il bicchiere in mano, ora ha smesso di muoversi continuando a fissarmi.
Il tempo per lui sembra essersi fermato.

- stasera devi uscire con quella ragazza, giusto?- annuisce senza proferire parola, che è ciò che obbliga a fare il mio potere.
- bene. Sei un po' stanco, non è così?- annuisce di nuovo.
- beh, non credo sia una buona idea uscire. Per questo, il mio unico ordine è di coricarti appena chiudi il tuo locale. Inoltre, stasera non devi assolutamente scambiare parola con quella ragazza, intesi?- fa un cenno di assenso in silenzio.

Il mio ghigno si accende spontaneamente, mentre osservo quel ragazzino. Devo dire che non provo alcun dispiacere nell'aver rovinato la serata.
Un leggero schiocco di dita, e tutto torna come prima.

- beh, allora tornerò domani- ed esco dal locale, come se non fossi mai entrato.

Elizabeth
Quando scendo le scale e mi ritrovo all'interno della tavola calda, il ragazzo dietro al bancone non mi degna di uno sguardo.
- hey, dobbiamo uscire, non ti sei preparato...- mi avvicino lentamente, fino a stargli davanti.

Nessuna risposta...
- perché?- chiedo spiegazioni, con un po' di delusione. Non mi guarda, sembra addirittura che non si sia accorto della mia presenza.
Che stronzo!

- uscirò da sola allora!- gli urlo dirigendomi fuori.
Mi chiudo la porta alle spalle, e come una scema inizio a parlare da sola.

- che stronzo! Mi ha chiesto lui di uscire e ora fa così! Ah, ma se me lo richiede vedrà come rifiuterò!- cammino non so per quale meta, finché non mi ritrovo davanti al porto.

Mi siedo su un muretto, con le gambe che penzolano nel nulla, e con il mare al di sotto che culla il mio nervosismo.
- stupida Elizabeth. Stupida, stupida! E ho fame!- no, non posso pentirmi veramente di essere scappata di casa! Non piangere, non piangere...

D'un tratto, il suono di alcuni passi si fa più vicino.
- una ragazzina come te non dovrebbe uscire da sola, di notte- la voce maschile dietro di me è roca, così... attraente, mi distrae completamente dai pensieri.

Mi volto, e nelle tenebre intravedo un uomo vestito interamente di nero. Pantaloni eleganti, camicia nera, scarpe lucide nere... le mani nelle tasche, e il suo sguardo su di me. Nel buio c'è un certo luccichio dei suoi occhi.

- allora?- dalla sua voce giurerei che sta ghignando, consapevole della sua bellezza e della mia stupidità nel fissarlo.

- "ragazzina" a tua sorella- rispondo a tono al suo ghigno. Sento una breve risatina, dopodiché riprende a parlare.

Parla ancora, mi piace la tua voce.

- posso offrirti una cena, ragazzina?
- no.
- no?
- no. Hai appena detto che non devo stare in giro di notte. E poi, chi mi dice che tu non sia un assassino? O uno stupratore? O uno che tortura la gente? O...
- va bene, va bene... presumo tu non abbia fame allora. Ma permettimi di riportarti a casa, non posso lasciare una bella fanciulla da sola.

- no, vattene- al mio ordine, invece di allontanarsi, osservo le sue lunghe gambe che si avvicinano con fare deciso.

Ecco lo sapevo, ora mi uccide. Mi butterà in acqua appena morta come minimo...

Non oso guardarlo negli occhi, anche perché non vedo bene il suo volto, perciò abbasso lo sguardo.
Si abbassa su di me con un ginocchio.
Posso sentire il suo profumo di marca buona.
È così sexy, Dio mio. Eppure non l'ho neanche visto bene in faccia!

- fidati, se avessi voluto ucciderti l'avrei già fatto- questa frase dovrebbe suonare come una minaccia, o come una vetrina del suo pericoloso potenziale... ma a quelle parole non ho provato nulla di tutto ciò.

Mi tende una mano.
Guardo quel luccichio, e poi di nuovo la mano tesa in aria col palmo all'insù. Aspetta senza fretta una mia risposta.

- posso riproporre l'invito a cena- ripete speranzoso.
Alla fine, contro ogni aspettativa, mi decido a dargli la mia mano. Con questo gesto sto tradendo palesemente la mia prima regola: "mai fidarsi".

Porta il dorso alle labbra, baciandolo dolcemente con i suoi occhi sui miei. Al contatto divento inspiegabilmente un fuoco, con il cuore che pompa più velocemente del solito.

Perché mi intriga così tanto questo tizio?

Mi aiuta ad alzarmi tenendomi sempre per mano, e mi rendo conto di arrivargli a malapena alla spalla.
Ha un fisico possente, muscoloso, che incuterebbe timore a chiunque.

- sono Daniel, ragazzina- ripete ancora quella parola con un mezzo sorriso.
- Elizabeth. Dove andiamo?- gli chiedo con lo stomaco che mi brontola. Sono quasi due giorni che non mangio nulla.
- lo scoprirai presto, piccola El.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora